Malaria e bonifica: il lago di Lentini - parte 3 - Il fascismo

Da "Mezzogiorno e modernizzazione" di Giuseppe Barone (Einaudi, 1986), capitolo quinto: "Modernizzazione agraria e resistenze sociali nella Piana di Catania", il terzo paragrafo dedicato a: "Malaria e bonifica: il lago di Lentini e la municipalizzazione delle masse", pp. 211 e segg.. Si ringrazia il prof. Giuseppe Barone per l’autorizzazione alla pubblicazione.

di Redazione - lunedì 10 febbraio 2020 - 3223 letture

In una società urbano-rurale strutturata da vincoli corporativi tra proprietari, ceti medi e contadini, politicamente controllata da un autorevole notabile, neppure il fascismo aveva saputo far breccia, anzi dal vicino capoluogo di Siracusa i dirigenti provinciali del Pnf si erano dovuti rivolgere all’anziano senatore per ottenere sostegno economico e organizzativo:

“Si ha l’intenzione di costituire a Lentini una sezione, e questa volta sul serio - gli scriveva il segretario del fascio siracusano, - ma ora è prematuro uscire alle scoperto, rischiare la pelle e buscarsi una schioppettata a freddo sarebbe da ingenui. E siccome per loro lentinesi, patrioti conosciuti, è difficile esporvi per ora, sarebbe opportuno che per il momento sovvenzionino la nostra sezione, in modo che ingrossata da elementi “a posto” si potrebbe un giorno o l’altro piombare a Lentini e d’accordo procedere allo scioglimento del consiglio comunale e alla distruzione delle associazioni rosse [...]. La prego di esaminare la mia richiesta in merito alla forte sovvenzione che i maggiorenti di Lentini dovrebbero passare alla sezione di Siracusa, in modo che presto possa essere pronta a tutto (equipaggiamento, stampa, ecc.) e contribuire alla resurrezione di Lentini” [1].

Anche in quelle circostanze Beneventano aveva agito con accorta prudenza politica, rinunciando alla collaborazione «esterna» dei dirigenti provinciali, ma nel contempo favorendo la nascita di un fascio locale affidato a uno dei suoi affittuari; sempre senza uscire direttamente allo scoperto egli stesso decise di finanziare alcuni esponenti della cooperativa II lavoro per spaccare l’unità delle organizzazioni socialiste attraverso la costituzione di un Partito socialista nazionale che agli inizi del 1923 dichiarò pubblicamente la sua adesione al governo Mussolini e «il sacro rispetto per l’altrui proprietà» [2].

Questo rapporto di patronage tra grande notabile, ceti urbani e masse contadine funzionò alla perfezione come strumento di pressione popolare quando nel maggio 1924, durante il suo viaggio in Sicilia, Mussolini si trovò a transitare col treno presidenziale sulla linea Catania-Siracusa. Benché i ministri Carnazza e Corbino non avessero previsto alcuna sosta ufficiale, iI convoglio fu costretto a fermarsi nella piccola stazione di Valdisavoia, ai limiti della palude. Un’enorme folla sui binari, sorreggendo cartelli e lanciando invettive contro i ministri siciliani, costrinse il capo del governo e il suo imbarazzato seguito ad incontrare sul posto una delegazione di maggiorenti locali e ad effettuare una rapida visita del Biviere.

L’imprevisto colloquio Mussolini-Beneventano tra ali di folla minacciosa sulle sponde del Biviere servì da catalizzatore di tutte le resistenze già emerse contro il piano Omodeo. Nei paesi contigui alla palude si era instaurato un clima di mobilitazione collettiva, che veniva puntualmente esasperato ogni qualvolta il gruppo elettrofinanziario tentava di accelerare le procedure per la concessione.

Alla fine dell’anno, tornata la pratica all’esame del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, con nuove manifestazioni di piazza la «periferia» cercava di condizionare il «centro» degli apparati statali.

“Cittadinanza Lentini riunita grandioso comizio popolare per protestare vitale problema progetto bonifica Biviere - telegrafava il sindaco Consiglio - fa voti caldissimi: primo, che la bonifica del lago di Lentini non sia confusa con la bonifica della Piana di Catania ed assorbita, sfruttata e deformata da questa; secondo, che tale bonifica sia eseguita con la finalità di redimere questa plaga dal flagello malaria; terzo, che sia respinto il progetto d’ingrandimento del lago presentato da ingegnere Omodeo e ispirato da interessi società speculatrici e costituente delittuoso gravissimo attentato alla salute di migliaia di cittadini; quarto, che sia data attuazione al progetto di totale prosciugamento del lago redatto 1901 da ingegnere Rossi, e che rappresenta antico desiderio e tradizionale aspirazione di questa popolazione” [3].

