La società dell’inclusione nel regno del silenzio
L’ateismo è l’irrazionale del capitalismo incapace di porsi un limite per ragioni strutturali; solo la verità salva...
Ateismo e normatività della natura
L’ateismo affermava Costanzo Preve non è semplicemente la negazione dell’esistenza di Dio, se ci si sofferma semplicemente su questo elemento non si comprende la profondità del problema. L’ateismo è l’indifferenza verso la verità e ancor più l’avversione verso ogni normatività naturale [1]. Tale problema dev’essere colto nel quotidiano; gli effetti dell’indifferenza verso la verità penetra capillarmente nelle parole e negli eventi ordinari dell’esistenza individuale e collettiva fino a diventare “il modo di esserci e di pensare dell’Occidente all’ombra del capitalismo totale-assoluto”. Le Paraolimpiadi di Parigi ci ripropongono il problema del gender e dell’identificazione dei generi, in quanto è stato permesso ad un atleta gender di gareggiare con le donne. Già nelle Olimpiadi fu sollevato il medesimo problema, al punto che si dichiarò che non vi sono evidenze scientifiche per determinare il genere maschile o femminile.
In questi anni il genere maschile è stato oggetto di una campagna di critica e, a volte di criminalizzazione. Il genere maschile è stato rappresentato come la radice di ogni male e violenza, pertanto andava sottoposto ad una paideutica finalizzata a una metamorfosi sostanziale. Colpevole delle violenze era sempre il genere maschile, mai il sistema sociale ed economico, il quale, invece, si connota per “essere inclusivo”.
La società dell’inclusione di giorno in giorno mostra le sue falle e le sue contraddizioni. Le femministe sostenute dai media hanno contestato il “patriarcato inesistente” causa di ogni male. Gradualmente la verità storica e gli obiettivi ultimi si svelano. Sotto attacco non è semplicemente il genere maschile ma anche il genere femminile. Gli ultimi baluardi dell’identità-verità oggettiva, il genere maschile e il genere femminile, sono da trascendere in nome di un relativismo senza limiti. Il maschile e il femminile sono ridotti a semplici espressioni culturali ed anche la biologia è smentita, di conseguenza non vi sono generi, ma solo espressioni individuali.
L’individualismo senza vincoli sostanza del capitalismo chiude il cerchio, ovvero ciascun soggetto ha il diritto di definirsi a prescindere dai limiti oggettivi. La derealizzazione comporta la fine della politica, in quanto la realtà è sostituita dal “desiderio” indotto. Se i generi non sono che scelte personali instabili l’Occidente è il lo spazio-tempo del tramonto della verità e delle identità. Se le identità di genere sono consegnate alla manipolazione monopolizzata da una pluralità di sistemi industriali-farmaceutici che rendono i generi artifici da costruire in laboratorio, tutto è improntato al nichilismo realizzato e specialmente “ogni identità” è considerata portatrice di violenza. La verità è altra senza identità non vi è dialogo. L’Occidente è sempre più il regno del silenzio, in cui le individualità evaporano e con esse ogni normatività naturale.
L’ateismo e l’Occidente coincidono perfettamente; Costanzo Preve aveva colto il problema nella sua radicalità. Vi sono femministe che criticano l’attacco al genere femminile, si spera che riportino la parte al tutto, ovvero che colgano l’errore interpretativo in cui sono cadute, in tal modo potrebbero contribuire senza contrapposizioni preconcette al processo di consapevolezza generale sul nostro tempo. Difendere i generi e la loro specificità nel rispetto della comune natura umana, non offende e non esclude nessuno, ma riporta al centro l’essere umano per proteggerlo dalla logica della manipolazione-sperimentazione che avanza inesorabile tra gli applausi dei sudditi. La riduzione dei generi a flatus vocis è la fase finale del lungo percorso di “distruzione creativa della ragione oggettiva”.
La destra si confonde con la sinistra; il multiculturalismo è riduzione delle differenze culturali a semplice folklore da vendere sul mercato; le istituzioni sono aziende, offrono servizi in base al censo; la famiglia e la comunità politica sono ormai giustapposizione di individui che ascoltano la “voce del mercato”. Tutti inclusi dunque, ma nel mercato della manipolazione senza limiti. Siamo nella fase finale, ad un punto di svolta che richiede il costituirsi di un fronte popolare, in cui sedimentare la prassi. Pensare il nostro tempo significa farsi portavoce dei dubbi e delle domande che possono essere d’ausilio per l’emancipazione di tutti, ma affinché ciò possa essere dobbiamo pensare il nostro tempo e porci il problema, se esso sia conforme alla natura umana. Dunque dobbiamo affrontare il tema della natura umana senza timori, perché solo partendo da tale assunto è possibile valutare il tempo presente e aprirci alla prassi comunitaria.
Come nella rappresentazione dell’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci dobbiamo ricostruire il cerchio della verità che difende il soggetto umano e l’umanità tutta dalla tracotanza del potere che avanza inesorabile e sulle ceneri dell’umanità moltiplica il plusvalore e svuota l’umanità di ogni significato. Solo la politica può riportare l’essere umano nel proprio tempo, a tale scopo ogni essere umano è chiamato a dare il proprio etico contributo.
L’ateismo è l’irrazionale del capitalismo incapace di porsi un limite per ragioni strutturali; solo la verità salva dai processi di distruzione messi in campo dal modo di produzione capitalismo. Bisogna riprendere il cammino dalla verità dialogica prima che sia troppo tardi.
[1] Costanzo Preve, Una Approssimazione al pensiero di Marx, i centotalleri il prato, pp. 56
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