Land Grabbing italiano
ActionAid sostiene il diritto alla terra dei cittadini di Narbolia, in Sardegna.
Ebbene sì, succede anche a casa nostra. In un piccolo comune di 1.800 abitanti in provincia di Oristano, in Sardegna, un’azienda ha deciso di destinare ben 64 ettari di terreni alla produzione di energia, attraverso un mega impianto di serre fotovoltaiche, anziché preservarli per scopi agricoli.
Stiamo parlando di un caso di accaparramento di terra (land grabbing), né più, né meno, di quelli che, in Senegal e Tanzania, sono stati oggetto di due recenti campagne di ActionAid.
L’azienda in questione, Enervitabio S.Reparata, riceverà oltretutto milioni di euro di sussidi proprio grazie all’impianto e alla vendita dell’energia prodotta, a meno che il prossimo 5 novembre il Consiglio di Stato non accolga le ragioni del Comitato “S’Arrieddu per Narbolia”, che ActionAid sostiene in questa importante lotta.
Tutto è iniziato nel 2012 quando l’Azienda Enervitabio S.Reparata costruisce su 64 ettari di terreno agricolo, un grande impianto di serre fotovoltaiche. Le serre fotovoltaiche, ossia agricole, dovrebbero seguire dei requisiti specifici atti a garantire la produzione agricola come primo e principale scopo. Ma a tre anni dalla sua costruzione, di attività agricole dentro le serre ne vengono realizzate ben poche, rendendo evidente come il vero obiettivo di questo progetto fosse quello di utilizzare la terra per scopi altri da quelli agricoli, ovvero produrre energia grazie ad un sistema di incentivi fortemente distorsivo.
Un Comitato spontaneo di cittadini dei quei territori, denominato “S’Arrieddu per Narbolia” si è quindi costituito per protestare contro il progetto e chiederne la revoca delle autorizzazioni, il relativo smantellamento e la bonifica dei terreni. Quello che viene maggiormente contestato è soprattutto l’opportunità del progetto che priva un’area a forte vocazione agricola di 64 ettari di terreni irrigui adatti alla coltivazione.
Il TAR della Sardegna, con la sentenza dell’11 Luglio del 2014 ha accolto i rilievi sollevati dal Comitato e dalle organizzazioni che lo sostengono, Adiconsum, Italia Nostra e WWF, dichiarando illegittime le autorizzazioni comunali concesse per la costruzione delle serre fotovoltaiche di Narbolia.
E’ nostra convinzione che i diritti sulla terra, anche quelli di proprietà, devono essere bilanciati dai doveri: tutti dovrebbero tutelare la sostenibilità di lungo termine della risorsa terra. In questo caso né chi ha comprato i terreni per il progetto, né chi ha dato le autorizzazioni, il Comune, sembrano aver operato tutelando la sostenibilità di lungo termine di quella terra e ancora di più, di quei territori.
Da diversi anni ActionAid lavora al fianco delle comunità locali che nei Paesi poveri si oppongono all’accaparramento della loro terra. Questo progetto, come molti altri in Sardegna, in Italia e in Europa, dimostra come il fenomeno del land grabbing riguardi anche i nostri territori e per questo è importante stare al fianco del Comitato “S’Arrieddu per Narbolia” che, con grandi difficoltà, sta conducendo una lotta fondamentale per la tutela di un bene comune come la terra.
Il prossimo 5 Novembre il Consiglio di Stato si esprimerà sul ricorso realizzato dall’azienda e dalle istituzioni locali nei confronti della sentenza del TAR Sardegna. A prescindere dall’esito della sentenza, è importante ribadire che questo progetto non aiuta né l’ambiente, né il territorio di Narbolia e che è urgente, come chiede, inascoltato dalle istituzioni regionali, il Cordinamento Comitati Sardi, di cui quello di Narbolia fa parte, una moratoria delle autorizzazioni di impianti di produzione di energia rinnovabile e non, che stanno devastando il territorio sardo.
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