Indebolita al centro dall’uscita di Carnazza, Corbino e Serpieri dal governo, attaccata in periferia dal blocco municipale dei notabili, la Sges ritentò la carta della credibilità scientifica del progetto Omodeo, affidando al malariologo Battista Grassi il compito di demistificare le strumentalizzazioni demagogiche degli avversari. Scienziato di fama internazionale per i suoi studi sull’anofele, membro dell’équipe tecnica che aveva predisposto il recente testo unico sulla bonifica idraulica, il senatore Grassi era un profondo conoscitore dei luoghi, per avere condotto sperimentazioni mediche sull’endemia malarica a Catania nel triennio 1890-92; amico personale di Omodeo, egli aveva svolto nel 1923 un’indagine per conto della Sges in relazione a un’improvvisa recrudescenza della malaria durante i lavori per rimpianto idroelettrico dell’Alto Belice, cosicché quest’altro incarico consolidava i suoi rapporti di consulenza col gruppo elettrobancario. In un opuscolo stampato nel febbraio 1925 Grassi ribadì, alla luce di analoghe esperienze in Italia e all’estero, che la realizzazione del lago artificiale del Riviere non solo non avrebbe accresciuto il pericolo della malaria, ma avrebbe fortemente contribuito al risanamento igienico del comprensorio, laddove il prosciugamento avrebbe invece perpetuato le condizioni di paludismo:

“Tutto ponderato - concludeva l’illustre chimico - io ritengo di dovermi associare all’ingegnere Omodeo nel deprecare il progetto di prosciugamento del lago di Lentini. Ritengo perciò che l’unico progetto che meriti considerazione sia quello della trasformazione del lago in un serbatoio di immagazzinamento di acque per irrigazione. Esso condurrebbe alla coltura intensiva, condurrebbe alla scomparsa della malaria [...]. Io sconsiglio il prosciugamento del lago e ritengo che sia stata una vera fortuna per Lentini il non avere ancora provveduto alla bonifica con questo tradizionale sistema, che avrebbe certamente aggiunto un altro insuccesso ai tanti che si sono dovuti deplorare nell’Italia media e meridionale [...]. L’unica soluzione razionale anche in questo caso è quella di associare la bonifica all’irrigazione “ [4].

I rapporti di collaborazione tra scienza e industria non potevano però bastare a ribaltare le tenaci credenze dell’opinione pubblica e l’ostilità dell’ambiente locale. La battaglia decisiva si sarebbe combattuta con le armi della politica e delle lotte di potere.


Da "Mezzogiorno e modernizzazione" di Giuseppe Barone (Einaudi, 1986), capitolo quinto: "Modernizzazione agraria e resistenze sociali nella Piana di Catania", il terzo paragrafo dedicato a: "Malaria e bonifica: il lago di Lentini e la municipalizzazione delle masse", pp. 211 e segg.. Si ringrazia il prof. Giuseppe Barone per l’autorizzazione alla pubblicazione.


Indice generale: La questione Biviere di Lentini.


[1] Lettera dell’avvocato Gino Bottaro a Beneventano del 14 settembre 1922, in Archivio Beneventano di Lentini, “Attività politica e amministrativa, 10, Corrispondenza politica”.

[2] Oltre alla risposta di Beneventano a Bottaro del 18 settembre, ivi, vedi pure il manifesto col titolo “Partito Socialista Nazionale”, Tipografia Saluta, Lentini 1923, con la sintesi del comizio tenuto dal fiduciario regionale, avvocato Gino Corradetti.

[3] Il telegramma del 17 novembre 1924 in Acs, Pcm, 1924, fasc. 8-2-3062, “Memoriale sulla bonifica del lago di Lentini”.

[4] B. Grassi, “Bonifiche, laghi artificiali e malaria (a proposito del Lago di Lentini)”, Tipografia del Senato, Roma 1925, pp. 32-33, 44-45. Una copia della relazione Grassi sull’Alto Belice in Alc, Corrispondenza, fasc. Angelo Omodeo; in particolare cfr. ivi la lettera del 14 luglio 1924 in cui Omodeo annunciava a Carnazza di avere stipulato il contratto di consulenza col Grassi per il Biviere di Lentini.


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