Lettera aperta alle grandi industrie di Taranto
Al termine di un incontro tra il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola ed i parlamentari pugliesi, in preparazione della riunione di giovedì col ministro dell’Ambiente Clini relativa alle sorti dell’ILVA di Taranto, è emersa una richiesta: il Governo deve rendere disponibili altri 200 milioni a fronte dei 100 già messi a disposizione dalla Regione per le bonifiche al sito. Ed il tempo stringe, a causa dei provvedimenti che la Procura di Taranto potrebbe intraprendere nei prossimi giorni a seguito della maxi inchiesta su inquinamento e sicurezza sul lavoro inerente il centro siderurgico.
Il presidente della Regione ha presentato la legge antinquinamento sulle polveri sottili che passerà all’esame del Consiglio regionale dopo l’approvazione definitiva della Commissione Ambiente. Vendola afferma che la Regione è intervenuta ogni volta che si sono dimostrati certi i dati sulle diossine, confermati da evidenze scientifiche. Dopo tre mesi in Consiglio regionale già si apriva il percorso di approvazione della legge. Allo stesso modo si procedeva per la legge anti benzo(a)pirene ed ora, infine, per la legge che viene portata in Aula sulle “norme per la tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti”. Vendola non accetta le contrapposizioni, affermando che “deve esservi equilibrio tra diritto alla salute e diritto all’occupazione, tra difesa di un presidio industriale al servizio della comunità nazionale e difesa dell’ambiente”.
Mi dispiace che si esprima così, governatore Vendola: proprio lei che è il leader di un gruppo che si fregia del nome di SEL (Sinistra Ecologia e Libertà). Mi dispiace, perché, come ebbi già modo di dirle in una lettera che le scrissi un po’ di tempo fa, quando fece il suo ingresso nelle primarie del PD, con un piglio così anticonformista e fuori dalle righe, si guadagnò tutta la mia simpatia, e non nascosi a nessuno la mia preferenza per lei rispetto al candidato Francesco Boccia, molto più favorito dai dirigenti.
Queste sue parole, adesso che la disillusione è già giunta allo zenit, non mi stupiscono più di tanto, ma mi addolorano, perché non vi leggo nessuna considerazione per le problematiche ambientali a Taranto. Ragion per cui, da semplice cittadino, sottopongo, a lei ed a tutti coloro che vorranno interessarsene, questa mia
LETTERA APERTA ALLE GRANDI INDUSTRIE DI TARANTO
Cari grandi industriali di Taranto, cari dirigenti ILVA, AGIP, CEMENTIR. Ormai sono molti decenni che siete qui da noi. Arrivaste negli anni ’60, con la promessa di lavoro e benessere per tutti. Ora siamo nel secondo millennio, ma il consuntivo è deludente: disoccupazione endemica, malattie da inquinamento, una visione di insieme desolante. Tutto questo va considerato, e va considerato anche che, se lasciaste tutti in blocco le vostre attività, la situazione non sarebbe così critica come viene dipinta. I lavori di riconversione, di pulizia per bonificare tutta l’immondizia puzzolente e velenosa lasciata dai vostri impianti, prenderebbero più anni di quelli occorsi per giungere a questo punto. È inutile, quindi, agitare lo spauracchio della inattività: da fare ce ne sarebbe per tutti, e per secoli forse.
Alla luce di quanto ho detto, allora, vi chiedo apertamente di andarvene. Andate via tutti da Taranto: tu, Emilio Riva, con la tua acciaieria; voi amministratori, soprintendenti e responsabili dell’AGIP e della CEMENTIR. Raccogliete le vostre carabattole (ossia i vostri stabilimenti) sollevate il vostro fondoschiena dalle poltrone, girate i tacchi ed andatevene. Fate fagotto, partite, sparite, dileguatevi. Tanto di bene non ne avete fatto, mentre il male è sotto gli occhi di tutti. Non vi chiedo umanità, perché so che non ne avete, ma solo tanto senso pratico. Qui non siete ben accetti, a parte coloro i quali vi reggono lo strascico. So che questi ultimi sono parecchi, per carità, ma so anche che non sono tutti. Per questo vi dico di fare un favore a noi ed a voi stessi. Vi conviene restare in un posto dove siete considerati un disturbo, un fastidio o peggio? Il buonsenso (e immagino ne abbiate un po’, come tutti) vi dovrebbe dare la risposta.
E quel giorno spero di essere alla stazione a vedervi lasciare la città, insieme a tutti quelli che lo hanno atteso per tanto tempo.
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