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Luoghi della mia città: il Consorzio agrario

Lo ricordavo così: buio, insidioso ma affascinante, decadente come tutti i complessi post-industriali, ma vivo. Siamo a Catania...

di Katiuscia Pompili - martedì 27 febbraio 2007 - 9728 letture

Da qualche mese sono tornata a vivere nella mia città, Catania, dopo sette anni passati a Napoli per completare i miei studi universitari. Ho trovato una città diversa: piena di strisce blu nei giorni feriali e di posteggiatori abusivi in quelli festivi; colma di rotonde ubriacanti e centri commerciali degni di una metropoli di milioni di abitanti ma priva di biblioteche comunali che restino aperte tutti i pomeriggi. Soprattutto una città culturalmente piatta, in stato comatoso, dove l’aggregazione politica e intellettuale giovanile non è più effervescente come ai tempi in cui ero al liceo, una città da cui gli elementi migliori, quelli più creativi e critici sono scappati per mancanza di lavoro e di avvenimenti; un luogo in cui i giovani lavorano al call center per 400 € al mese, vivono a trent’anni ancora a casa dei genitori e spendono tutto il sabato sera nei pub, pensando che non avere sogni sia normale.

Ho voluto cercare una Catania diversa, quasi adolescenziale, tornando a ritroso nel tempo e pensando a quali fossero i posti atipici che frequentavamo poco prima dei diciotto anni.

È stato seguendo questo percorso interiore che mi è venuta in mente l’ex Federazione Italiana dei Consorzi Agrari, in viale Africa, a ridosso della Stazione Centrale e della resuscitata zona delle Ciminiere.

La “cittadella dello zolfo”, così era soprannominato tutto quell’assembrarsi di canne fumarie alte e snelle che portarono la città etnea ad essere uno dei poli europei più importanti per l’estrazione di zolfo alla fine dell’Ottocento; almeno fino a quando l’America non progettò un sistema più rapido e fruttuoso facendo sì che dopo il 1905 le Ciminiere diventassero inutili per l’economia locale.

Il Consorzio Agrario da quando ne ho memoria e conoscenza è sempre stato abbandonato, incustodito, un posto perfetto per la location di un film. Si entra da un cancello arrugginito; quando eravamo fanciulli, in quell’età in cui i posti più sono decadenti, isolati e pericolosi, più rientrano nella logica della scoperta, in gruppo ci avventuravamo tra buche e travi pericolanti con la complicità del buio. Andavamo a bere, ad amoreggiare o anche solo ad osservare il mare all’orizzonte e i binari che, al di sotto dei portici della struttura, scorrevano come arterie, dandoci la sensazione di vita, movimento e adrenalina.

Quel posto lo ricordavo così: buio, insidioso ma affascinante, decadente come tutti i complessi post-industriali, ma vivo.

Ho sempre pensato che prima o poi sarebbe potuto diventare qualcos’altro, come a Londra o a New York dove, già da un ventennio, i giovani, gli artisti occupano ex fabbriche trasformandole in sedi per performance ed eventi, mostre e concerti, sfruttandone gli ampi spazi e conservandone i macchinari e la loro storia.

Ci sono tornata durante le vacanze di Natale, in pieno giorno, con un sole alto e splendente in cielo e un amico, studente di fotografia a Roma, pensando di fare un sopralluogo e ritrovare quel sito misterioso della mia adolescenza catanese.

Siamo entrati dallo stesso cancello arrugginito ma, notando un grosso pastore tedesco sulla destra abbiamo scelto di passare per l’opposta direzione; in realtà ci è apparso subito chiaro che nessuna strada era meglio dell’altra dato che non riuscivamo a vedere altro che immondizia di vario genere (c’era anche un vecchio telefono della sip, uno di quelli bianchi e azzurri) e siringhe a perdita d’occhio. Vicino alle nostre teste, da un buco sul muro fuoriusciva un ago puntato, inquietante e pericoloso come un occhio minaccioso che ti augura la morte. Gli enormi stanzoni ingombri dei vecchi macchinari e il cortile erano un chiaro rifugio per tossici, c’era anche un tavolino con tutto l’armamentario pronto all’uso, lattina di alluminio e siringhe (magari da riutilizzare) compresi. Il posto era deserto, tutto era in declino: dal soffitto scendevano come lunghe braccia meccaniche delle esili scale d’acciaio che penzolavano nel vuoto creando un senso di vertigine; a terra era tutto un susseguirsi di sporcizia, bottiglie di vetro in frantumi e le immancabili donatrici di felicità istantanea per endovena.

L’angoscia, il vuoto e il lezzo di morte erano stemperati solo dai tanti colorati “pezzi” (aerosol art) che i giovani writer della città vengono a fare su queste pareti distrutte dagli inizi degli anni Novanta, nonostante le pessime condizioni del luogo, probabilmente perché la polizia qui non può accusarli di sporcare la città o la beneamata proprietà privata... Il colore di quei segni, l’inaspettato cinguettio degli uccelli e il surreale panorama che si ammira dal porticato del Consorzio: un paesaggio fatto di onde che si infrangono sulla scogliera, di binari che si abbracciano e si dividono e di fatiscenti treni che passano, sono le uniche presenze che rendono ancora mite il rigido clima del fabbricato.

Posizionati, come tanti anni fa, sul bordo che si affaccia a precipizio sulla strada ferrata, notiamo che è stato sostituito il vecchio cartello con la scritta Stazione Centrale con uno uguale ma nuovo, mentre il suo predecessore gli è stato lasciato accanto sdraiato tra l’erba alta, forse in memoria dei bei vecchi tempi...

