M1 ed M2 dicono di far così

Il nuovo segretario entrò ufficialmente al palazzo del Nazareno e al saluto del consigliere militare la banda nel cortile suonò la marcia nuziale.

di Deborah A. Simoncini - lunedì 15 marzo 2021 - 1852 letture

L’ufficio sembrava un salone delle feste. Un commesso in livrea servì ossequioso il caffè a Mariano. Dalla scrivania monumentale di legno massiccio, nell’angolo un divanetto rosso e in fondo un lungo tavolo da venti posti per le riunioni, chiamò Enrico per tessergli le lodi, ma gli rispondeva sempre avvelenato il direttore generale. Non potevano pensare di escluderlo dai loro giochi di potere.

“Sono io il punto di riferimento per tutti e devono capire che comando io. Gli equilibri di potere vanno salvaguardati. Ti mangiano vivo se ti dimostri titubante. La variabile tempo va usata e sfruttata a proprio vantaggio. Le cose sistemate riorganizzandole.”

Furono necessarie un paio di telefonate. Enrico aveva sofferto di attacchi di mutismo che col passare degli anni erano diventati sempre più frequenti; quando riuscì a parlare lo ringraziò e prese tempo. Ricordò quando il testimone, con la cerimonia della campanella, era passato da lui a Matteo, nuovo premier (di lui si può dire quello che si vuole, però non è mai noioso) sotto gli occhi degli staffieri. C’era scappato quasi un incidente, con il ministro preso in consegna dai carabinieri, ma la valigia dalla polizia. Magnifico il giuramento e il brindisi con il capo dello Stato ...

Le relazioni pubbliche adesso gliele curava la signora Maria che diventò la più nota e informata padrona di casa. “Ti devo confidare una notizia riservatissima”, gli disse con tono scherzoso: “Voi al PD avete tutti paura di Matteo e invece è l’ultima ruota del carro. Quando si fanno le riunioni da me è rispettosissimo. Se poi arriva Mariano, devi vedere come sorridente, impomatato e sornione, si genuflette.”

Sorrise Enrico, feci l’indifferente, ma dentro di sé rabbrividì. Di Mariano si diceva fosse capace di una concentrazione sovrumana. A sedici anni era entrato all’Università, e a ventitré anni aveva conseguito già un dottorato. Enrico aveva accettato una cattedra a Parigi, ma con la condizione di potersi dedicare esclusivamente alla ricerca, senza tenere lezioni. Gli risultava difficile sostenere lo sguardo altrui e per questo camminava a testa bassa, ne aveva riportato una lieve gobba che non intaccava il suo fascino indiscusso. Portava sin da piccolo occhiali enormi, i capelli un tempo ingellati, la fronte alta. In un post scrisse: “in politica certe cose devono rimane segrete per sempre e per il bene di tutti.”

Veniva dalla scuola dello zione: un politico importante del XX secolo che gli aveva fatto da maestro elementare.

Dopo aver passato due giorni senza dormire né mangiare, esausto e disidratato delirò, con le pupille dilatate come un gufo, si era ritrovato a balbettare frasi insensate. Al mattino non ricordava niente di quella notte, in cui diede il suo assenso a fare il segretario. In quel covo di malignità e invidie susciterò proteste e sospetti, ma è una nomina conveniente a tutti. In alcuni casi ci si deve piegare alle convenienze politiche. Enrico era riuscito a espandere la nozione di punto politico, animato da una struttura interna complessa, riprendendo le convergenze parallele. Per venticinque anni, dodici ore al giorno, sette giorni su sette, si era dedicato, con tutte le sue energie, alla politica. L’arcano lo svelò a quattr’occhi il giudice di pace Nando Feroci.

“E’ da mesi che briga. Ambisce ardentemente a quel posto.” Si è raccomandato persino a padre Monastero. E’ che sarà mai?, la raccomandazione non è più reato, l’ha stabilito la sentenza n. 38762 del 2012, confidò Mariano.

“Se la raccomandazione del politico è rivolta a soggetti estranei ai propri poteri funzionali non si integra il delitto di corruzione.” “Dai seguito alla sua richiesta maturerai un credito di valore inestimabile. Ricordati: tutti vogliono più soldi e la segnalazione appartiene alla tradizione italica e va tutelata. Libera raccomandazione in libero stato. Le raccomandazioni imperative poi vanno gestite ed eseguite con ordine e disciplina. Non si possono prendere sottogamba. La frase giusta è: “Vedrò quello che posso fare.” Richieste, segnalazioni, sollecitazioni, sono da prendere sempre sul serio, da vagliare con attenzione. Fondamentale è mantenere con tutti un buon rapporto, per avere tutto sotto controllo. Accontentare tutti è impossibile e anche ingiusto, ma il rifiuto legittimo va ben motivato. Chi cerca raccomandazioni viene avanti con deferenza. Le persone intelligenti sanno che compiacere non sempre è possibile. Abile nel tessere il filo dei rapporti personali, non dire di si se non puoi mantenere l’impegno.

Il nuovo segretario entrò ufficialmente al palazzo del Nazareno e al saluto del consigliere militare la banda nel cortile suonò la marcia nuziale. Matteo, informato dei fatti, trovandosi “dal Pollarolo 1936” impugnò il boccale, la schiuma sulle labbra, e si gustò la prima sorsata di birra: “alla salute di Basilio Cascella ...” e pensò a Silvio.

Mi sento un masterchef: ho il mestolo in mano, mescolo, rimescolo, regolo la fiamma e aggiungo se necessario il sale.

Li cuocerò tutti a puntino.



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