Le babbucce

Volevo acquistarle in un negozio di Como ma…

di Adriano Todaro - martedì 31 ottobre 2017 - 4787 letture

Ieri sono andato a Como per motivi personali che a voi non interessano. Sì, la città del lago “ingabbiato”, la città dell’inventore della pila, Alessandro Volta, e tanto altro. Una città con un’isola pedonale interessante dove si può passeggiare e guardare, in santa pace, le vetrine se non fosse per i cani che lasciano più o meno piccoli ricordini in giro. Non è di questo, tuttavia, che vi volevo parlare ma del fatto che mentre passavo per via Vittorio Emanuele II, la mia attenzione è stata attratta da un negozio di scarpe. O, meglio, è stata mia moglie a fermarsi a guardare le vetrine. Sì perché mia moglie ha una vera passione per le scarpe nel senso che quando le acquista vanno benissimo ma a distanza di un’ora già le fanno male. Anche questo, però, a voi non interessa.

E così, guardando le scarpe, i miei occhi si sono soffermati su un paio di ciabatte da casa. Ora, dovete sapere che io, pur essendo nato al Nord, soffro molto il freddo e mi servivano proprio un paio di ciabatte, magari belle calde, così da ciabattare per casa nell’attesa di qualche TG che mi porti il Verbo renziano.

Correttamente c’era esposto anche il prezzo: 1.300 euro! Neanche tanto se consideriamo che dette babbucce erano impreziosite da una striscia di visone. Le guardavo affascinato e anche i miei piedi sembravano gioire. Uno strattone da parte di mia moglie mi ha riportato alla realtà. E subito si è messa ad inveire contro le ciabatte al visone: costano più di quanto prende un operaio in un mese, ha detto. Mi sono astenuto nel ribattere perché, questa volta, sentivo che mia moglie aveva ragione.

Io, lo riconosco, ho una mente bacata e massimalista ma talmente bacata che il mio pensiero è così corso a un fatto di cronaca avvenuto qualche giorno fa, sempre a Como. Un uomo di 50 anni, ha incendiato la casa dove viveva, ha ucciso i suoi quattro figli e si è ucciso. Cose che succedono e che non hanno nessun nesso con le ciabatte visonate. Sì, è vero, aveva perso il lavoro, temeva che i bambini gli sarebbero stati tolti, la moglie era in ospedale a seguito di una depressione acuta, non trovava un altro lavoro ed era disperato. Al sommo della sfiga, era anche marocchino.

Intanto bisogna dire che è necessario, nella vita, essere positivi. Prendete, ad esempio, Matteuccio di Rignano. Non lavora, è disoccupato eppure sa reagire. Ha scritto un libro pieno di ottimismo dall’ottimistico titolo “Avanti”. Non avanti popolo alla riscossa, cosa avete capito! Solo “Avanti”. Avanti per prendere il treno, tutto fogato per la “Destinazione Italia” come se lui abitasse in Papuasia. La parola chiave del viaggio è: “Ascolto”. Mica il Democristiano con i Nei si suicida perché senza lavoro! Lui ascolta e poi fa ciò che vole. E poi, diciamola tutta , anche la moglie del marocchino che va in ospedale per una depressione... Ovvia! Ma dai! Quando uno è depresso mica va in ospedale. Si fa, invece, una bella crociera. “Dottore – racconta la malata – sono depressa, che faccio?”. “Si faccia una bella crociera – risponde lo strizzacervelli – vedrà che guarisce”. Ecco perché le “sciurazze” di Como non sono mai depresse.

Fra l’altro in Lombardia siamo andati a votare per trattenere un po’ di piccioli nella nostra regione (almeno così ci ha assicurato Bobo Maroni). Un giochetto che ci è costato 70 milioni di euro. Cosa c’entra con il marocchino di Como? Niente ma io lo sottolineo ugualmente, anche perché il governo ha già fatto sapere che trattenere i soldi non si può: lo proibisce la Costituzione.

Che palle ‘sta Costituzione. Aveva ragione il Grande Statista di Rignano e la Madonna di Laterina a volerla cambiare. A quest’ora i soldi delle tasse li tenevamo in Lombardia e io, che d’inverno ho sempre i piedi freddi, mi potevo comperare le babbucce con visone. Da 1.300 euro!


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