La procreazione assistita è legge

Via libera della Camera alla legge sulla procreazione assistita. L’emiciclo di Montecitorio ha dato il via libera al testo. A voto segreto e senza alcuna modifica rispetto a quello licenziato dal Senato. I sì sono stati 277, i no 222.
Via libera della Camera alla legge sulla procreazione assistita. L’emiciclo di Montecitorio ha dato il via libera al testo. A voto segreto e senza alcuna modifica rispetto a quello licenziato dal Senato. I sì sono stati 277, i no 222. Tre deputati si sono astenuti. Hanno votato a favore del provvedimento Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc, Udeur e Lega. Si sono opposti i Ds, il Prc, i Verdi, il Pdci, lo Sdi, il Nuovo Psi ed il Pri. La Margherita, che aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi deputati, ha votato in modo non uniforme.
Nel corso del pomeriggio l’aula aveva respinto tutti gli emendamenti, mentre sono passati un paio di ordini del giorno. Polemico e continuo il botta e risposta tra maggioranza e opposizione. "In molti altri Paesi europei come la cattolicissima Spagna, ci sono oggi leggi sulla fecondazione assistita assai più civili e progredite di quella che noi stiamo approvando" ha sottolineato il segretario dei Ds, Piero Fassino. "Onorevole Fassino, quello che vi muove nell’approccio con questa legge è solo il vostro materialismo razionalista" ha replicato il capogruppo leghista Alessandro Cè.
Il dibattito è andato avanti così per tutto il pomeriggio. In tribuna c’era Luca Coscioni, il ricercatore costretto su una sedia a rotelle da una grave malattia, presidente dei Radicali Italiani e dell’associazione che porta il suo nome. Una presenza che l’aula ha salutato con un applauso.
Nell’emiciclo, nel frattempo, i verdi parlavano di legge "oscurantista", Alessandra Mussolini chiedeva la dimissioni del ministro Stefania Prestigiacomo, mentre il leader della Margherita Francesco Rutelli difendeva la scelta di votare a favore della legge: "E’ migliorativa di una situazione di inaccettabile far west". Dalle donne dell’opposizione, invece, arrivava una protesta scandida sulle parole dello stesso identico messaggio: "Avete voluto a tutti i costi questa legge crudele, che sbatte la porta in faccia alla soggettività ed alla libertà delle donne. Noi, insieme alla maggioranza di questo paese, vi diciamo no".
Finiva con il voto dell’aula e con il ministro Stefania Prestigiacomo che annunciava nuovi interventi: "Questa legge non è l’anticamera di una modifica della 194 sull’aborto, inoltre sarà di difficile applicazione, si interverrà per migliorarla".
Ma c’è già chi lancia la volontà di dare la parole ai cittadini. "Serve un referendum abrogativo" dicono i radicali. "pronti a raccogliere le firme" annuncia Antonio Di Pietro. "Diamo la parola ai cittadini" spiega Roberto Villetti dello Sdi. "La Corte Costituzionale o il referendum popolare ci riporteranno nel mondo libero e civile" commenta la diessina Gloria Buffo.
fonte: La repubblica
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