La solitudine di Felicia

Felicia Bartolotta Impastato, ha perso l’unica sua ultima battaglia, quella combattuta contro l’indifferenza della sua gente. Lei, la madre eroica di Peppino Impastato. L’indifferenza della gente di Cinisi.
Cinisi non percorre gli ultimi passi con la madre coraggio Felicia Bartolotta e lascia che l’indifferenza regni in un giorno tutt’altro che ordinario, il giorno della sua morte.
Ho lasciato passare qualche tempo prima di scrivere questo articolo, ho aspettato, perché volevo vedere fino a che punto l’indifferenza potesse trascinarsi, e diventare definitivo oblio e silenzio.
Molti organismi di stampa hanno taciuto nel dare la notizia, o l’hanno data con la superficialità che non meritava di certo; forse perché non era una grande notizia da dare, forse perché il troppo chiassoso panorama televisivo, meritava giustamente la ribalta. Felicia Impastato, madre di Peppino, il figlio brutalmente assassinato dalla mafia, muore il 7 dicembre scorso, a seguito di un improvviso attacco d’asma. Ma Cinisi, suo paese di origine in provincia di Palermo, non ha avuto il coraggio di accompagnarla nel suo ultimo viaggio; alla congiunzione col figlio che aveva difeso ed onorato fino a pochi giorni prima della sua morte, è andata accompagnata da pochi coraggiosi, poveri illusi. Felicia Impastato non ha retto, è morta improvvisamente, un giorno qualunque.
Lei che rappresentava la forza e il coraggio, tanto da non tacere sulle ingiustizie perpetrate da un sistema politico fortemente colluso con la mafia locale, alla quale aveva dichiarato la sua non connivenza il giorno della morte del figlio Peppino, ha perso una battaglia importante, quella con il nemico invisibile: l’indifferenza.
Non si può combattere un nemico invisibile e qualcosa che ancora in molti credono non esista, la mafia. La mafia che riempie la bocca a quanti si considerano paladini della giustizia, ha sferrato il suo ultimo colpo e ha vinto, permettendo che la gente di Cinisi rimanesse indifferente alla morte della sua madre simbolo.
La mafia è una condizione che Felicia Impastato conosceva benissimo, l’aveva condivisa con la sua famiglia e ripudiata quando, sola contro tutti, aveva abbracciato la causa del figlio Peppino. La sua morte è stata equiparata a quella di una delle tante donnine provate dalla vecchiaia, quindi di poca importanza; in fondo cosa poteva rappresentare una figurina esile e minuta qual’era sempre stata.
Chi ha visto il film "I cento passi" l’ha conosciuta attraverso la mirabile interpretazione di Lucia Sardo, attrice lentinese, dunque siciliana come lei, la quale aveva dato spessore e credibilità ad una madre piegata dal dolore e allontanata da tutta la famiglia. Così mentre a Cinisi, non è morto nessuno, anche il Continente ha taciuto. Ancora una volta hanno taciuto tutti. Così come accadde il giorno della morte di Peppino, il 9 maggio 1978. Tutti apprendevano di una morte importante, quella di Aldo Moro e come in un prevedibile copione, anche ai giorni nostri la superficialità ha annientato il lavoro che la famiglia Impastato superstite, attraverso l’informazione, la lotta, i comitati e le storie raccontate a tutti i bambini, ai giovani, ha portato avanti in tutti questi anni.
L’Italia ha subito una grave perdita, e mi chiedo davvero quali possano essere i veri eroi, i mitici eroi che meritano l’attenzione e gli onori. Una madre che si schiera contro tutta la cittadinanza non fa notizia.
Per quieto vivere, in fondo lei aveva poco da perdere, per paura, quella paura paralizzante che non consente alle istituzioni di portare a termine il proprio lavoro, fatto d’impegno, sacrificio, di vittime importanti. Cinisi ha lasciato che Felicia fosse accompagnata dai forestieri, dal "figlio-attore" Luigi Lo Cascio, che ha voluto essere lì nel suo ultimo viaggio, che ha creduto in lei, nella sua storia semplice e da coloro che, a cose fatte, non dovranno abitare le strade le piazze, le case di un paese alla deriva di se stesso.
In una sua recente intervista, guardando dal balcone di casa sua ha detto: "Vedete, quella è la casa di Don Tano. E’ sempre chiusa e buia, mentre a casa mia viene sempre un sacco di gente ed io posso parlare e raccontare la mia storia a tutti". Le ultime sue volontà, annunciate dal figlio Giovanni, erano quelle di tenere la sua casa aperta a quanti credono ancora nella lotta, alla giustizia, all’antimafia. L’antimafia che poteva cominciare un giorno qualunque, per le strade di Cinisi.
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E’ difficile immaginare una vittoria sulla mafia, fino a quando non si riesce a combatterla in casa propria. E’ bello che un ragazzo di Catania o di Roma vada a Cinisi per una manifestazione o per un funerale come quello di Felicia Impastato. Ma poi ognuno torna a casa propria e chi potrà vincere la mafia è solo chi rimane. La morte della madre di Peppino nel silenzio dei media non è una sconfitta. La notizia è rimbalzata da una bocca all’altra, da un’e-mail all’altra in tutta Italia. Io mi sono commosso, tanti si sono commossi e non dimenticheranno, indipendentemente da quello che i tg decidono di fare del cervello del pubblico addomesticato. Felicia era un esempio. E un esempio è comunque una vittoria.
Il silenzio dei media permette, a chi non vive la realtà siciliana di dire che la Sicilia è solo mafia. Lei rimarrà un simbolo comunque, una donna coraggiosa, che ha lottato. Ma coloro che non hanno documentato quanto è accaduto, diventano complici di un boicottaggio costante nei confronti della nostra terra e della sua coscienza civile. Grazie Lorenzo.
Felicia non è morta, come non è morto Peppino. Non moriranno mai se i loro Cento passi saranno i nostri primi passi per una Sicilia migliore. Grazie Peppino. Grazie Felicia
Comuovente il tutto..Io sono straniera, dunque conosco poco quella realtà del vostro paese (visto che i massmedia italiana non è transparente e retta), ma posso dire che è bellissimo il vostro contributo all’intelligenza del popolo italiano e non solo...che prima o poi si sveglierà e farà i suoi primi passi verso la libertà, verso la partecipazione! Florentina Ionescu