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Mario Merz a Palermo

My home’s wind è il titolo della mostra dedicata a Mario Merz, visitabile ai Cantieri della Zisa di Palermo dall’1 giugno al 24 settembre 2023.

di Sergej - mercoledì 21 giugno 2023 - 784 letture

Nel 2007 l’attore e regista Sean Penn realizzò un film tutto dentro la cultura nordamericana, "Into the wild". Era basato sul libro di Jon Krakauer Nelle terre estreme. La storia di un ragazzo che sceglie la libertà, l’autenticità di una vita "on the road" e che progressivamente abbandona la "civiltà" per vivere nel più selvaggio dei selvaggi estremi. Trova un camper abbandonato e ne fa il suo rifugio. Scrive il suo diario. Le musiche che accompagnano questo film, rivisto a vent’anni di distanza, risultano adatte e tutto sommato molto belle [1].

Ripensavo a questo film nel vedere finalmente dal vivo gli "igloo" di Mario Merz. Per strane associazioni o contrasti d’idee, a volte la mente fa di questi scherzi. L’idea di guscio e di utilizzo di materiali naturali, provenienti da quell’alterità radicale che abbiamo voluto sia "la natura" - concetto complicato e difficoltoso a utilizzarsi -. Non ho mai pensato che la ricerca artistica di Maio Merz potesse essere confinata nella definizione originaria, ideata dal critico d’arte Germano Celant di "arte povera" che rimandava al teatro di Grotowski e ad un "clima" particolare in quegli anni tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del Novecento. Mentre il teatro italiano passa dalla preminenza delle compagnie teatrali alla preminenza del regista, l’arte dal mondo delle gallerie transita nelle mani del critico d’arte che diventa il tramite tra pubblico (di acquirenti, ma anche delle riviste) e produttore artista. Ci sono tante cose in quegli anni che si sovrappongono: il rifiuto del consumismo che passa attraverso Pasolini e dei contestatori di varia formazione provenienza e poi epilogo; il rifiuto della pop-art nordamericana. Anche, l’idea di guerriglia, la possibilità che non solo "un altro mondo è possibile" (come si dirà decenni dopo), che sia possibile resistere - l’idea di "resistenza culturale e politica" era stata utilizzata appena un decennio prima nel Nord italico, e riemergeva carsicamente in Vietnam: si pensi all’incontro tra Pompeo Colajanni e Ho Chi Min [2]. Sotto il cappello di "arte povera" vengono ancora collocati un insieme di giovani artisti che in quegli anni seguono idee d’arte diverse, ma puntate su un fronte concettuale e sul tentativo di ritrovare forme archetipiche, ancestrali, comunque non consumistiche.

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La mostra su Mario Merz ai Cantieri culturali della Zisa, a Palermo, vale la pena davvero di essere visitata. Poche ma sostanziali opere. All’interno di un grande capannone industriale che crediamo sia una "location" (come si dice oggi) perfetta: un guscio industrialista oggi che conosciamo la de-industrializzazione e cominciamo a trattare come archeologia i manufatti lasciati dall’illusione per lo sviluppo di qualche decennio fa. In questo guscio che rimanda a quell’illusione, i segni e i gesti di arte e pensiero di Mario Merz, che permangono nella loro consistenza, nel loro nòcciolo duro. Il guizzo tra l’ironico e l’arguto delle serie di Fibonacci, la ricerca dei segni primigeni - la sezione aurea, i numeri primi... -, i materiali archetipici.

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Dopo il conflitto euro-africo-asiatico conclusosi con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, anche l’arte si chiede "che fare" (è una delle immagini che ritroviamo anche in questa mostra). Il pensiero artistico di Merz prova a dare alcune suggestioni - no risposte, perché queste pertengono a campi diversi dall’arte. Ma si pensi a quanto accadeva nel campo della musica, a Francesco Pennisi ed altri artisti contemporanei. Merz scava e comincia a "togliere". In questo "togliere" e provare a ricomporre utilizzando quel che trova negli scarti delle contemporaneità, ma anche nei suoi materiali più appariscenti (si pensi ai neon, allora costosissimi), Merz trova i numeri, gli igloo. L’arte che lascia la parete per porsi al centro dello spazio, tentare una ricostruzione dello spazio dopo che questo è stato devastato e abbandonato.

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A un certo punto la storia umana ha avuto una deviazione. Ha tentato il monumentale, ha sfidato gli dèi con la Torre di Babele e la città di pietra. Il popolo delle steppe e delle pianure - che viveva in capanne migranti, che potevano essere facilmente smontabili e ricollocabili oppure ritualmente ripristinate (si pensi alle "capanne" di ossa di mammut e grandi cervi [3]. I popoli razziatori e di allevatori hanno soggiogato i popoli agricoli e scacciato i raccoglitori. È nata la "civiltà" che viviamo tutt’oggi, quella che ha riscritto la storia a propria immagine e somiglianza e fatto diventare il pianeta una prigione. L’arte di Merz ci dice che un’altra arte è possibile, un altro mondo e un altro modo di pensare sono ancora possibili. Questo è uno dei "lasciti" più importanti della ricerca artistica e umana di Mario Merz.

