Mariangela Melato al Metropolitan
Allo Stabile di Catania arriva Mariangela Melato e ti fai prendere dalla curiosità di vedere sul palco una delle interpreti più eclettiche e, diciamolo pure, divertenti del panorama italiano.
Allo Stabile di Catania arriva Mariangela Melato e ti fai prendere dalla curiosità di vedere sul palco una delle interpreti più eclettiche e, diciamolo pure, divertenti del panorama italiano.
Ti aspetti uno spettacolo ironico e pungente, perchè tali sono i ruoli che hanno fatto della Melato un’icona del cinema. La curiosità cresce poi quando pensi ai ruoli drammatici del suo repertorio teatrale e di altre pellicole d’autore; chissà che miscela verrà fuori – cominci a chiederti – da un bagaglio attoriale tanto variegato?
In effetti questo Sola me ne vo è un tipo di spettacolo particolare, definito per l’occasione One Girl Show: si tratta in pratica di una costruzione registica fondata, non su personaggi o sceneggiature, ma sull’attore stesso, sulla sua esperienza, sul suo carisma e, in fondo, sulla sua carriera.
Insomma, ci sono tutti i presupposti per aspettarsi uno spettacolo scoppiettante e fresco, magari insaporito da qualche nota autoriale importante (come son soliti dire i critici affermati).
Invece già dalle prime battute questo esperimento risulta essere un flop: la banalità degli sketch passa dallo strisciante al devastante, la noia che i testi di Cerami-Cassini-Melato-Solari riescono a spandere per tutto il teatro è disarmante.
Qualcuno ride, molti sbadigliano. Il tentativo di coinvolgimento del pubblico rimane a mezz’aria, senza riuscire a raggiungere le menti distratte dei paganti. La scioltezza dell’attrice consumata si consuma a sua volta in un monologo che sa di chiaccherata post-pranzo natalizio e i rari momenti di buon teatro vengono sommersi dal fiume di raccontini pseudo-ironici sciorinati dalla signora Melato.
L’incredulità dopo qualche decina di minuti lascia il posto alla delusione che poi si trasforma inevitabilmente in sonno o fuga.
È un vero peccato che un’interprete del calibro della Melato si sia ritrovata imprigionata in un lavoro registico piatto e insipido, giocato su testi che, purtroppo, riescono soltanto a sminuire la sua bravura di attrice.
Uniche note positive la bella scenografia di Marcello Jazzetti e la fluidità del corpo di ballo guidato dalle coreografie di Luca Tommassini.
Mariangela Melato in “Sola me ne vo" di Vincenzo Cerami, Riccardo Cassini, Mariangela Melato, Giampiero Solari. Regia di Giampiero Solari; musiche originali, arrangiamenti e orchestrazioni Leonardo De Amicis; coreografie Luca Tommassini; impianto scenico e disegno luci Marcello Jazzetti; costumi (corpo di ballo) Francesca Schiavon; produzione Ballandi Entertainment. Teatro Metropolitan, dal 15 al 25 marzo 2007.
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Le mie impressioni non sono dissimili dalle tue. Le avevo già proposte in un mio spazio in rete, nel quale scrivo con il nome di "Cecil". Mi fa piacere aggiungerle qui per parlare anche di quelle figure, come scenografi, coreografi e ballerini che spesso restano nell’ombra.ha Lo spettacolo teatrale che ha fatto tappa al teatro Metropolitan di Catania ha regalato un aspetto della Melato insolitamente sommesso e privato, seppur sostenuto dalla grinta e soprattutto dalla grande professionalità.
Il ruolo di "matador", o meglio di "One-man show", come recita la locandina, in grado di reggere quasi da solo un intero spettacolo, però non si addice all’immagine intima che si vuole narrare.Non certo per incompetenza, ma perchè i riferimenti alle sue esperienze personali come la solitudine e le delusioni richiedono una recitazione quasi colloquiale. L’attrice mostra infatti la sua energia vibrante solo quando parla dei suoi lavori passati, dei ruoli interpretati, e lo fa cambiando tono e registro di recitazione, al cambiare dei personaggi a cui fa riferimento. Usando tutta l’estensione della sua voce che diventa squittio o cupa vibrazione baritonale.
Interessante l’impianto scenico curato da Marcello Jazzetti. La collocazione di tre fondali neri sui quali vengono proiettati, in video, gli strumentisti che hanno eseguito le musiche dà un carattere cinematografico e multimediale allo spettacolo. Inoltre rappresenta una soluzione per attenuare la mancanza della musica dal vivo.
Le coreografie di Luca Tommassini danno il loro meglio nel balletto d’apertura nel quale la musica è creata dalla stessa fisicità dei ballerini, che inventano il ritmo con i passi che risuonano sul palco, con i battiti e i colpi delle mani e con la voce.
Grazia Cardillo