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Le terre rare: un nuovo modo per declinare il termine guerra

Il petrolio viene ritenuto come una delle cause scatenanti di una guerra. Basterebbe farsi un giro per la tavola periodica per accorgersi di ben altro.

di Emanuele G. - mercoledì 20 luglio 2011 - 2421 letture

La visione delle cose del mondo è sempre un atteggiamento parziale. Si presta attenzione a un elemento del tutto dimenticando proprio il tutto. Questo sta succedendo nello scenario internazionale in riferimento alle possibili cause scatenanti di un conflitto. Fino ad oggi si è creduto che il petrolio costituisse una delle principali motivazioni a che esplodesse una situazione di crisi a livello internazionale. Opinione senz’altro condivisibile. Tuttavia, si stanno manifestando delle novità di non poco conto. Anzi, è mia opinione che dovremmo approfondire la lettura di determinate dinamiche internazionale poiché sono espressione delle succitate novità.

A cosa mi riferisco? A una tematica assolutamente nuova: le c.d. “terre rare”. Sono definite “rare” non perché sono disponibili in quantità minime, ma perché non sappiamo dove estrarle. Fino ad oggi sono disponibili come sottoprodotti derivanti dall’estrazione di altri minerali. Le “terre rare” sono gli elementi meno conosciuti della tavola periodica che l’enorme sviluppo tecnologico di questi ultimi anni ha reso indispensabili alla vita di tutti i giorni.

Secondo la definizione della Iupac, le “terre rare” (in inglese "rare earth elements" o "rare earth metals") sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, precisamente scandio, ittrio e i lantanoidi. Scandio e ittrio sono considerate "terre rare" poiché generalmente si trovano negli stessi depositi minerari dei lantanoidi e possiedono proprietà chimiche simili. Il termine "terra rara" deriva dai minerali dai quali vennero isolati per la prima volta, che erano ossidi non comuni trovati nella gadolinite estratta da una miniera nel villaggio di Ytterby, in Svezia. In realtà, con l’eccezione del promezio che è molto instabile, gli elementi delle terre rare si trovano in concentrazioni relativamente elevate nella crosta terrestre. Vengono abbreviate in RE (Rare Earths), REE (Rare Earth Elements) o REM (Rare Earth Metals); generalmente vengono suddivise in “terre rare leggere” (LREE, dal lantanio al promezio), “medie” (MREE, dal samario all’olmio) e “pesanti” (HREE, dall’erbio al lutezio).

Qualche esempio del loro uso strategico nell’industria contemporanea? Il neodimio è presente nei magneti dei computer. L’erbio accelera il trasferimento dati in fibra ottica. L’Afnio permette di realizzare microchip più piccoli. Il dispronio è utilizzato nelle fasi di produzione di energia elettrica. L’europio serve per illuminare lo schermo degli smartphone. Avete capito allora perché le “terre rare” sono diventate elementi strategici del nostro vivere quotidiano e dunque del mondo di oggi?

Vorrei fornirvi alcuni dati statistici sull’argomento. 180 % rappresenta l’incremento del prezzo di vendita dell’europio dal 25 maggio ad oggi. Solo l’un per cento (fonti Onu) delle “terre rare” viene riciclato da macchinari in disuso. In Cina si estraggono e vengono raffinate ogni anno circa 7 milioni di tonnellate di minerali. Il 90 % del mercato delle “terre rare” è occupato dalla Cina. Il primo produttore cinese di “terre rare” ha venduto nei primi mesi del 2011 mille tonnellate di prodotti finiti. Mentre il governo cinese ha deciso il taglio del 40 % dell’export.

Credo che tutti questi dati facciamo capire in maniera chiara che ci troviamo di fronte a un nuovo fronte di tensione a livello internazionale. Per due motivi.

a) Il monopolio integrato della Cina nel settore delle “terre rare”. Il paese asiatico si occupa di ogni aspetto: sondaggi, perforazioni, estrazioni, lavorazione e commercio. Monopolio che suggerisce che i settori economici del futuro – sia di ricerca che di manifattura – sono di fatto in mano alla Cina. Ciò provocherà ulteriori criticità fra quest’ultima e il resto del mondo;

b) Gli altri paesi faranno di tutto per svincolarsi dal monopolio cinese con il risultato che si butteranno a capo fitto in una scriteriata attività di ricerca di giacimenti in tutto il mondo. Provocando non solo attriti fra di loro, ma anche serie conseguenze dal punto di vista ambientale. Le attività estrattive comportano sempre un elevato stress per l’ambiente coinvolto. Inoltre, le fasi di produzione delle “terre rare” è altamente inquinante.

Come cercare di risolvere una situazione che rischia di aumentare la conflittualità a livello mondiale? Suggerirei l’inizio – sotto l’egida dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – di negoziati che portino alla redazione di un accordo-protocollo di regolamentazione del settore. E’ l’unica strada maestra da perseguire. Il mondo globalizzato del futuro necessiterà sempre più di un atteggiamento di lungimiranza al fine di evitare la riedizioni di troppi copioni causa di indicibili sofferenze alle popolazioni del pianeta Terra. Il mondo del passato ci sta omaggiando di parecchi doni critici e non ne abbiamo bisogno di altri ancora. Pertanto, tenete in giusta considerazione il punto “terre rare” nell’agenda del mondo del futuro.


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