La poesia della settimana: József Attila
Questa settimana un poeta-operaio, che nella sua pur breve vita, troncata dal suicidio, riuscì ad essere ricordato come la figura di spicco della poesia ungherese.
Avvincono al tormento due corde...
Avvincono al tormento due corde,
ne sono stretto da ogni parte:
il nodo non trovo che dovrei con uno strappo
disfare. E soffro, e non vi sarà grazia:
perchè se sorge a liberarmi un uomo,
uno identico a me si assumerà
per sè il dolore, tutto, senza fine.
József Attila. - Poeta (Budapest 1905 - Balatonszárszó 1937), fra i maggiori rappresentanti della moderna poesia ungherese. Studiò lettere e filosofia a Szeged, Parigi e Vienna; redasse la rivista letteraria Szép Szó ("Parola bella"); morì suicida. Il tono della sua lirica è dato dalle amare esperienze dell’infanzia e della giovinezza e dalla sua adesione al socialismo. La poesia di J. (Összes versei és műfordításai "Tutte le poesie e traduzioni", 1939) raggiunge spesso un alto livello per il finissimo gusto e per le immagini originali che hanno sempre un legame stretto con la natura e con la realtà concreta. Numerose le traduzioni straniere, anche italiane.
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