La riforma Moratti dell’Università
Docenti, ricercatori, studenti e sindacati contro la riforma Moratti dell’Università e della Ricerca
La riforma Moratti della docenza universitaria sta incontrando forti resistenze. L’abolizione dei contratti a tempo indeterminato per i ricercatori, la novità più discussa, scatena le ire soprattutto dei 55mila ricercatori precari che già affollano i laboratori italiani. Tutte le componenti, dai docenti agli studenti, sono comunque coinvolte dal progetto della ministra che apre gli atenei al mondo dell’impresa e taglia i fondi pubblici per la ricerca.
Il clima di agitazione di queste settimane ha rimesso in discussione le stesse riforme dei governi di centro-sinistra: sotto accusa è anche il "3+2", il modello universitario anglosassone importato dalle università italiane, che per unanime opinione ha causato lo scadimento della didattica.
Con tanta carne al fuoco, non sorprende che assemblee e manifestazioni si susseguano, dopo quel 17 febbraio che ha visto convergere alla Sapienza migliaia di ricercatori di tutta Italia. Sotto la spinta di sindacati, collettivi studenteschi e reti di ricercatori precari, anche dagli accademici più austeri sono giunte voci di opposizione al ministro. Solo la Conferenza dei Rettori, per ora, è disposta a trattare sul disegno di legge. E i primi risultati delle mobilitazioni si vedono già: dal ministero si annuncia la riscrittura della legge alla luce delle critiche ricevute. Ma la sostanza non cambia: il ricercatore d’ora in poi sarà precario, se la "Moratti" passerà.
La precarizzazione, infatti, è fortemente richiesta dal mercato: uno scienziato senza garanzie per l’avvenire è costretto a privilegiare ricerche di rapida applicazione pratica, per giustificare il proprio posto di lavoro di fronte ai suoi finanziatori. Così, oltre a calpestare i diritti dei ricercatori, si mette a rischio il delicato meccanismo che regola la comunità scientifica: la scienza è fatta anche di pause di studio e di ricerca di base apparentemente inutile o poco redditizia.
Contro una legge tanto sciagurata, ricercatori e docenti ricorreranno persino allo sciopero, strumento di lotta inconsueto nelle università: il 23 aprile vi aderiranno tutti i sindacati e le associazioni per l’intera giornata, mentre a Roma si svolgerà una manifestazione nazionale per chiedere il ritiro del progetto di riforma.
di Andrea Capocci, Aprileonline.it
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è evidente che non si prende in considerazione un dato della riforma: i ricercatori (i migliori) rimarranno e come all’università: dovranno semplicemente "studiare" e supererare un esame. O è chiedere troppo? Forse era più comodo, per costoro, avanzare di grado per anzianità e favoritismi, sapendo che nessuno avrebbe mai opinato sulla loro reale preparazione e produzione scientifica... l’università non è un parcheggio, o si?
Ti invito caldamente ad assistere ad un esame di ricercatore oggi... in genere c’è un unico candidato, quello che DEVE vincere, quello che già conosce le tracce d’esame, quello che ha il suo "barone" come presidente di Commissione, quello che ha concordato insieme a lui gli altri Commissari e le domande dell’orale.... Chi non ha appoggio politico, e proprio perché non ha garanzie deve dimostrare di essere 100 volte superiore perché qualcuno lo consideri un papabile, chi segue veramente gli studenti e fa il proprio lavoro, oggi come oggi aveva una sola possibilità di portare avanti questa sua "passione"... resistere fin quando qualcuno abbastanza onesto decidesse che era il suo turno...
Dalla Moratti in poi, anche quest’ultima strada è tagliata, nelle facoltà ci rimarranno i figli di "Lei non sa chi sono io..." per buona pace della cultura e dell’impegno.
La riforma dell’Università va fatta da chi l’Università la vive davvero, dagli utenti, dai ricercatori; fin quando a decidere sarà una persona che di istruzione non ci capisce niente, circondata da signorotti potenti con l’unico scopo di accrescere la loro cerchia, il risultato non potrà che essere una disfatta.
