La poesia della settimana: Jean Cocteau

L’artista poliedrico francese. Rappresentate unico dell’arte totale.

di Piero Buscemi - martedì 19 novembre 2013 - 4113 letture

Les façades

Il est des cris plaintifs qui se tordent les bras,
 Mordus entre les dents, avortés sur les lèvres,
 Des fards astucieux masquant l’ardeur des fièvres,
 Et des corps moribonds sous la fraîcheur des draps.

La douleur nous fait honte en nous prenant pour cible.
 Cherchons le mot qui trompe et le regard qui ment !
 Le sanglot doit se perdre en un ricanement,
 Et le cerveau bondir sous un flot impassible…

Combien rencontrons-nous de chaos inconnus,
 Pantins qui crisperaient, enfin réels et nus,
 Leurs traits démaquillés à la clarté des lampes !

Ignorons-nous assez les larmes et le sang !…
 Et près des volets clos qu’on regarde en passant,
 L’anneau froid des canons appuyés sur les tempes!

Scrivere di Jean Cocteau non può esimere dai vari accostamenti con altri notissimi personaggi della sua epoca che questo nome, simbolo di cultura d’oltralpe e internazionale, possa richiamare alla mente. Basterebbe citare l’elogio funebre che Cocteau scrisse in occasione della morte di Edith Piaf. O rileggere le parole di elogio che gli rivolse un altro grande della poesia francesce, Marcel Proust, quando la fama di Cocteau era ancora agli albori.

L’elenco è una fila di celebrità in ogni campo dell’arte: Picasso, Modigliani, Apollinaire o addirittura l’aviatore Roland Garros, ricordato per sempre grazie al famoso torneo internazionale di tennis, che si disputa ogni anno a Parigi. Ma la sua versatilità in qualsiasi sfumatura d’arte, lo portò a frequentare i salotti culturali d’Europa e a cimentarsi in collaborazioni le più svariate.

Cocteau è stato, senza dubbio, una delle figure più innovative e rivoluzionarie del suo tempo, ma che avrebbe condizionato anche il mondo artistico dei decenni a venire. La sua enorme produzione ha saputo esprimersi in diversi campi. Oltre alla sua attività predominante di poeta e romanziere, ha prodotto testi teatrali, ha scritto sceneggiature cinematografiche, ma si è anche deliziato con la pittura e la creazione di decori per gli spettacoli.

Appassionato di mitologia, della quale ebbe a dire "Da sempre ho preferito la mitologia alla storia perchè la storia è fatta di verità che con il tempo diventano delle menzogne, e la mitologia è fatta di menzogne che diventano, al lungo andare, delle verità", che manifestò nella pittura con gli affreschi di Villefranche (cappella di Santo Pietro), di Cap d’Ail (anfiteatro antico del Centro Mediterraneo), e di Menton (Sala dei matrimoni), ma anche nelle sue ultime produzioni letterarie, scrivendo opere teatrali, quali Antigone, La Macchina infernale e Orfeo; così come nelle sceneggiature per il cinema, fra tutte La Bella e la Bestia.

Amico e frequentatore del grande Chaplin, sulla loro amicizia affermò la grandezza dell’arte come mezzo di comunicazione, che scavalcava la sua scarsa padronanza con l’inglese e quella di Chaplin con il francese. Questa su concezione di arte completa, creativa su vari fronti, lo ha consegnato ai posteri come emulo del più alto livello che l’essere umano possa raggiungere grazie alle arti.

Jean Cocteau nacque a Maisons-Laffitte, nella regione dell’Ile-de-France, il 5 luglio 1889 e morì a Milly-la-Forêt, l’11 ottobre 1963, qualche ora dopo aver appreso la scomparsa di Edith Piaf.


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