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Disclaimer

Fondazione Merz presenta il primo capitolo del progetto My Home’s Wind, che prende il via dal 1 giugno al 24 settembre 2023 nella città di Palermo con la prima retrospettiva in assoluto dedicata all’artista Mario Merz in Sicilia.

Il progetto My Home’s Wind nasce per commemorare il ventesimo anniversario dalla scomparsa di Mario Merz, avvenuta a Milano il 9 novembre 2003. La grande retrospettiva siciliana, insediandosi negli spazi del Padiglione ZAC – Zisa Arti Contemporanee come parte del progetto ZACentrale, che vede la Fondazione attiva nel territorio palermitano sin dal 2021, segna il primo tempo di un percorso che attraversa l’Italia.

In mostra per la prima volta a Palermo un’ampia selezione di opere che costruisce un arco narrativo della ricca e complessa produzione artistica di Mario Merz dal 1969 al 2002, ponendosi l’obiettivo di restituirne tanto la portata creativa quanto lo spirito critico e sperimentatore.

L’aspetto mutevole e inafferrabile del vento, tema guida della mostra, rispecchia l’approccio di Mario Merz all’opera d’arte, caratterizzato da un flusso creativo continuo in grado di affrontare le sfide concrete e cambiare traiettoria sino al raggiungimento del risultato finale. Con My Home’s Wind il visitatore è invitato a scoprire il lavoro di Mario Merz e a immergersi nel suo pensiero, addentrandosi all’interno di un percorso espositivo immaginato come l’artista stesso avrebbe potuto concepirlo.

Spiega Beatrice Merz, Presidente della Fondazione Merz: “Eccoci, infatti, a chiederci ancora una volta dopo tutti questi anni: come farebbe Mario? Cosa si porterebbe a Palermo? Cercheremo attraverso le nostre mani le sue parole, costruiremo con le opere una nuova mostra, certamente ‘diversa’ da come l’avrebbe fatta lui, ma rispettosa, poetica, scientifica, rigorosa, seppur con qualche seme di irrazionalità”.

Il percorso di mostra ripercorre senza soluzione di continuità l’opera di Mario Merz, restituita attraverso ogni sua sperimentazione. Dalla struttura in metallo, rami, vetro e mastice che compone Acqua scivola (1969) si passa ai disegni in tecniche varie tratti della serie Senza titolo (1978) e alle sperimentazioni nella tecnica del collage di Senza titolo (1998). Dall’incontro tra tela, roccia, terra e neon scaturiscono lavori come Un albero occupa soprattutto tempo, due alberi occupano il medesimo tempo ma uno spazio maggiore e Senza titolo (1991). Cinque gli inconfondibili igloo che popolano l’esposizione, tracciando un percorso che porta dalla struttura metallica, gomma, vetri, giornali, neon, argilla di Senza titolo (1985) alle intersezioni con il neon di le case girano intorno a noi, o noi giriamo intorno alle case? (1994-1999) e Spostamenti della terra e della luna su un asse (2002). Non mancano le lavorazioni in tecnica mista, che spaziano da La natura è l’equilibrio della spirale (1976) a Il guardiano (1981), così come le caratteristiche sperimentazioni con il neon alla base di opere come Pittore in Africa (1984) e Fibonacci sequence (2002).

Il progetto My Home’s Wind prosegue questo autunno a Torino e altrove, offrendo un ricco palinsesto di eventi dedicati alla figura di Mario Merz. Il programma studiato per l’occasione vede il coinvolgimento di numerosi studiosi e amici che hanno condiviso passaggi importanti del percorso creativo dell’artista, cui si affianca la presentazione del primo volume del catalogo generale dell’opera di Mario Merz e il lancio di un nuovo documentario.

Realizzato con Città di Palermo e Assessorato alla Cultura Città di Palermo.

Grazie a Planeta


"Quante le strade che un uomo farà / E quando fermarsi potrà? / Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar / Per giungere e riposar? // Quando tutta la gente del mondo riavrà / Per sempre la sua libertà? / Risposta non c’è, o forse chi lo sa / Caduta nel vento sarà" (Blow in the wind, nella traduzione di Mogol/Luigi Tenco) [4]


[1] Di questo film abbiamo parlato su Girodivite nel 2008: Into the wild, di Antonio Cavallaro.

[2] Molto divertente questa immagine: Colajanni, Ho Chi Min e Occhetto.

[3] Se ne parla in uno dei libri fondamentali di questi decenni, L’alba di tutto, di David Graener e David Wengrow

[4] Vedi: Anti War Songs.


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