La poesia della settimana: Augusto Blotto

Poeta molto prolifico, capace di scrivere oltre quattromila pagine poetiche in poco più di due anni, a soli diciotto anni, è conosciuto anche per aver abbandonato la carriera universitaria a Torino per andare a fare il metalmeccanico. Segnalazione di Marisa Attanasio.

di Piero Buscemi - martedì 27 dicembre 2011 - 2541 letture

Erano come noi, quelli che sono morti.

.......................................................Questo
 accorgimento tocca nulle e cartacee
 le crisi, e forse i forni. Senza scultoreo.
 Senza lattice, pulpito, màmmeo
 degli oscurissimi da piramidi, deltoidi;
 nulla di tutto ciò. Sciocchi e odiantini,
 come il panorama all’ingiro,in una canapa
 di fiacchezze che a officine pareva perfino smontare il predellino,
 contorni di montaggi e magazzinieri,
 sono stati vittime dello sconvolgimento.

.......................................................Per spicce
 ragioni, per la stufata di stare in piedi,
 l’affanno a crepitino.

.............................E’ sempre stato così.
 I volti che noto degni di partigiano
 forse sono proprio quelli di allora, non esperimento
 or floscio, ma tutto cosa sul piano di messi
 comunali che han preso un po’ le armi,
 piccole esigenze, esilaranti trovar climi
 qui. Tutte economie locali, enti
 e forse il prestigio da caffè degli sconci
 riparatori di macchine da ufficio, o stupide
 spese di chi non si è trasformato, dopo, sceso
 da allora, ma sono ben questi qua,
 come sempre, vanno per modo di dire, così era allora. .

Augusto Blotto nasce a Torino nel 1933. In mezzo secolo di scrittura ha composto circa diciassettemila pagine di poesie, snocciolate in cinquantasette volumi editi ed inediti. Fra di essi si ricordano: Terribile transizione (1951), Autorevole e tanto disperso (1960), Svenevole a intelligenza (1961), La forza grossa e varia (1962), Nell’insieme, nel pacco d’aria (1952-1956, tre vol.), La popolazione (1964), Davanti a una cosa (1967), Basso come umido o Attraversamento ancora contemporaneo (1973), Lucido, poco doloroso, troppo (1980-1981), Utile fortuna brutale, ricordo (1998-1999). Il suo caso "fuori scala" ritorna al centro della scena nel 2003 con La vivente uniformità dell’animale, cospicua raccolta edita da Manni e prefata da Stefano Agosti. Blotto è un grande camminatore.


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