La poesia della settimana: Jack Kerouac

Considerata la passione dei lettori verso questa branca letteraria, abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica. Invitiamo i lettori a proporre le poesie da inserire settimanalmente.

di Piero Buscemi - mercoledì 13 luglio 2011 - 2442 letture

Il jazz s’è suicidato

 Fate che la poesia non faccia la stessa fine
 Non temiate
 l’aria fredda della notte
 Non date retta alle istituzioni
 quando trasformate i manoscritti in
 arenaria
 non inchinatevi né fate a cazzotti
 per i pionieri di Edith Wharton
 o per la prosa alla nebraska di ursula major
 no, statevene nel vostro giardinetto
 & ridete, suonate
 il trombone di mollica
 & se poi qualcuno vi regala perline
 ebree, marocchine, o vattelapesca,
 addormentatevi con quella collana al collo
 E’ probabile che facciate sogni più belli
 La pioggia non c’è
 non ci sono più me
 te lo dico io, ragazzo,
 sicuro come un siluro.

Jack Kerouac, nato Jean-Louis Kerouac (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, 21 ottobre 1969), è stato uno scrittore e poeta statunitense.

Considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori americani del proprio secolo, nonché "papa dei beatnik", il suo stile ritmato e immediato, chiamato dallo stesso Kerouac "prosa spontanea", ha ispirato numerosi artisti e scrittori, come il cantautore americano Bob Dylan. Le opere più conosciute sono I sotterranei, Sulla strada, considerata il manifesto beat generation, I vagabondi del Dharma e Big Sur che narrano dei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti.


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