Lo Stato criminale

Quattro cariche politiche poste al di sopra della Costituzione, un miserabile marchingegno giuridico costruito per impedire che una sola persona renda conto dei propri misfatti. Un capitalismo nel quale gli amministratori di banche e grandi società incassano milioni di euro anche quando le loro aziende falliscono; in più, il tentativo -alla fine sconfessato persino da Tremonti- di sottrarre tali banditi a un seppur ipotetico giudizio penale. Personaggi inquisiti e condannati per corruzione e bancarotta che arrivano alla Presidenza di importantissimi istituti di credito. L’acquisto di 121 cacciabombardieri f15 che costano da soli quanto tutte le spese tagliate per la ricerca, per l’Università e per la Scuola; altrettanta ricchezza impiegata nell’acquisto di alcuni cacciabombardieri eurofighter e altri 3 miliardi di euro per due portaerei. Tutte armi offensive e dunque in contraddizione palese con il dettato costituzionale per il quale «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (art. 11). Altre leggi ad personam per far proseguire la carriera giuridica a Corrado Carnevale.
Questo e altro costituisce la prova -se ancora ce ne fosse bisogno- che non è in ogni caso possibile paragonare i governi di Berlusconi a quelli guidati dal centrosinistra, per quanto pessimi possano essere questi ultimi. Gli esecutivi di destra sono in Italia direttamente in mano alle mafie e agiscono come loro complici. Tutto qua.
È una tragedia culturale e civile. È l’abisso sempre più fondo di una corruzione che ha ormai intaccato come una leucemia i liquidi vitali del Paese. Per quanto mi riguarda, dunque, non riconosco più né Stato né legge. Mi comporto e comporterò come la mia coscienza mi detta poiché siamo entrati nella sfera descritta splendidamente da Hobbes: la fine della communitas e il ritorno alla condizione di diritto naturale nella quale ciascuno viene reintegrato nello jus in omnia.
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Dire che si condivide appieno ciò che si legge, dire che si è coscienti del nulla per cui si spende la propria vita, dire che si vive (vive?) pervasi da un senso di impotenza fatale e senza fine, dire dire dire...cambia solo che non mi sento sola in questo dire e anche a me piace pensare di poter fare. fare in coscienza, dove la coscienza spesso coincide con le regole (quelle vere)di una società ideale.
a conferma delle critiche del prof.Biuso al nostro governo e alla sua politica d’azione, rimando ad un articolo pubblicato su La Repubblica il mese scorso. Mafia è solo un altro modo, forse più indicativo e carico di significato, per esprimere un vecchio concetto: "stato" (il nostro si intende).
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/figlia-assessore/ab/ab.html
Se tali individui sono al potere e si permettono di fare quel che fanno, è anche perché gli italiani - da bravi ritardatari - lo permettono loro. Su questo tema, ho scritto un breve intervento sul mio blog.