Ma siamo sicuri che il dissesto di Catania sia una cosa negativa?
"Occorre sgombrare definitivamente il campo da tutte le paure innescate dalla proliferazione delle tante Cassandre che si affacciano impunemente, ogni giorno, dal palco della disinformazione."
Sono trascorsi ormai 10 anni da quando, dalle pagine di questa testata, tentavo di narrare ai Catanesi di come la dichiarazione di Dissesto fosse prodròmica al risanamento per la nostra Catania.
Erano i tempi in cui, esaurito il mio compito di presidente dell’Organo Straordinario di Liquidazione, presso un Comune cui era toccata la medesima sorte, venivo chiamato, da quasi tutte le sedi politiche e sindacali, per illustrare cosa mai fosse questo dissesto, di cui tanto si parlava e che incombeva sul comune di Catania, dove avevo anche avuto l’onore, nei sei anni precedenti l’era Scapagnini, di ricoprire la carica di presidente del Collegio dei Revisori.
In quei tempi le opposizioni di turno concordavano sempre, tutte in “idem-sentire”, nel ritenere che la procedura del dissesto, allora innovativa, fosse una sorta di manna, la sola capace di avviare il risanamento amministrativo e finanziario della nostra Città.
Erano pure i tempi in cui, a quelle opposizioni di turno, accadeva, nel corso della discussione durata alcuni anni, di prendere il posto, a seguito di nuove elezioni, di coloro che di dissesto non avevano voluto sentirne parlare e, i nuovi amministratori, sempre dotati di memoria corta, tendevano puntualmente, per bypassare la questione, a trincerarsi dietro le solite argomentazioni di stampo terroristico, già utilizzate dai predecessori.
L’approccio dinamico era sbagliato sin da allora e, infatti, finirono per prevalere sempre, sia pur celatamente, gli interessi dei politici di turno al potere: le scelte clientelari, la possibilità di spesa, la libera elargizione delle finanze e degli incarichi, il temuto coinvolgimento personale in eventuali responsabilità, l’effetto sul consenso disinformato, e quant’altro.
Intanto la città moriva e l’esposizione debitoria si triplicava, passando dai 700 milioni di euro, di cui allora si parlava, agli attuali 1 miliardo e seicento milioni, oltre ai debiti fuori bilancio ancora non quantificabili che faranno, verosimilmente, levitare la questione a oltre i 2 miliardi.
A questo è servito il malcelato tentativo di mettere tutto a tacere, mistificando e tentando di risolvere tutto “alla catanisa” e, ancora oggi, quasi tutti si ostinano a voler continuare su quella strada, quando, invece, dichiarare il dissesto è nell’interesse anche della responsabilità personale, quella prevista per i 5 anni precedenti alla dichiarazione di dissesto, dei nuovi amministratori, che, anche ove ritardassero ancora di un solo giorno, non riuscirebbero a sottrarsi al coinvolgimento nelle previsioni di cui all’art. 248 c.5 del Dlgs. 267/2000, per l’appunto quello dei 5 anni precedenti.
Ma il nuovo Sindaco questo lo sa, Egli è ben consigliato e, verosimilmente, ha anche spinto, verso l’apparentemente indesiderato epilogo…. infatti, l’annunciato ricorso, avverso la Corte dei Conti, non si farà mai!
Occorre, a questo punto, sgombrare definitivamente il campo da tutte le paure innescate dalla proliferazione delle tante Cassandre che si affacciano impunemente, ogni giorno, dal palco della disinformazione.
Sarebbe troppo lungo qui illustrare e controdedurre, punto per punto, su ciascuna delle false argomentazioni tirate in ballo di volta in volta, ma si deve almeno dire che tutte sono, invece, leggibili in senso opposto, quindi in termini di beneficio, come così è pure nella ratio della norma istitutiva della procedura di dissesto/risanamento.
E’ bene tuttavia soffermarsi almeno su di uno solo di quei punti che ritengo siano la chiave di volta per un più sereno approccio alla questione: “i debiti”, si dice, “anche quelli verso i fornitori, sarebbero pagati solo in parte”. Invece, la procedura del dissesto è garanzia dell’ integrale prossimo pagamento di quei debiti, mentre l’Ente e i suoi rapporti istituzionali ripartirebbero da zero, potendosi ripristinare i normali servizi per i cittadini senza l’ingombro e le pressioni dei vecchi debiti, potendo anche pagare i nuovi prontamente.
