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«Ma torno a voi con una domanda»: la risposta di Lentini nell’omaggio a Sgalambro

A Lentini, poeti, pensatori e musicisti hanno ricordato l’illustre concittadino Manlio Sgalambro a cento anni dalla sua nascita. A quanto pare è occorsa tenacia, perché la cittadina distratta non usa appuntarsi in petto i vanti...

di Chiara Marino - domenica 23 febbraio 2025 - 656 letture

A Lentini, poeti, pensatori e musicisti hanno ricordato l’illustre concittadino Manlio Sgalambro a cento anni dalla sua nascita. A quanto pare è occorsa tenacia, perché la cittadina distratta non usa appuntarsi in petto i vanti; è smemorata, sebbene il pensiero di Sgalambro (anche quando ha incontrato il genio di Franco Battiato) abbia dato esiti noti ben oltre la provincia, esiti che ancora pongono domande all’oggi, fondamentalmente perché collaborano all’attività di cui, per potersi dire umani, sarebbe opportuno occuparsi con un certo zelo: la ricerca di senso.

Per i figli di Gorgia la parola, eppure, sembra ancora avere un potere che sfida la realtà. Forse per questo i poeti di Leontinoi hanno cantato la sabbia di silice e le curve di una strada brutta, hanno seminato la poesia nei luoghi che non si potevano guardare, che non si dovevano vedere, e che così sono diventati visti, e gentili.

Se ogni isola, “entità talattica”, si regge sui flutti ed è destinata a inabissarsi, per tornare a Sgalambro, questi poeti hanno cantato la transitorietà, innanzitutto, di un pezzo di intonaco che cade non visto, finché non te lo indicano.

Grazie ai numerosi argomenti percorsi e spunti suggeriti dai relatori a partire dall’opera di Sgalambro, c’è stata occasione di ricordarsi perché occorre rivolgersi ancora ai libri: perché stare nei libri vuol dire tramare (tenendo in conto la doppiezza del significato del verbo, che non è sfuggita ieri) un flusso di parole che non si interrompe, anche solo a Lentini, da più di due millenni. Vuol dire ritrovare le vecchie conoscenze – Eliot, Nietzsche, Kant, Simmel, Addamo, Cioran, solo per citarne alcune – e guardare come sono cambiate, mettersi scomodi, guardare il brutto, vedere morire anche il sole, ma aggiungere ancora qualche sillaba transitoria, spavalda, giullaresca forse, tremenda.

Ma ancora generativa.


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