Luca Sartori oltre la metanarrazione

Hai tutta la morte davanti / Luca Sartori. - Aras Edizioni
Tutto nasce, come nel vuoto prima della creazione, dalla pagina bianca che ha in sé una infinita possibilità di storie. In essa si affaccia un narratore che inizia con un “io” narrante: “Camminavo a passo spedito...” È la prima delle tre storie che si alternano, o meglio si intrecciano nel romanzo di Luca Sartori. Ma attenti al narratore: egli raccorda le tre storie, ma esce anche dalla finzione narrativa consigliando al lettore, se vuole continuare a leggere quella storia, di andare qualche pagina più in là per non perderne il filo, e gli indica il numero della pagina come se avesse in mano il libro pubblicato da Aras Edizioni. Metanarrazione? Mi verrebbe da dire “metaeditoria”.
In questo romanzo noir dove la morte viene continuamente evocata e messa in scena i protagonisti sono uomini di mezza età reietti, dimenticati, inutili, come Ludovico e Gabriele i protagonisti della prima storia: “uniti nella passione letteraria, uniti nell’insuccesso”, e uniti dall’amore deluso per la stessa donna. In questo romanzo in cui i personaggi hanno “tutta la morte davanti” le citazioni letterarie e artistiche sono appropriate e frequenti: si va dal noir di John Dickson Carr alle ambientazioni cupamente simboliche di Arnold Böcklin.
E proprio le ambientazioni nel romanzo di Sartori hanno un particolare rilievo. La terribile notte di Jelling (secondo racconto) è resa con un ritmo narrativo di grande qualità:
Nervi tesi, riflessi sull’attenti, occhi vigili, orecchie rizzate, passo felpato. Il buio ferito dal fascio di luce elettrica aveva il potere di trasformare il mondo in un ambiente fantastico: ogni oggetto appariva deformato, distorto; ogni riverbero nascondeva o svelava un punto di vista; ogni scricchiolio, rumore o eco era il respiro della morte in attesa che si sovrapponeva al mio, grave e affannoso.
Qui una breve frase nominale introduce una frase più ampia cadenzata dalle anafore (ogni... ogni... ogni).
Troppo spesso si leggono i libri solo classificandoli per generi o al massimo individuandone i temi. Ma i libri sono fatti di parole e di frasi che hanno o non hanno il loro ritmo e il loro senso, come in musica l’articolazione delle note nello spartito o nelle arti figurative l’intreccio delle forme e dei colori.
Il libro di Sartori è stato recensito anche da Giovanni Darconza, sempre su Girodivite.
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