Le Marche boicottano Nestlè?
La Regione Marche approva la mozione di RC che boicotta Nestlé e chiede l’estenzione di un codice etico. Serve un codice etico regionale?
Il 16 gennaio ’07 la Regione Marche ha approvato una mozione del consigliere Regionale di Rifondazione Comunista Michele Altomeni che impegna la Giunta a “escludere espressamente da qualunque capitolato di appalto, anche di enti collegati, l’acquisto di prodotti che fanno capo alla multinazionale Nestlè”.
Partendo dalla vicenda della contaminazione del latte i polvere contaminata con l’ITX, si mette in luce la politica scorretta della Multinazionale Svizzera, dichiarando l’azienda “non gradita” sul territorio regionale.
C’è da aggiungere che quell’indagine era partita nel novembre 2005, dalla procura di Ascoli Piceno, con il sequestro di oltre un milione e mezzo di confezioni in tutt’Italia. A dicembre 2005 l’indagine era stata traferita a Milano, per competenza territoriale, visto che a Milano hanno sede italiana le due ditte coinvolte.
Nell’inchiesta c’erano sette indagati per la Nestlè e uno per la Tetrapak, l’azienda produttrice dei contenitori su cui veniva applicato l’Itx.
Nel luglio 2006 la Procura di Milano chiede l’archiviazione a seguito della consulenza di parte del professor Silvio Garattini, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri ha dimostrato che la concentrazione di Isopropylthioxantone nel latte era blanda e quindi non tossica. Vale la solita storia: quello che non strozza ingrassa.
La Nestlé, come riporta la mozione, è stata, “più volte condannata da OMS e UNICEF per le modalità con cui promuovere la commercializzazione del latte in polvere, soprattutto nei paesi del sud del mondo, dove gli stessi organismi dell’ONU stimano che tale attività è causa della morte di un milione e mezzo di bambini ogni anno e recentemente condannata dall’antitrust, assieme ad altre multinazionali del settore, per avere costituito un cartello al fine di vendere il latte in polvere in Italia ad un prezzo di molto superiore al prezzo di mercato determinato in altri paesi”.
La Mozione approvata dal Consiglio Regionale chiede alla Giunta di stendere e approvare un “codice etico” che “individui precisi criteri per definire imprese “non gradite” e le forme di “boicottaggio” da applicare ad esse.”
Ma quali sono i criteri per trovare persone abbastanza etiche da estendere un codice etico, nella Regione Marche e quali i poteri di una carta dei valori, soprattutto se un giorno scopriremo che è stata messa in mano a gente che nella sostanza e per la maggior parte se ne sbatte del bene comune?
C’è stato anche chi la chiamava “purificazione”, e solo quando la cenere della polvere s’era ormai posata a terra, accettammo l’idea che si trattava della shoah. Solo quest’anno in Iraq, secondo l’ONU, sono morte più di 35.000 civili e c’è ancora chi la chiama democrazia. Dall’inizio della nostra meritoria esportazione, a cui l’Italia ha eroicamente partecipato, abbiamo sotterrato forse più di 200.000 innocenti e c’é ancora chi si considera tollerante.
Un nuovo codice etico regionale è forse non senso in termini? C’è chi dice che o sono regole o sono valori. Potremo guardare forse un giorno i nostri codici etici, belli nella forma, accattivanti nel lettering, su papier di grammatura solida e filigranate dall’ultimo maestro incisore fabrianese e godere, solo allora, della nostra ispirazione etica. Ma fin quando le regole permetteranno di nascondere la polvere sotto il tappeto sarà possibile tenere la contabilità dell’ipocrisia del sistema che dice di condividere i nostri valori?
In fondo, guardando il logo, non trovate che Nesté trasmetta valori positivi?
Sia il codice etico sia un logo possono parlarci di intenzioni che rimangono nel magazzino delle volontà, come giacenze invendute.
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Bisognerebbe boicottare anche la cina, che ha distrutto quello che i nostri genitori hanno messo su nel giro di 4 decenni
All’interventore affetto da "sindrome cinese" consiglio un buon bagno di umiltà e una trasfusione di intelligenza (se riesci a trovare un donatore).