Liboa. Una storia vera
Il viaggiatore che decida di imboccare il casello di Liboa, è bene che predisponga il suo animo ad un percorso difficile.
Il viaggiatore che decida di imboccare il casello di Liboa, è bene che predisponga il suo animo ad un percorso difficile.
Intanto dovrà attraversare dogane, con le loro barriere, la gendarmeria e i gabbiotti strabordanti di foto segnaletiche. E anche se tutto dovesse filar liscio, potrebbe poi correre il rischio di incontrare quegli uomini straordinariamente cazzuti, partoriti dalla mente perversa di Luciano, che sul loro pene issano la vela per attraversare i mari più lontani.
Viaggio quasi impossibile, dunque, se non si accetta la fantasia come unica realtà possibile. Del resto, a sentire chi ci è stato, e Claudia ci è stata, anche se a Liboa non ci si arriva facilmente, una volta dentro, faranno di tutto per tenerti lì. Purché…
Ti puoi aspettare che la banda suoni l’inno nazionale proprio per te ed avrai la certezza che lì Patria si scrive sempre con la lettera maiuscola e che i valori eterni della nostra razza saranno sempre rispettati ed esaltati. Vivrai su una specie di sedimentazione storica, che si registra nei nomi – soltanto nomi illustri, di tradizione patriottica – e nell’ambiente.
Da questo punto di vista, Liboa potrebbe essere quel luogo eccelso del firmamento in cui, nel Somnium Scipionis, Cicerone colloca le anime dei cittadini che più si sono resi benemeriti verso l’umanità: grandi condottieri, uomini politici, artisti. Con la sola differenza che questo luogo ideale, che accoglie tanta nobile compagnia, Gabriella Palermo lo colloca su questa terra, anche se in un posto non ben definito e non determinabile con i normali parametri geografici.
A Liboa non incontrerai un macellaio, o un muratore, una casalinga, un taxista. Tutti i personaggi di questo romanzo, dal più umile su su, fino al Senatore, appartengono alla casta della politica o della burocrazia. Vai al ristorante? Non comparirà mai un cameriere, nemmeno per versarti lo champagne! Solo politici e burocrati, imprenditori, ufficiali, alti prelati. I cittadini, talvolta, tornano alla mente, ma sono una specie di corpo estraneo, che si materializza soltanto nelle tradizionali sagre religiose o sulle spiagge assolate. Le file, poi! Se ne cita una, realisticamente collocata in un ufficio pubblico, ma nessun personaggio le fa, nemmeno se è caduto in disgrazia!
La disgrazia, appunto, che cosa è? Non è certamente non far parte di questo mondo ideale; è invece un errore della ragione e una dislessia congenita che differenzia la normale umanità da questi esseri superiori. Si manifesta, la disgrazia, non per la volontà di entrare nella casta, ma per la convinzione di poterci entrare da esseri normali, restando uomini e donne normali, convinti che il proprio lavoro sia lo strumento principale per relazionarsi con il tessuto sociale e che i rapporti interpersonali si costruiscano su un linguaggio semplice, chiaro e ben codificato.
Niente altro, insomma, che la quotidianità di una vita normale. E invece Claudia deve sperimentare l’esistenza di un mondo parallelo, in cui lo stesso tempo e lo stesso spazio registrano le stesse parole che circolano nel nostro mondo, ma funzionali ad un sistema di comunicazione assolutamente criptico ed a comportamenti che non possono essere riportati ai normali parametri del bene e del male. Qualcuno ha voluto vedere in questo romanzo, che è la prima opera di Gabriella Palermo, una storia di mobing derivata da una sua personale esperienza, sottolineata anche da alcune affinità biografiche fra Claudia, personaggio candido del romanzo, e l’autrice.
Certo, è possibile che l’esperienza personale sia alla base di questo racconto. Ma è un’esperienza lontana, liberata dalla dimensione del reale attraverso la descrizione di un potere universale, nemico all’individuo, che basa la sua forza sulla massima compartecipazione possibile e, nello stesso tempo, sull’esclusione più feroce. È una realtà di giganti di pasta frolla, divoratori del passato, di vincenti sé stanti, autoreferenziali, convinti di dover costruire un mondo a loro immagine e somiglianza.
Claudia, però non sta al gioco, e la sua via d’uscita suona come un campanello d’allarme per tutto il sistema.
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