Intanto occorre distinguere, nel dibattito in corso, fra procedura ordinaria e procedura semplificata di cui all’art.258 Dlgs. 267/2000 e, tenuto conto dei mezzi finanziari assegnati dalla legge alla disponibilità dell’Organo Straordinario di Liquidazione, oltre ai nuovi finanziamenti nella fattispecie consentiti o devoluti dallo Stato a suo totale carico, si abbia particolare riguardo al patrimonio immobiliare alienabile da cui si può realizzare, residualmente, fino a oltre 1 miliardo (stiamo parlando di immobili, in alcuni casi di pregio, ad oggi in parte non utilizzati, in parte a mani di utilizzatori che non pagano i relativi esigui canoni, in parte male utilizzati direttamente dal Comune, tutti che generano costi di manutenzione, ove non anche degrado ambientale e, in ogni caso, mancato prelievo fiscale).
In altri termini, si vuole qui dire, che sussistono ampiamente le risorse per estinguere, in regime di procedura non semplificata, il totale indebitamento nei confronti di qualsivoglia ciascun creditore, ivi compreso il ristoro per interessi maturati alla data del dissesto e rivalutazioni ove dovute (chi scrive l’ha già fatto per il caso analogo).
Anche le partecipate (AMT, SIDRA, ASEC, MULTISERVIZI, ecc.), in specie quelle con il Comune socio unico, secondo il parere dello scrivente, potrebbero essere assorbite nel dissesto e godere dei medesimi banefici… ma di questo dovranno dire la loro i giuristi; in ogni caso, i rispettivi crediti verso il Comune, non corrono alcun rischio e potranno essere utilizzati, nell’immediato, a garanzia di anticipazioni bancarie fruibili, come per tutti gli altri creditori.
Occorrerà semplicemente fare attenzione, nel corso della procedura, a non cadere nella trappola della forma semplificata che consentirebbe il pagamento a saldo e stralcio solo parziale. Sarà il Comune a dover fare quella scelta, su proposta dei futuri Commissari, che inviteranno gli Amministratori a scegliere, con delibera di Giunta, per la forma semplificata, e garantire, contestualmente, il pagamento di una somma parziale del debito, con accensione di apposito mutuo.
Ove gli Amministratori dell’Ente volessero chiudere più celermente la procedura di dissesto, risparmiando ingenti somme, potrebbero deliberare in tal senso, producendo, però, sì, in quella malaugurata circostanza, un reale danno ai creditori; danno che non deriverebbe dal dissesto in sé, ma bensì, dalla successiva discrezionale scelta dell’Amministrazione, ansiosa di tornare rapidamente in bonis con l’illusione di aver risparmiato.
Stante che, fortunatamente, la procedura di dissesto è ormai irreversibile, occorrerà vigilare sulle scelte successive, collaterali ed eventuali, dei politici. Certo tutto avrà un costo che, però, è ancora assorbibile e inferiore, in termini relativi, al maggior costo del mantenimento dello status quo, essendo, in ogni caso, assai meglio farvi fronte oggi, piuttosto che subire per sempre il disagio di un dissesto di fatto esistente ma non dichiarato, come è stato nell’ultimo decennio.
A tal proposito, si pensi alle tariffe che solo per 5 anni, in caso di dissesto, dovranno essere applicate al livello massimo e che, invece, sono già al massimo, da oltre un decennio, a causa dell’allora mancata dichiarazione di dissesto: oggi saremmo già usciti da quel dissesto e godremmo di tariffe fiscali riequilibrate a livello più basso. Ma tant’è… e quanto dovrà ancora costarci?
Frattanto: occhio!....I politici approfondiscano meglio il problema depurandolo dei condizionamenti della disinformazione o dalle mire dell’ esercizio del potere a tutti i costi, mentre gli altri Catanesi, quelli senza “occhio”, si mettano a studiare “prima di aprire bocca”, perché non avvenga quel che diceva mio padre ai suoi figli: “studiate, ragazzi, studiate…. altrimenti non vi resterà altro che entrare in politica”.
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