La poesia della settimana: Dacia Maraini

La vita di questa scrittrice è già un romanzo. Una grande scrittrice, ma soprattutto una grande donna. Nelle vene, sangue siciliano.

di Piero Buscemi - martedì 1 ottobre 2013 - 4021 letture

Come spigole sott’acqua

Ogni tanto di notte
 mi vengono a trovare
 portano scarpe di pezza
 non sanno camminare
 ma, strano davvero strano:
 sanno cantare,
 hanno la voce come le spigole
 sott’acqua,
 come chi conosce il
 suono delle rocce
 e della luna appena nata.

Ogni tanto di notte
 mi vengono a trovare
 mia sorella dal collo di farfalla
 mio padre dal sorriso di elefante
 non mi chiedono di rispondere
 non mi chiedono di andare;
 si seggono su un sasso
 come ai tempi delle grandi merende
 lungo il fiume di Karisawa
 e cantano senza aprire la bocca
 come le spigole sott’acqua

Dacia Maraini (Fiesole, 13 novembre 1936) è una scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana che fa parte della "generazione degli anni trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti autori della letteratura italiana. Primogenita dello scrittore ed etnologo toscano di antiche origini ticinesi Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, appartenente all’antico casato siciliano di origini pisane degli Alliata di Salaparuta. La nonna materna si chiamava Sonia Ortúzar Ovalle, cantante lirica che non poté debuttare, era la figlia di un diplomatico cileno. La nonna paterna di Dacia era la scrittrice Yoï Pawloska Crosse, per metà polacca e per metà inglese, nata in Ungheria e trasferitasi in Inghilterra durante l’adoscelenza. Dacia trascorse la sua infanzia in Giappone dove la sua famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove patirono una fame estrema. Al ritorno in Italia, si trasferirono in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa Valguarnera di Bagheria, e in seguito, si trasferirono a Roma. Quindi, il padre Fosco tornò a Firenze.

Dopo la separazione dei genitori, a 18 anni Dacia raggiunse il padre, che nel frattempo si era trasferito a Roma, e nella capitale riscosse il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L’età del malessere (1963), A memoria (1967), Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (1985, Premio Fregene 1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, Premio Campiello; Libro dell’Anno 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2001 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone, e Amata scrittura. Laboratorio di analisi letture proposte conversazioni. Nel 2004 è la volta di Colomba. Nel 2007 pubblica Il gioco dell’universo (Mondadori) con il quale vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa. Nel 2008 pubblica Il treno dell’ultima notte. Nel 2010 "La seduzione dell’altrove". Nel 2011 "La grande festa". Si è occupata molto anche di teatro; nel 1973 ha fondato a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali rappresentati in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente. Fu a lungo compagna di Alberto Moravia, con cui visse dal 1962 al 1978. Tra i premi vinti, oltre al Premio Cimitile, Campiello e Strega, c’è anche il Premio Pinuccio Tatarella. È vegetariana e si è espressa pubblicamente in favore dei diritti animali.


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