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La politica per noi cristiani

Ripartiamo dall’appello ai "Liberi e forti" di Don Luigi Sturzo

di Emanuele G. - lunedì 10 ottobre 2022 - 1850 letture

Nell’ultima tornata elettorale molti - anzi troppi - politici si sono detti informati dal cristianesimo sociale di Don Luigi Sturzo in riferimento alla loro azione politica. Orbene credo che sia necessario capire cosa sia la politica per noi cristiani.

Molti uomini politici, che dicono di essere cristiani, hanno una concezione particolare dell’uomo in sé. Per loro l’essere umano è un mezzo per raggiungere i propri interessi. In breve, l’essere umano diventa uno strumento di tattica politica. L’uomo come accentratore di interessi elettivi. Un uomo un voto. Non è così. L’uomo è un fine. E’ il fine ultimo di una vera politica cristiana. L’uomo è l’attore principale della politica cristiana. L’uomo con le sue amarezze, bisogni, problemi, frustrazioni. Esso - l’uomo - è il figlio di Dio in terra e rispettare l’uomo significa rispettare Dio stesso. In questo caso la politica si collega a una plausibile concenzione cristiana. Ciò dimostra il senso di cosa sia la politica per noi cristiani.

La politica cristiana non persegue mai gli interessi di parte. Il centro della politica cristiana - oltre all’uomo - è l’insieme della comunità degli uomini ossia l’intera umanità. Non ci deve essere alcuna concezione parziale. Non è politica genuinamente cristiana quella che si occupa solo dei cristiani. Tutti sono figli di nostro Signore. Anche chi non professa la nostra religione. Tutti gli essere umani sono destinatari dell’infinito amore di Dio. Nessuno escluso. La felicità degli uomini è voluta in maniera intima e forte da Dio stesso.

Un politico cristiano è per certe veri un prete laico perché anche lui ha l’obbligo morale ed etico di diffondere la buona parola. Non può essere altrimenti. Lui deve coniugare la sua azione con il concetto di speranza. Quella speranza che diventa il cemento su cui costruire una politica autenticamente cristiana. Senza speranza non c’è la propensione naturale dell’uomo a migliorare, migliorarsi e lottare per la propria felicità. Una felicità che non si coniuga solo al singolare, ma al plurale. Soprattutto al plurale. La politica se non da speranza a cosa serve?

L’obiettivo dell’agire del politico cristiano è operare per il "pro bonum". Cioé per il bene. Per il bene dell’uomo e dell’umanità. Secondo giustizia, giustezza, verità e veridicità. Un bene senza queste caratteristiche non può far parte dell’orizzonte di un politico cristiano. Anzi non è un bene. E’ un inganno. Il bene non pieno diventa allora un "bene strumentale". Un bene definito tale, ma non reale e tangibile. Un bene deve essere integrale. Se no l’atto politico riguardante il bene non è un atto afferente al credo cristiano.

Ed ecco perché bisogna ripartire dall’appello ai "Liberi e forti" di Don Luigi Sturzo in modo da riprendere il percorso per una poltica che sia cristiana e dia speranza a un mondo stanco e corrotto.

Testo dell’appello ai "Liberi e forti":

"A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della “Società delle Nazioni”.

E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.

Perciò sosteniamo il programma politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l’avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti.

Al migliore avvenire della nostra Italia – sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano – che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldata la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d’entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.

Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell’Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.

Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl’individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.

Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività, che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere dall’anima

popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all’autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.

Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici, mentre l’incremento delle forze economiche del Paese, l’aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l’analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopo-guerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.

Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell’organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.

A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro Programma."


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