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Marianna Bartoccelli – Francesco D’Ayala “L’Avvocato dei Misteri” (Castelvecchi)

Esiste la storia ufficiale e quella dietro le quinte. “L’Avvocato dei Misteri” si occupa della seconda.

di Emanuele G. - lunedì 6 agosto 2012 - 4926 letture

La storia è un’entità schizofrenica. Ha spesso due facce. Quella ufficiale che ne da una versione rassicurante e buona per tutte le stagioni. Un’altra meno positiva risultato di un intenso lavorio dietro le quinte. E quindi prodotto di tradimenti, accordi su più tavoli, ricatti e interessi privati o di gruppi. “L’Avvocato dei Misteri” – libro magistralmente scritto e redatto da Marianna Bartoccelli e Francesco D’Ayala – si occupa della storia che nessuno conosce. Quella che non si deve far sapere. Quella che si rileva mettendo in controluce la storia ufficiale. Quella che più di una volta condiziona l’altra. La storia ufficiale che noi leggiamo nei libri scolastici.

La storia dietro le quinte rappresentata nel libro “L’Avvocato dei Misteri” fuori per i tipi della Castelvecchi parla della madre di tutti i misteri italiani: la Sicilia. Della Sicilia prima dello sbarco degli alleati e dei decenni a venire. Una Sicilia – ma anche l’intero paese – fortemente influenzata dallo scellerato patto fra gli americani e la mafia. Attorno al quale si mosse in contemporanea e in seguito un vasto quanto opaco mondo composto dalla politica, dal notabilato, da liberi professionisti ed interessi economici. Al centro di questa realtà poco edificante vi è la figura dell’avvocato Vito Guarrasi. Uno dei protagonisti della recente storia siciliana. Protagonista non noto ai più. Tutt’altro. Comunque un protagonista che ha avuto la fortuna – posso utilizzare tale termine? – di trovarsi nel mezzo delle dinamiche e dei processi che avrebbero determinato i fatti essenziali della storia siciliana e non solo. Due dati. Giovane ufficiale partecipò alle trattative per la pace fra Italia e gli alleati. Nel corso degli anni cinquanta fu factotum di Mattei in Sicilia ed uno dei padri assieme a Domenico La Cavera (primo presidente di Confindustria Sicilia scomparso di recente – nda) e Emanuele Macaluso (storico segretario del Pci siciliano negli anni cinquanta – nda) del “Milazzismo”. Insomma, un testimone defilato ma fondamentale degli equilibri post-bellici dell’Italia. A proposito di Macaluso egli cura una introduzione di particolare pregio sia come ricostruzione storica che politica di tutti gli eventi succeduti nella nostra terra e nel resto del paese dagli anni quaranta in poi.

Il libro – come già accennato poc’anzi – inizia con un’interessantissima introduzione a cura del Sen. Macaluso. I successivi capitoli, fino a pagina 27, delineano la figura e l’opera dell’avvocato Guarrasi (1914 – 1999) ponendo in evidenza le sue doti di abile manovratore degli eventi di cui fu testimone più che partecipe. Non per nulla un capitolo è intitolato “Un uomo intelligente e chiacchierato”. In Sicilia l’intelligenza assume caratteristiche diverse dal resto d’Italia come anche il fatto di essere al centro del chiacchiericcio. Da pagina 27 è riportato “in toto” il suo diario di bordo quale attendente del Gen. Castellano che comandava la delegazione dell’esercito italiana incaricata di determinare la pace fra gli italiani e gli alleati. Da pagina 77 in poi si riflette sulle attività poste in essere dall’avvocato Guarrasi in riferimento a diversi ambiti tutti collegati fra di loro. A cosa mi riferisco? All’estrema volatilità dell’affiliazione politica in Sicilia. Ai rapporti fra la mafia e la politica suggellati dal processo ad Andreotti che vide l’avvocato Guarrasi testimone di particolare rilevanza. Alla sua figura di braccio destro in Sicilia dell’Eni di Mattei prima e di Cefis dopo. Al caso De Mauro e le accuse rivoltegli da Graziano Verzotto pezzo da novanta della Dc siciliana di quel periodo. Infine al fatto di essere uno dei mentori del “Milazzismo” ossia l’ascesa a presidente della Regione Sicilia di Silvio Milazzo da Caltagirone in qualità di elemento di rottura della centralità della Dc nel quadro politico siciliano. Il libro termina con un capitolo dal titolo evocativo – “ Santo o diavolo?” – seguito da due appendici altrettanto chiarificatrici: “Intanto nel resto d’Italia” a cura di Massimo Bordin e “Io, Vito e l’operazione Milazzo” a cura di Domenico La Cavera. La prima appendice fa capire quanto ciò che accadeva in Sicilia fosse in un certo modo prodromo a quello che sarebbe successo nel resto del paese. La seconda tratta dell’esperienza milazziana.

In sintesi la storia della Sicilia e dell’Italia contemporanea a partire dal background come direbbero gli inglesi. Termino la recensione del libro riportando la nota di presentazione al medesimo della Castelvecchi. “Era un uomo intelligente e chiacchierato”: così lui stesso si definisce dettando il suo necrologio in un’intervista esclusiva. Questo è stato Vito Guarrasi: avvocato e persona dai consigli indispensabili per chiunque volesse fare affari dalla Sicilia in su. Personaggio controverso e sfuggente, a soli ventisette anni – durante la Seconda Guerra Mondiale – diventa il referente di Eisenhower in Algeria, per poi essere tra i protagonisti nell’armistizio segreto di Cassibile. Su quegli incontri redige un diario giornaliero pubblicato per la prima volta in queste pagine. In pochi anni il suo potere si rafforza, Guarrasi diventa uomo cardine e guida imprescindibile per le trasferte petrolifere (e non solo) di Enrico Mattei nel Meridione. Viene indagato e prosciolto per essere uno dei mandanti dell’omicidio del giornalista Mauro De Mauro, scomparso nei gorghi di Cosa nostra, proprio perché vicino alla verità sulla morte del presidente dell’Eni. “Don Vito” – così viene soprannominato l’avvocato Guarrasi – è anche cugino di Enrico Cuccia e cervello economico del governo di Silvio Milazzo, quello che mette alle corde la Dc di Amintore Fanfani anticipando la stagione del Centrosinistra. Infine, per così dire, è mente giuridica dei discussi cugini Salvo, gli esattori democristiani che foraggiano a lungo tutta la classe politica siciliana, senza eccezioni. Per mezzo secolo la stampa lo ha definito il ritratto stesso del potere. In questo libro – che si avvale anche dei saggi di Massimo Bordin e Domenico La Cavera – sono lui e la sua vita a raccontare il lato oscuro dell’Italia.


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