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La pubblicità e il poncho

Come uno spot ci condiziona la vita

di Donatella Guarino - giovedì 11 settembre 2008 - 2589 letture

A me la pubblicità piace molto. Soprattutto quella televisiva. Che alle parole aggiunge la musica, le immagini e un notevole, quanto stringato, tempo narrativo.

Mi dà alcuni spunti di lettura della realtà, mi suggerisce quello che pensa la gente, quello che preferisce. Mi dà idea di ciò che è il corso del tempo. Insomma le attribuisco anche una finalità sociologica.

Nel mare di pubblicità che ci viene propinata ogni momento ci sono spot davvero belli, creativi, geniali. Alcuni sono confezionati in modo elegante, bello, subdolo. Soprattutto subdolo.

La pubblicità condiziona. A volte in modo consapevole, a volte no, ma i messaggi che derivano da uno spot pubblicitario interferiscono moltissimo con i nostri modi di scegliere e acquistare. E condizionano i nostri gusti personali.

Sono studiati in modo approfondito i meccanismi che lo spot deve mettere in moto e le note emozionali sulle quali deve fare presa. E dalla psicologia la pubblicità attinge a piene mani…

E’ proprio dei condizionamenti che ne nascono che vorrei parlare…

C’è uno spot che reclamizza (da tempo e sempre con la stessa attrice) un noto yogurt che “aiuta la regolarità”.

Nell’ultima versione (quella autunno/inverno 2007-2008) una giovane donna - che pure mangia ogni giorno uno yogurt - ha problemi di irregolarità. Che le creano temuti gonfiori allo stomaco. Che la fanno vergognare tanto da spingerla a coprirsi. Con uno poncho!

La sua amica le consiglia di provare lo yogurt che mangia lei (da anni). I risultati si vedranno presto. Infatti, dopo qualche giorno, al poncho è preferita una t-shirt aderente. Fine dello spot.

Il fatto è che io ci sono rimasta male, per il poncho. Lo confesso, se ne ammiro uno in vetrina sorrido: quello spot ha ridato una nuova semantica a questo capo di abbigliamento.

Non riesco più a guardare – senza pregiudizi – i poncho (e le donne che lo indossano). E a evitare di pensare al prototipo di donna moderna che lo ha usato in maniera impropria per “coprire i suoi gonfiori”.

La pubblicità condiziona. A volte in modo consapevole, a volte no. A volte, come in questo caso, per motivi diversi che non riguardano direttamente la vendita del prodotto sponsorizzato.


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