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Leonarda e le schizofrenie europee in materia di immigrazione e integrazione

Pubblicato il 12 novembre 2013 sul blog di Vision

di Emanuele G. - martedì 12 novembre 2013 - 2067 letture

Mi si affollano in testa parecchi pensieri e riflessioni in merito all’espulsione dalla Francia di Leonarda una ragazza kosovara di quindici anni. La dinamica dell’espulsione è stata di un’inaudita violenza. Le forze dell’ordine transalpine hanno bloccato l’autobus dove viaggiava per godersi una bella gita scolastica. L’hanno fatto scendere e in men che non si dica si è trovata catapultata su un aereo – assieme alla sua famiglia – destinazione Pristina.

Lo Stato francese aveva bisogno di mostrare così i propri muscoli di fronte a un’indifesa ragazzina? Il Ministero degli Interni Manuel Valls si è giustificato adducendo il fatto che la legge comunque doveva essere applicata. D’accordo doveva essere applicata. Su tale dettaglio “nulla quaestio”. Ma sono le modalità di applicazione della normativa francese riguardo l’immigrazione che sono spaventosamente sovradimensionate. Qualcuno al Ministero degli Interni si è preoccupato di immaginare i riflessi sulla psiche di Leonarda che la vicenda arrecherà di certo

Il Presidente François Hollande al fine di mettere una pezza su una vicenda che inficerà in maniera forte la sua popolarità ha invitato Leonarda a ritornare in Francia. Beninteso da sola. Una dichiarazione che lascia allibiti e rappresenta in modo icastico tutta la serie di passi falsi e gaffe poste in essere dalle autorità francesi che non si aspettavano certo tale clamore. Tuttavia, la vicenda riguardante Leonarda suggerisce un paio di riflessioni che mi paiono significative. Possibile che in Europa si veleggi a vista in riferimento alle tematiche dell’immigrazione ed integrazione? O si è intransigenti oppure si è troppo permissivi.

Un punto di equilibrio è opportuno rintracciarlo nel più breve tempo possibile. Ne va dell’autorevolezza dell’Europa nel mondo. L’Unione Europea in tutti questi anni ha ampiamente dibattuto e deciso cose importanti riguardo tale fondamentale argomento. Un argomento che attiene – è bene ricordarlo – alla civiltà dell’intero continente europeo. Però c’è un ma… Un ma che pesa come un macigno. Vi sono precise normative comunitarie in merito. Succede però che ognuno le applica secondo le proprie convenienze. Causando, in seguito, criticità difficilmente governabili. Sarebbe opportuno – è un invito che rivolgo all’Unione Europea – stilare un vademecum operativo in modo che ci sia un’unica modalità comunitaria per immigrazione e integrazione. Se non si comincia dall’implementazione di protocolli d’azioni univoci come si può realmente credere che c’è un’Europa unita?

Altro problema. Con questa azione intemerata la Francia ha fatto passare un messaggio pericolassimo. Cioè tutti gli abitanti dell’ex Europa dell’Est sono delinquenti criminali buoni per essere espulsi o costretti a vivacchiare in condizioni subumane nella civilissima Europa Occidentale. Un bel risultato davvero caro Presidente Hollande. Come vogliamo creare questa benedetta o stramaledetta unità del vecchio continente se si continua a stilare graduatorie di cittadini europei di serie A e di serie B? Ci sono delle regole. Nessuna obiezione. Devono, pur tuttavia, valere per tutti. Soprattutto per chi le ha decise e le applica. In una condizione di estremo travaglio sociale che sta attraversando tutto il continente europeo un modo di portare avanti il progetto di integrazione europeo in tal modo rasenta la schizofrenia pura. Non ci sono differenze fra chi è cittadino di Parigi o di Pristina. Entrambi fanno parte di un sogno chiamato EUROPA che la crisi dell’Europa comunitaria e le relative schizofrenia rischia di venir meno. Sarebbe un delitto bell’e buono. Il tema di cittadinanza europea è il tema cardine per rilanciare un’Europa stanca e sterile. Attraverso il succitato tema è necessario riaggregare e risvegliare un progetto continentale di comune casa europea. Solo così ognuno di noi si potrà sentire vero cittadino europeo. Grazie Leonarda per averci ricordato le nostre criticità.

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