L’univesità non è un parcheggio, ma neanche un luogo di passaggio. è il simbolo della cultura, dello studio e la ricerca approfondita. Coloro che hanno ricevuto il merito di poter essere chiamati "ricercatori" non hanno certo bisogno di "esamucci" di conferma del loro sapere. Preoccupiamoci piuttosto della formazione degli studenti, della preparazione che si offre negli atenei. Il parcheggio è per loro, non per i ricercatori. Sempre meno convinzione nell’iscriversi alle università, o per meglio dire, nel sacrificio dello studio. Riportiamo il nome di Università in alto, non con una selettività delle menti che già sono al suo interno; bensì alziamo la qualità delle persone che vi entrano con convinzione e tutto comincerà a girare nel verso giusto,perchè è una spirale propositiva che spronerà sempre più giovani a studiare e sempre più ricercatori ad insegnare il loro sapere. Se invece la nostra cultura vuole puntare sempre più al "mediocre" questa è sicuramente la strada giusta!La fiera delle menti annebbiate! Dove andremo a finire !
Sono d’accordo nell’affermare che sia giusto che tali ricercatori sostengano degli esami per poter avanzare di fascia,piuttosto ke farlo per anzianità o favoritismi.Infatti questi ultimi sono più ke evidenti dal momento ke ,almeno per esperienza personale,la maggior parte di tutti i ricercatori che ho avuto come insegnanti sarranno anke muniti di un bagaglio culturale eccelente nel loro campo ma quasi sempre delle schiappe a spiegare,per cui dico fate un mestiere che sapete fare:sapete studiare e ricercare?beh fatelo, ma non abbiate la presunzione di insegnare quando vi manca la tecnica e la pazienza mettendo così i bastoni tra le ruote a gente venuta lì per imparare.E poi una cosa che vedo sempre più come un miraggio è la passione che i professori mettono nell’insegnamento!
Sono pienamente d’accordo con la protesta contro la riforma Moratti, in quanto non ha nessuna considerazione della cultura scientifica(invidiata all’estero) e dei suoi tempi. Detto questo però credo che la forma di protesta sia sbagliata perché danneggia solo noi studenti; mi chiedo infatti come mai si parli di sciopero quando ricercatori e docenti hanno pensato bene dall’astenersi solo dall’attività didattita, continuando a percepire lo stipendio per altre attività legate sempre all’ateneo. Comunque sembra che le proteste non tocchino il nostro ministro, che IMPONE una riforma che nessuno vuole!Spesso mi chiedo se questo sia un governo o un regime. Mino, studente di scienze biotecnologiche a Lecce
Il Politecnico di Studi Aziendali di Lugano www.unipsa.ch e www.umc-pcu.edu con sentenza n.204/2000 del 14/9/2000 è stato condannato per PUBBLICITA INGANNEVOLE dal GRAN GIURI dello IAP ISTITUTO dell’AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA in quanto il messaggio in oggetto è stato ritenuto ingannevole nella misura in cui ingenera nel pubblico la convinzione di poter conseguire un titolo analogo al titolo di dottore conseguibile in Italia quando il titolo conseguibile presso il Politecnico di Studi Aziendali non è paragonabile ad alcun titolo accademico italiano.Il messaggio è ulteriormente recettivo in quanto il titolo pubblicizzato è privo di valore legale nella stessa Svizzera e come tale non è passibilie di alcun riconoscimento secondo quanto previsto sia dalla Convenzione Europea del 1959 sia dalla normativa Italiana e Comunitaria in materia di riconoscimento dei titoli accademici stranieri.Inoltre vi è il mancato riconoscimento da parte delle Autorità Elvetiche del Politecnico di Studi aziendali quale istituzione universitaria di qualsiasi genere come desumibile dalla richiesta avanzata dalle stesse Autorità di informare il pubblico circa l’ASSENZA DI VALORE LEGALE e la NON EQUIPOLLENZA di detti titoli ad ALCUN TITOLO ACCADEMICO ITALIANO O SVIZZERO OD EUROPEO. Rivolgetevi quindi it a strutture riconosciute quale è la ESE EUROPEA SCHOOL OF ECONOMICS www.uniese.
Sono una Dottoranda in Scienze biochimiche. Il mio sogno è sempre stato quello di diventare ricercatore. Sono sulla buona strada. Ma oggi con la nuova legge Moratti vedo questo sogno Terrorizzante. Contratti a tempo determinato, risultati immediati altrimenti sei fuori e carriera bloccata ancora prima di poter diventare ricercatore. Se decidessi di insegnare sarebbe ugualmente un disastro per via delle ultime normative.. Forse in Italia non vogliono piu’ la scienza, è un modo come un altro per mandarci via, all’estero.. e poi si lamentano della fuga "cervelli italiani". Incrociamo le dita.
