Le ricette non sono più quelle di una volta…

Belle ricette ed apparentemente facili da realizzare, quasi tutte a base di carciofo. L’unica nota che ho trovato un po’ stonata era che all’interno della preparazione...

di Claudio Lippi - mercoledì 19 novembre 2008 - 14668 letture

Nella mia famiglia sono stato abituato che in ogni cucina (nonne, zie, parenti, mamma) era sempre presente una copia del ricettario di cucina scritto dal fomoso cuoco Luigi Carnacina ed una del mitico Pellegrino Artusi.

Si tratta di due immensi manuali di cucina che spiegano tutto a cominciare dalle basi, compreso come maneggiare ed impastare, affettare e pulire e come far riposare, bollire, intiepidire e quant’altro per chi non ha mai in vita propria acceso un fornello o visto da lontano una padella.

Cosa centra questo col titolo? Questa mattina m’è caduto l’occhio sulla guida TV, e proprio sulla rubrica delle ricette di cucina. Belle ricette ed apparentemente facili da realizzare, quasi tutte a base di carciofo. L’unica nota che ho trovato un po’ stonata era che all’interno della preparazione era specificato di dover levare il fieno e le foglie esterne dalla testa del carciofo. A me sarebbe bastato avessero scritto di pulire il carciofo (e già ci sarei rimasto male, perché un carciofo non pulito non lo avrei neanche mangiato). Stesse raccomandazioni per quanto riguarda cipollotti e funghi: di quest’ultimi raccomandava di togliere la terra dal gambo!

Ora, non serve comprarsi il libro di Carnacina o quello dell’Artusi per sapere che si devono lavare gli ortaggi prima di cucinarli per mangiarseli. Suppongo che basti avere una madre che ci spieghi che forse la terra sulla radice dei funghi freschi andrebbe tolta o che la barba al centro dei carciofi faccia vagamente schifo e che se non ci si vuole praticare una tonzillectomia si dovrebbero levare dai suddetti carciofi le foglie esterne.

Non pretendo neanche che l’unico modo di cucinare sia quello suggerito dai due “grimori” sopra menzionati (mia madre dice sempre che da quelle ricette si deve sostituire il burro con l’olio e dimezzarne la dose per non morire giovani).

Ritenendo che tutto a questo mondo abbia un suo perché e considerando corretta la famosa frase che Sir Arthur Conan Doyle mette in bocca a Sherlock Holmes, gli autori della guida TV devono aver fatto un raggionamento ben preciso per scrivere sulle loro ricette delle autentiche ovvietà.

Il ragionamento potrebbe essere che anche un principiante può leggere la ricetta ed evitare di disgustarsi per aver inavvertitamente messo un cipollotto con radici e foglie esterne a soffriggere coi gamberetti non lavati.

Però un dubbio mi rimane. In teoria, si scrive per la maggior parte delle persone le quali, sempre in teoria, hanno chi ha spiegato loro oppure è in grado di spiegare loro i rudimenti della cucina prima di mettersi a provar ricette. Oltre a ciò tutti noi mangiamo e, salvo imprevisti, ritengo che funghi, gamberetti, carciofi e cipollotti sono finiti nei nostri piatti privi delle componenti di scarto. Quindi, concludendo, dovrebbe essere ovvio ritenere che il buon senso sia sufficientemente diffuso da non dover scrivere delle banalità per farsi comprendere.

Forse gli autori hanno invece notato qualcosa di diverso. Le ricette presenti in numeri precedenti a quello da me letto, non erano così “puttigliose”: questo fa pensare che una nuova necessità si sia presentata al redattore, e cioè che molti lettori abbiano richiesto o fatto capire di necessitare di questi dettagli per evitare di presentare in tavola delle schifezze allucinanti.

E’ evidente che ai fornelli ormai sempre più spesso ci si mettono persone totalmente a digiuno di cucina (gioco di parole terribile…) e quindi le ricette devono adattarsi ad un pubblico che è in realtà ignorante sulla materia e privo dei più elementari riferimenti nel nucleo familiare che prima assolveva questo compito nell’ambito della diffusione di una cultura alimentare nel nostro Paese.

Ora il probblema che emerge da questa situazione è, e rimane, che questo tipo di approccio dilettantistico si ha anche in altri settori che un tempo erano ritenuti basilari nell’ambito dell’economia domestica. Qui non si tratta di essere dei “reazionari” e pretendere che si ritorni alle scuole coi fornelli o alle lezioni di cucito: il punto è che andrebbe analizzato come mai la maggioranza degli italiani sembra avulso a queste piccole nozioni che permettono semplicemente l’autosufficienza di base di un individuo.

Questa delle ricette è in buona sostanza un segnale dall’arme sulle conoscenze realmente acquisite dalle masse sociali? Forse sì.

Diciamo che comunque dovrebbe aprire un dibattito sull’effettiva conoscenza di base del cittadino medio, soprattutto in un’epoca che fa dell’alfabetizzazione informatica il proprio scopo e cavallo di battaglia. Probabilmente la stessa persona che sa installare in casa un’intera workstation e mantiene portali e blog su internet, scrivendo mark-up ad occhi chiusi, si mangia la terra dei gambi dei funghi e la barba dei carciofi.

Non sarà il caso di rivalutare l’approccio all’acquisizione delle conoscienze e le loro priorità?


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