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La verità, nient’altro che la verità

L’alluvione del primo ottobre 2009 nel messinese avrà un processo. La Procura di Messina ha chiesto il rinvio a giudizio per diciotto indagati.

di Piero Buscemi - sabato 5 maggio 2012 - 2580 letture

Alla fine, quella notte infausta di paura, morte, rabbia e lacrime, quella notte del primo ottobre del 2009 che ha seminato disperazione nella costa jonica messinese, avrà un processo. Un processo atteso da molti come l’unica strada che possa portare ad una più logica verità. Lontana dalle manifestazioni di discolpa e di necessaria casualità di un evento che, in questi anni, si è tentato più volte a collegare, solo ed esclusivamente, alla furia delle forze atmosferiche, combinate sapientemente da madre natura.

Una versione dei fatti sostenuta, ricamata, confezionata su misura da chi aveva l’interesse di allontanare qualsiasi minimo sospetto su eventuali responsabilità oggettive sulla gestione del territorio e delle sue profonde trasformazioni, votate ad un’edilizia spesso improvvisata, ma sicuramente, non sempre rispettosa delle caratteristiche dell’ambiente circostante.

E’ giusto sottolineare che nessuno ha mai voluto calarsi nei panni dell’inquisitore a tutti i costi, di chi debba trovare sempre un colpevole alla tragedie umane, di chi in un’illogica "logica" del sospetto vede un interesse economico ad ogni blocco di cemento tirato su in nome del progresso.

Ma ci sono 37 vittime e un numero imprecisato di dispersi che hanno diritto ad avere le risposte alle domande di giustizia. Hanno diritto ad avere i nomi degli eventuali responsabili di quella che, da una seppur copiosa e violenta alluvione, ha preso le sembianze di un’altra inutile strage di innocenti.

E’ una verità pretesa dalle famiglie di quei morti, da chi ha perso ogni cosa sotto quel fango e macerie. Da chi è rimasto, nonostante tutto. Da chi non trova rassegnazione da un destino che accomuna sempre le vittime, che le rende solidali, tanto da mischiare le lacrime, oltre che alle anime strappate da una perdita inconsolabile.

La Procura di Messina ha chiesto il rinvio a giudizio per i diciotto indagati. Tra loro alcuni amministratori locali, ex amministratori, geologi, progettisti e tecnici. Si ritroveranno il prossimo 13 luglio davanti al giudice per le udienza preliminare. Le accuse molto pesanti parlano di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose.

Una tragedia, quella abbattutasi su Scaletta Zanclea e Giampilieri, che aveva raccolto i suoi precedenti nel 2007, ma anche nel 2008, con la sola differenza che in quelle occasioni, veramente per pura casualità, non si era statisticata alcuna vittima.

Alla vigilia di una nuova tornata elettorale, che interessa anche alcuni paesi di questa riviera jonica, sarebbe opportuno riflettere sulle proprie scelte e sui rischi geologici che, se come visto in altre parti d’Italia non fa sentire al sicuro nessuno, da queste parti conta una catena di episodi analoghi costantemente ripetuti nel tempo.

Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanclea, Gaspare Sinatra, commissario straordinario del Comune di Messina dal 18 ottobre 2007 al 20 giugno 2008, Giuseppe Buzzanca, sindaco di Messina, Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi, dirigenti della Regione Siciliana, Salvatore Cocina, ex responsabile della Protezione Civile regionale. E per concludere, i tecnici Antonino Savoca, Alberto Pistorio, Giuseppe Rago, Francesco Grasso, Agatino Giuseppe Manganaro, Francesco Triolo, Salvatore Di Blasi, Stefano Bello, Giovanni Garufi, Carmelo Antonio Melato, Salvatore Cotone e Giovanni Randazzo.


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