Luciana Castellina e il ’’politichese’’ che c’è in molti di noi

di Franco Novembrini - martedì 24 luglio 2018 - 3753 letture

In una recente intervista rilasciata al Fatto quotidiano, Luciana Castellina, fa il punto sulla crisi che ha investito il PD facendo giustamente risalire l’inizio della crisi da quando Craxi riuscì, nei primi anni ’80, a far breccia con le sue tesi proudhoniane nei ’’miglioristi’’ di Napolitano.

Alcuni di questi divennero, tramite la federazione del partito di Milano ed avendo dai craxiani posti ben retribuiti nei vari enti lombardi divenuti poi famosi come il Pio Albergo Trivulzio, la SEA e una miriade di enti e consorzi, con ’’mani pulite’’, avversari interni di Berlinguer.

Alla sua morte prematura i ’’miglioristi’’ ebbero mano libera di manovrare le vicende poi scoperte con Tangentopoli e molti furono indagati e condannati ma di quei nomi e carriere poco si sa se non si vanno a ricercare le cronache del tempo.

Ma torniamo alla Castellina. Le cose che non mi convincono sono quelle relative alla analisi che lei fa circa la situazione attuale ed il linguaggio che usa assomiglia molto, sostanzialmente, a quello utilizzato per espellere lei e gli altri dissidenti dal PCI. Un esempio è l’uso che lei fa del termine ’’grillini’’, che spero sia solo per pigrizia mentale, ma il dubbio rimane poi quando usa termini come sprovveduti, digiuni di politica ed altri termini spregiativi di cui hanno fatto largo uso personaggi politici che vanno dai ’’miglioristi’’ appunto ai loro successori fino ai seguaci di Renzi.

L’intervistata salva, perché secondo lei ha fatto qualcosa di buono, Massimo D’Alema. Le vorrei ricordare che lotte tragicomiche decennali tra lui e Walter Veltroni hanno portato il partito che ha cambiato numerosi nomi per non cambiare uomini e metodi di direzione ad una crisi di voti, di partecipazione ed al fallimento dei giornali, riviste e canali televisivi (l’Unità, Europa, You dem, Red Tv) chiusi per mancanza di seguito ma costati a tutti gli italiani molti soldi.

Che dire poi dei patti come la Bicamerale con Berlusconi e gli amici mafiosi come da sentenze dei giudici, dei ’’capitani coraggiosi’’ che hanno contribuito a far fallire una serie di società e non tutte messe in cattive acque. Vogliamo parlare di banche e particolarmente di quella del Salento fatta acquisire’’ dal Monte dei Paschi di Siena.

I due insieme hanno avuto come amici presidenti USA di cui si scoprono ora, ma i dubbi c’erano anche a quel tempo, che non erano da premio Nobel. Quando si parla di rinnovamento è chiaro che degli elementi nuovi possano e debbano imparare, e molti dei 5 Stelle lo hanno fatto egregiamente anche se la burocrazia italiana assomiglia ad una jungla piena di trappole e trappoloni messe lì per danneggiare chi non ha imparato a districarsene e difendere gli amici e gli amici degli amici.

Dopo Fassino, D’Alema è quello che meno ha capito del rinnovamento che stava venendo avanti bollandolo, come ha fatto lei, con epiteti come antipolitici, qualunquisti, populisti ecc. con i risultati che abbiano visto. Nel suo collegio elettorale ha ottenuto il 4.5% se ne sarà reso conto questo genio che tutta l’Europa e l’America ci invidia e ci chiede?



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