All’uscita dell’edificio abbiamo incontrato due finanzieri che ci hanno chiamati drogati solo perché eravamo lì e quando gli abbiamo chiesto cosa ci facessero loro lì hanno detto che erano venuti a prendere un latitante... Più verosimilmente qualcuno li aveva avvisati dicendogli che dentro la struttura si aggirava qualcuno “armato” di macchina fotografica e non era il caso visto che il comune permette che al centro della città, in un’area da poco riportata a nuova vita grazie alla realizzazione della zona espositiva Le Ciminiere e alla nascita di locali e circoli culturali, ci sia un posto così degradato e pericoloso: a chi appartiene l’ex Consorzio Agrario? La Finanza ha detto di non saperne nulla, ma sanno come è ridotto, così come deve esserne a conoscenza l’amministrazione locale che però a quanto pare non è intenzionata né a bonificare l’area né a restaurare il complesso che pure ha una sua valenza storica così come il resto degli impianti industriali ancor oggi abbandonati a sé stessi.

Il luogo dei miei ricordi non esiste più, i ragazzi della nuova generazione non potranno più andarci di notte, a esser sinceri anche di giorno non è più consigliabile, ma non è tardi per provare a riappropriarci di questi spazi lasciati in disuso dal pubblico o dal privato, per pulirli e riportarli ad una nuova, diversa esistenza. Catania ha bisogno di luoghi dove i giovani possano crescere e creare stimolando l’immaginazione; il disagio sociale che emerge chiaramente non solo dagli accadimenti degli ultimi tempi, rende necessaria una riflessione collettiva.

Ripartiamo da quelle scritte sui muri, dai loro colori che sono la vera speranza dell’ex Consorzio Agrario e di tutti coloro che non condividono l’attuale stato delle cose di questa città sempre più alienante e assopita culturalmente.


Foto di Rosario Di Caro



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Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
1 marzo 2007

Togliete le parole, bastano le foto... ROSARIO REGNA!

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faciolo e valeria

Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
2 marzo 2007, di : f1l0

Forse non sai leggere. hahahaha
Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
3 marzo 2007, di : Gianni

Foto bellissime... ma chi è sto’ Rosario, un professionista?

Gianni.

    Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
    4 agosto 2014, di : sidoti luigi |||||| Sito Web: Luoghi della mia città: il Consorzio agrario

    1) Il consorzio Agrario di Viale Africa, 35 a Catania ex Via Messina 142, quando è stato costruito, e fino a quando rimase in attività? 2)nel 1955 la Federazione Italiana dei Consorzi Agrari compra a Catania in Via Cristofero Colombo, 152 un immobile fortemente danneggiato dai bombardamenti (1943) della guerra. 3)E’ il Consorzio di Viale Africa che si trasferisce nel nuovo acquisto oppure sono società diverse?
Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
3 marzo 2007, di : ErosTheKing

brava Katy! Quando vengo a Catania mi dovrai portare a vederlo. Drogata! :)

EroS

Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
3 marzo 2007, di : Gabro

potrei citarne un sacco di posti dell’infanzia che sono andati in malora... ed e’ una vera tristezza, soprattutto per chi ama la propria citta’... comunque potreste organizzare un evento con giovani writers per la riqualificazione del posto :) ...bell’articolo!
Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
2 aprile 2007, di : floriana

gabro pensa sempre al writing!ghghgh bellissime foto...le hai fatte tu?cmq complimenti!e...finalmente ti leggo
Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
28 gennaio 2008, di : crane

ciao Katiuscia, ti rispondo dicendoti che il consorzio è di un certo sig. virlinzi per il quale i soldi fanno soldi e i pidocchi fanno pidocchi... cioè a dire un giorno se questo stabile avrà valore è per farci un lussuosissmo albergo. ho studiato palmo a palmo il consorzio, è diventato la materia della mia tesi di laurea, fatto una ricostruzione 3d. foto e molto altro, ma il modello delle kunsthalle tedesche è troppo lontano...
Luoghi della mia città: il Consorzio agrario
24 giugno 2008, di : Manu

CIao CRANE, mi presento mi chiamo Emanuela Richichi e sono una studentessa di Architettura della Facoltà di Catania... Sto facendo delle ricerche sull’edificio dell’ex Consorzio Agrario di Viale Africa perchè l’evrei scelto come oggetto della mia tesi di laurea; per caso ho visto il tuo intervento sul forum del sito "Girodivite" e mi hai dato una piccola speranza!!! Al momento nn sono riuscita a trovare granchè, sono stata alla provincia, alla soprintendenza, all’archivio di stato ma con scarsi risultati. In questo momento mi sento proprio disperata perchè nn riesco ad andare avanti nelle mie ricerche e mi chiedevo se volessi aiutarmi... Lo so che nn mi conosci e che starai pensando "Ma questa che vuole?"...nn so nemmeno il tuo nome!!!!! Però ti assicuro che mi faresti tanto tanto felice!!!! Cmq vorrei solo che tu mi dessi qualche dritta, che mi indicassi dove poter prendere del materiale (planimetrie, cenni storici, foto, rilievi e tutto ciò che mi possa servire). Cmq ti lascio la mia email emanuela.richichi@libero.it Grazie per aver letto il mio messaggio Spero di sentirti presto,

Emanuela PS. Scusate l’intrusione, ma la disperazione porta anche a questo ;-)