Non capisco perché nessun giornalista menziona mai il "Processo di Bologna" e l’ineluttabilità della riforma (3+2 e sistema di crediti di modello anglosassone) che viene implementata in tutti i paesi che hanno aderito al processo (45 paesi europei tra cui Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, persino la Santa Sede) e che porterà alla concreta realizzazione di uno Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore con comprensibile vantaggio delle nuove generazioni che potranno effettuare i loro studi in diversi paesi, con un persorso comune in cui vengono riconosciuti gli esami sostenuti nelle varie università. Inoltre l’Italiaè sotto accusa da parte di tutti i paesi partner per l’orrendo sistema clientelare che promuove solo chi è "raccomandato" a scapito della bravura e della serietà. Solo con una riforma decisa, che premia il merito con riconoscimenti "veri", dettati da un forte interesse di tipo privatistico, si potrà scardinare un sistema purtroppo consolidato di corruzione e sopraffazione, nonché il ben noto fenomeno di "fuga di cervelli". Possibile che gli studenti si facciano strumentalizzare così senza conoscenza di causa?
Il nostro attuale sistema universitario, quello che tu opportunamente citi come 3+2, è un fallimento totale..e sai perchè? perchè non ci si può uniformare alle esperienze europee solo per ciò che più conviene...il nostro attuale sistema era destinato a rivelarsi un fallimento e le previsioni non sono state smentite!I ragazzi conseguono la laurea di primo livello esattamente quando avrebbero conseguito quella del sistema precedente, con la conseguenza che sono pronti per accedere al mondo del lavoro quando ormai il mondo del lavoro non li vuole più!Non ci raccontiamo barzellette, sappiamo benissimo qual è la realtà lavorativa italiana!Quanto alla riforma decisa della quale tu parli...bé, fattelo dire, se ti stai riferendo alla riforma moratti, non sarà certamente quell’accozzaglia di articoli messi insieme senza un criterio logico che consentirà all’italia di emergere a livello europeo e soprattutto di eliminare lo schifo che ha sempre contraddistinto i concorsi universitari.Io ho smesso di sognare da molto tempo ormai e ti consiglio di fare lo stesso.
Consiglio a tutti quelli che sono contrari alla riforma di consultare il sito di Domenico Pacitti che si batte da anni per contrastare lo strapotere dei "baroni" nelle università italiane e la corruzione che è tristemente nota all’estero. Da tempo lui suggerisce di introdurre un sistema di finanziamento privato di tipo anglo sassone per premiare finalmente la meritocrazia ed evitare la "fuga di cervelli"
Per trishia.... Certo, così la ricerca di base andrà ancora più a farsi friggere, privileggiando il mero portafogli dei privati. Ma vi rendete conto di quello che dite? Siete forse tra quei polli che pensano che scienza e tecnologia USA vengono da soldi privati? Invece della ricerca libera preferiamo rendere schiavi i nostri ricercatori dell’ultimo manager rampante e completamente ignorante di ciò che la scienza sia? La scienza non è interesse privato. E’ sapere di tutti. Non è "qui e subito", ma è "investimento per il futuro". Non serve ad arricchire amministratori delegati, ma per portare sviluppo di tutti. La ricerca di base, cioè quella vera, è sempre stata fatta con fondi pubblici, senza richiesta immediata di risultati, per amore di conoscenza e POI per risultati applicativi. RARO il viceversa.
Non sono d’accordo! Il finanziamento dai privati non serve (solo) ad arricchire gli amministratori delegati. I finanziamenti privati servono anche a ’finanziare’ l’assunzione di forza lavoro ( all’università con contratti tipo assegni di ricarca, e anche nelle aziende.) Considera che spesso i privati forniscono finanziamenti anche nella forma di ’ore uomo’ cioè mettono a disposizione un loro dipendente per un tot di ore per collaborare al progetto congiuntamente al personale universitario.
complimenti per l’oggettività e la libertà d’espressione! Ho visto che avete cancellato il mio articolo!
anche a me è successa la stessa cosa....e poi parlano di LIBERTA’ d’espressione!