Management a spinta

Per non far crollare i ponti. Il sacrificio dei Benetton e quello della Zampogna
La solita lobby di sinistra (?) è scesa in campo con tutta la potenza di fuoco di giornali e Tv per addossare colpe non provate ai poveri Benetton. Poveri nel senso, non dimentichiamo, che ogni qualvolta al casello dell’autostrada pagate 100 euro, 62 euro, netti, finiscono nelle tasche dei poveretti.
Per fortuna ci sono ancora giornali e giornalisti con la schiena dritta che invece di seguire la vulgata mainstream contro questa bella famiglia, spargendo fango a badilate, fanno giornalismo serio di inchiesta, con grande sprezzo del pericolo. E così, finalmente, sul Corrierone, abbiamo letto una coraggiosa intervista a Gilberto Benetton. Debbo dire che leggendo l’intervista sono stato preso dalla commozione soprattutto quando il Gilberto, mettendosi a nudo (metaforicamente), ha affermato: "Verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto".
Io pensavo, sobillato dalla stampa di sinistra, che le responsabilità fossero chiare, considerato che da vent’anni il ponte si stava sbriciolando. Invece no perché Gilberto afferma che il crollo "per noi azionisti deve essere un monito perenne a non abbassare la guardia". Invece, appena abbassata la guardia, crac il ponte crolla. Che fare? Lo indica chiaramente Gilberto Benetton: dobbiamo continuare a "spingere il management" a fare di più e meglio.
Questo management è un po’ birichino. Appena smetti di spingerlo, plaf cade un ponte. Il giornalista del Corriere, però, è tipo tosto che non si fa fuorviare dalla lacrimuccia incorporata dei Benetton e lo incalza con una domanda mica da ridere, relativa al fatto che a 24 ore del disastro con 43 morti, i Benetton se ne sono andati a Cortina a fare una grigliata. Una domanda da far tremare i polsi anche al più navigato dei giornalisti. Davanti a una domanda così cattiva e diretta, il nostro Gilberto afferma che questa "è un’insinuazione". Io pensavo si chiamasse grigliata e invece è insinuazione. Poi spiega in modo scolastico al giornalista coraggioso: "Sa, dalle nostre parti il silenzio è considerato segno di rispetto". Infatti, i 90 invitati alla grigliata, mangiavano in silenzio, per rispetto nei confronti dei 43 morti. Però magnavano. Vedi mai che le cose, a pancia piena, si affrontano meglio?
Per ultimo un messaggio carico di pathos. Dal Corriere apprendiamo che la bella famiglia Benetton si è sacrificata per noi tutti. "Avremmo potuto fermarci molto tempo fa, goderci la vita" ‒ ha aggiunto il Gilberto. E invece hanno continuato a soffrire e a fare grigliate, prendere soldi da tutti i governi e non fare manutenzione a ponti e viadotti, strade e caselli. Anzi, no. Ai caselli sì perché lì si prendono i 62 euro netti.
Dalle parti di Treviso il silenzio è segno di rispetto; dalle mie parti è da coglioni. E quindi gridiamo con quanto fiato abbiamo in corpo che la colpa di quanto è avvenuto a Genova non è solo della sacrificata famiglia Benetton ma anche, soprattutto, di tutti quei politici che hanno permesso ai Benetton, e non solo, di andare a farsi le grigliate.
P.S. ‒ La Zampogna ha cambiato musica. Nel senso che c’è un aggiornamento su quanto ho scritto qualche tempo fa a proposito dell’avvocata Maria Teresa Zampogna che assiste, spesso, i boss di Cosa Nostra e della ’ndrangheta. Schifata dagli attacchi che non la volevano nel Comitato antimafia della Regione Lombardia perché in palese conflitto, si è dimessa sdegnata con parole di grande dignità morale. Sentite qua: "Sono vittima di un linciaggio mediatico, ignobile quanto gravemente diffamatorio, che ha leso la mia dignità, la mia storia professionale e la mia immagine pubblica. Non ho voglia di confrontarmi con persone a digiuno delle più elementari regole del diritto e dei principi costituzionali".
La frase sembrava rivolta proprio a me che non capisco nulla di diritto e che sono a digiuno dei principi costituzionali. Insomma, non capisco un cazzo. Eppure una cosa, pur un ignorante come il sottoscritto, l’aveva capita. Lei, la Zampogna, può difendere chi vuole, anche i mafiosi che hanno anch’essi dei diritti, per carità, ma non può, contemporaneamente, far parte del Comitato antimafia. Possibile che una grande avvocata non "a digiuno delle più elementari regole del diritto e dei principi costituzionali" non l’abbia capito? A mio parere lo capirebbe anche Gilberto Benetton.
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