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Le due Simone si raccontano, il video di "Un ponte per"

Simona Pari e Simona Torretta sono le due volontarie di dell’associazione non governativa "Un ponte per" rapite il 7 settembre in Iraq. Per la prima volta le rapite si raccontano in un video che le ritrae nel loro lavoro quotidiano

di Tano Rizza - mercoledì 22 settembre 2004 - 9163 letture

Nel caos del dopo-Saddam l’Iraq non ha più nessuna zona franca, nessuno è al sicuro dalla guerriglia che si è scatenata in quel martoriatissimo paese. Ogni giorno si susseguono rapimenti, decapitazioni, uccisioni e violoenze d’ogni tipo. Gli Stati Uniti continuano a cercare di portare la democrazia, la portano a modo loro, lo fanno nell’unico modo che è a loro conosciuto; con i bombardamenti e con i rastellamneti sul campo. Intanto, la cronaca giornaliera si fà sempre più raccapriciante, centinaia le vittime tra civili iracheni, soldati americani, e componenti della resistenza locale muoino ed eleggono come loro cimitero l’Iraq. Se questa è democrazia c’è da averne paura.

Tra le moltissime persone che sono in Iraq coinvolte, a vario titolo, in questa assurda guerra c’è anche chi è mosso da un’ideale nobile, chi è li per aiutare gli iracheni a superare quest’assurdo massacro con delle azioni quotidiane che cercano di ristabilire una parvenza di normalità. Simona Pari e Simona Torretta sono le due volontarie di dell’associazione non governativa "Un ponte per" rapite il 7 settembre in Iraq. Per la prima volta le rapite si raccontano in un video che le ritrae nel loro lavoro quotidiano. Ve lo mettiamo a disposizione, qualunque altro commento ci sembra superfluo. Sotto vi riportiamo il testo integrale del video.

Il testo integrale del video di "Un Ponte per ..." per la liberazione di Ra’ad, Manhaz, Simona e Simona.

Ra’ad: "Nel nome di Allah, clemente e misericordioso. Mi chiamo Ra’ad Ali Abdulaziz, ho 35 anni, sono di Baghdad. Lavoro per l’Organizzazione umanitaria Un ponte per Baghdad. Mi occupo della distribuzione di acqua pulita, della manutenzione degli impianti di depurazione, della ristrutturazione delle scuole".

Manhaz: "Nel nome di Allah, clemente e misericordioso. Il mio nome è Manhaz Bassam, ho ventinove anni e lavoro in alcune scuole di Baghdad con una organizzazione umanitaria italiana. Organizzo attività ricreative per i ragazzi delle scuole elementari come corsi di pittura, scultura, calligrafia".

Simona T.: "Mi chiamo Simona Torretta, sono di Roma e ho ventinove anni. Sono venuta in Iraq per occuparmi dei progetti sanitari di Un ponte per Baghdad, distribuzione di medicine, assistenza ai bambini malati iracheni".

Simona P.: "Sono Simona Pari, ho ventinove anni, sono italiana. Sono da un anno a Baghdad per seguire il progetto scolastico Farah di Un ponte per Baghdad, progetto che parte dalla ristrutturazione delle scuole per arrivare all’ascolto dei bisogni dei bambini iracheni".

Ra’ad: "Sono un ingegnere civile, non ho mai voluto lasciare il mio paese e soprattutto ora che la guerra e l’occupazione lo hanno devastato c’è bisogno di restare. Amo la mia patria e cerco di servirla con quello che so fare. Questo ho imparato dai miei genitori e questo è quello che insegnerò a mio figlio Ahmed".

Manhaz: "Quasi la metà delle scuole ha subito gravi danni per i bombardamenti e i saccheggi e molte famiglie sono in difficoltà perché non hanno lavoro. I bambini sono coloro che maggiormente soffrono questa situazione. Per questo voglio aiutarli a sorridere e a superare le loro paure".

Simona T.: "Ci sono moltissimi bambini che hanno malattie gravi e malformazioni, affezioni gastrointestinali, respiratorie dovute anche alla mancanza di acqua e elettricità. Distribuire farmaci e stare vicino a questa gente, lo sento come un dovere nei loro confronti. Io amo l’Iraq".

Simona P.: "Questi bambini hanno vissuto cose più grandi di loro, la scuola deve essere un luogo protetto e sicuro, che garantisce il diritto allo studio ed al futuro. Il mio desiderio è di poter essere utile per aiutare questi bambini a vivere e studiare in un ambiente migliore"...

Ra’ad, Manhaz, Simona, e Simona sono stati rapiti martedì 7 settembre mentre lavoravano. Con il loro impegno hanno: curato 70.000 bambini ristrutturato 25 scuole portato acqua potabile a 250.000 persone medicinali, ossigeno e acqua agli ospedali dato un contributo alla salvaguardia del patrimonio storico della Mesopotamia.

Liberi tutti. Libero Iraq.

posta@unponteper.it


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> Le due Simone si raccontano, il video di "Un ponte per"
24 settembre 2004, di : Tano Rizza

Il video, prodotto da "un Ponte per", e’ disponibile in dwnl al seguente link

http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=3645

    > Le due Simone si raccontano, il video di "Un ponte per"
    24 settembre 2004

    mi chiamo frida,sono italiana ho otto anni, so delle due simone e spero che non siano uccise ho visto il video appello di "un ponte per" credo per tutto quello che hanno fatto non devono essere uccise tutta la gente che hanno fatta felice se moriranno dopo i bambini resteranno tristi, almeno con loro avevano il sorriso sulle labbra
> Le due Simone si raccontano, il video di "Un ponte per"
29 settembre 2004, di : Tano Rizza

28/09/2004 - 17:30- "LE SIMONE" FINALMENTE LIBERE!!! Pubblicato martedì 28 settembre 2004. ROMA - E’ finita la lunga attesa... La tv del Qatar Al Jazira ha annunciato che le due volontarie italiane sono state liberate. Simona Torretta (29 anni, romana) e Simona Pari (29 anni, di Rimini) erano state sequestrate il 7 settembre da un commando armato, che aveva fatto irruzione negli uffici della Ong ’’Un ponte per...’’, a Baghdad. Insieme a loro erano prelevati due colleghi iracheni che operano nel sociale, Raed Ali Abdul Aziz e Mahnaz Bassam. Le due operatrici sono state liberate dai loro sequestratori e consegnate all’incaricato d’affari italiano. Lo ha annunciato la televisione Al Jazira, ripetendo per tre volte la notizia.
    > Le due Simone si raccontano, il video di "Un ponte per"
    14 ottobre 2004

    io credo che si debbano dedicare molte energie ANCHE COMUNICATIVE allo sviluppo delle applicazioni energetiche derivate dal fotovoltaico e dall’ idrogeno al fine di limitare le nefandezze prodotte dall’ uso e dalla fame di petrolio.