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Lotti/Minzolini: vergognosa pantomima

La Casta si autoassolve mentre aumentano le pene per i furti nelle case da 3 a 6 anni

di Adriano Todaro - mercoledì 22 marzo 2017 - 4578 letture

Avete presente i tre termini filosofici relativi a etica, morale e prassi? Bene. Nel corso dei secoli ognuno ha stiracchiato questi termini come ha preferito e come gli conveniva. Oggi non più. Oggi sono riusciti a fare peggio di sempre. Prendete la virtù etica che per l’azione deve sempre esserci il giusto mezzo. Ad esempio una persona che vuole porre l’accento nel suo comportamento alla temperanza, deve trovare il giusto mezzo fra intemperanza e insensibilità; uno che vuole far risaltare la sua sincerità deve trovare il giusto mezzo tra ironia e vanità. E così via.

Cosa c’è di tutto questo nelle recenti discussioni in Parlamento? Tu guardi in faccia Luca Lotti e non trovi né sincerità e neppure ironia; solo vanità. Guardi Minzolini e ti domandi: dove sta la temperanza? Viene fuori solo l’insensibilità. E consigliamo di non guardare troppo la faccia di Denis o del boy scout di Rignano.

Pensavo a questo nel seguire il dibattito delle due recenti votazioni in Parlamento. Il ministro Lotti è al centro di un’indagine ma non si dimette. Lo chiedono i 5 Stelle e Sinistra italiana. Gli altri lo salvano. Lo salva, ovviamente, il Pd e Ala di Denis (ma lui non c’è). Lo salvano, uscendo dall’aula, Forza Italia, Idea (Quagliarello e cespugli) e gli scissionisti del Pd. E non c’è neppure Re Giorgio di Savoia e altri.

Bravi. Proprio un bel colpo. Lotti parla per 8 minuti e ti domandi come ha fatto uno così ad arrivare dove è arrivato e ad avere uno smisurato potere. Un intervento quello di Lotti che più banale non si può, con un accenno al figlio che si sa, anche a Firenze so’ pezzi ’e core: “Mio figlio è nato all’inizio della legislatura, e in questo tempo ha imparato a camminare e a parlare”. Me cojoni! Questo, differentemente da tutti i bambini sani del mondo, in una legislatura, ha già imparato a camminare e a parlare. Un mostro di bravura e fra poco sarà seduto, anch’esso, sugli scranni, dove sta cotanto padre.

Luca non è uno che le manda a dire. Infatti, ha affermato che lui non ha mai passato informazioni riservate a Marroni. Sostenere il contrario è calunnia. Vero. Perché Luca non porta quelli che dicono ‘ste cose in tribunale? Perché non ha mai querelato nessuno?

Alla fine è finito tutto a tarallucci, vino e bacetti alla Madia mentre gli Alani, quelli appartenenti al movimento di Ala, se la ridevano a tutte ganasce. Questo è avvenuto mercoledì 15 marzo. Il 16 marzo, il giorno dopo, al Senato va in scena il voto sulla decadenza del “senatore” Augusto Minzolini giacché è stato condannato, definitivamente. Il 16 marzo di trentanove anni fa, le Brigate Rosse rapivano Aldo Moro; oggi il Parlamento assolve un ladro riconosciuto. Qualcuno ha scritto che è andata in scena l’apoteosi della volgarità, della protervia della Casta. Non sono d’accordo. E’ andato in scena solo un minuetto educato, di buona creanza. Oggi do una mano a te, domani farai altrettanto con me.

Questo è avvenuto in Senato. Nulla di più. Ieri abbiamo salvato Lotti, oggi salviamo Minzolini e domani riporteremo in Parlamento il buon Silvio. Il capogruppo Pd Luigi Zanda ha dato “libertà di coscienza” ai suoi. A parte che trovare una coscienza in mezzo a quella banda è impresa disperata, ma qua non c’era nessuna libertà da ripristinare. Bisognava solo prendere atto della decadenza come dice la legge Severino che gli stessi Pd hanno votato a suo tempo così come tutti gli altri. E, invece, 19 del Pd hanno votato contro la decadenza.

Il risultato è che Augusto Minzolini, condannato definitivamente dalla Cassazione a 2 anni e 6 mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per peculato continuato, continua a sedere abusivamente in Senato e continuerà a percepire 15 mila euro il mese e “punteggi” per il vitalizio. Anche qua, a fine votazione, grandi pacche sulle spalle, baci e abbracci. E risate. Le risate delle iene quando si apprestano a divorare la preda. Gli scienziati ci hanno detto che la risata dell’animale trasmette informazioni sul proprio rango sociale. Hanno fatto lo stesso i deputati che hanno votato contro la decadenza di Minzolini. Si sono gettati sul cadavere della democrazia e ne fanno fatto strame fedeli al detto del marchese del Grillo: “io so’ io e voi non siete un cazzo!”. Il rango, appunto.

Queste cariatidi delle poltroncine rosse hanno sempre affermato, che sino al terzo grado di giudizio non si era colpevoli. Bene. Minzolini è stato considerato e condannato definitivamente perché colpevole. Siamo tutti uguali di fronte alla legge ma se siedi in Parlamento sei un po’ più uguale: per te non ci sono tre gradi giudizio ma quattro, cinque, sei…

Il Muto di Palermo, appunto perché Muto tace, non dice nulla. Dovrebbe essere il garante della Costituzione e non si è accorto che il 16 marzo 2017 la Costituzione è stata cambiata, di fatto, non da un referendum popolare ma dalla Santa Alleanza Pd-Forza Italia.

In Parlamento c’è un marciume che ammorba l’aria, un odore di fiori cimiteriali appassiti. A vedere queste pantomime sale dalle viscere un senso di nausea vomitevole, una repulsione nel ravvisare la mancanza di coraggio e di dignità dei rappresentanti di un partito che una volta doveva essere di sinistra. Mostrare coraggio era il giusto mezzo tra viltà e temerarietà mentre il Pd ha mostrato solo la viltà.

Per fortuna ci sono, anche, le buone notizie. La gente è preoccupata dalla sicurezza (grazie a tante becere trasmissioni Tv), fa le ronde, si arma, spara come nel Far West. Allora ecco che il pallido Orlando, ministro della Giustizia (forse a sua insaputa) presenta una riforma sul processo penale che il Senato gli approva. Fra le novità c’è l’inasprimento delle pene per reati come i furti nelle abitazioni che passa da 3 a 6 anni. Queste norme sono state approvate dal Senato il 15 marzo il giorno del salvataggio di Lotti, il giorno prima della beatificazione di uno che è stato condannato, definitivamente, per peculato continuato.

Vanno così le cose in questo nostro bel Paese: se rubi in un’abitazione, ti puoi fare anche sei anni di carcere; se invece rubi 65 mila euro, alla collettività, come minimo diventi senatore della Repubblica. Quella italiana nata dalla Resistenza.


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