La parte dei comunisti italiani

‘Il giorno del ricordo’ non può non buttare lo sguardo a 360 gradi.
In sede storica le responsabilità per le uccisioni delle foibe sono state ben individuate. E giusto ricordare le complicità del PCI di allora con le brigate partigiane titine. Non mi sembra invece opportuno che quei fatti siano ricordati per rinfocolare le divisioni politiche di oggi, non per aprire le menti alle giovani generazioni sulle conseguenze delle guerre, dei nazionalismi e dei fanatismi totalitari sia di destra che di sinistra.
Dire poi che il PCI nel dopoguerra abbia dato con lealtà e partecipazione il suo contributo per la costruzione della democrazia in Italia è un fatto altrettanto incontestabile. Oggi gli ex comunisti (e gli aderenti ai sedicenti partiti comunisti) non solo non negano gli eccidi delle foibe, ma anzi li condannano con forza. Allora dico: dalle foibe e dall’esodo traiamo una lezione per il futuro, non materia di scontro nell’agone politico odierno.
Sarebbe stato più giusto che ’Il giorno del ricordo’ non si fermasse alle atrocità testé ricordate. La legge forse risente del clima politico del momento della sua emanazione (2004). L’Italia, per esempio, non ha ancora fatto i conti con le efferatezze compiute dai fascisti e dai militari italiani durante l’occupazione della Jugoslavia e della Grecia.
Le formazioni fasciste, gli ufficiali e i militari dell’esercito si sono macchiati di orribili crimini nei confronti di civili inermi e innocenti (decimazioni, stupri, deportazioni, imprigionamenti in orrendi lager, maltrattamenti, ecc.). La crudeltà dei partigiani di Tito non può essere una scusante. Su questi fatti gli archivi sono rimasti sbarrati agli studiosi; nessun processo è stato imbastito dalla magistratura militare contro i colpevoli; anzi tanti ufficiali hanno tranquillamente portato avanti la loro carriera raggiungendo i più alti gradi.
Questa pagina oscura della nostra storia non può rimanere ancora nell’oblio. Lo richiede la nostra dignità di nazione. I colpevoli, se ci sono dei sopravvissuti, vanno processati; gli archivi aperti ai ricercatori. ‘Il giorno del ricordo’ non può non buttare lo sguardo a 360 gradi (comprendendo anche le guerre coloniali), altrimenti rimane nell’aria il sospetto di un rito di facciata e privo di credibilità.
Da uomini liberi abbiamo il dovere di essere obbiettivi (per quanto razionalmente ci è possibile): perché dobbiamo vedere sempre e soltanto il negativo nei nostri avversari o antagonisti (o nei loro predecessori o ascendenti)? anche quando si tratta di fatti pacificamente riconosciuti dalla storiografia?
Durante il periodo fascista il PCI fu il partito che portò maggiormente il peso, le sofferenze, i rischi della resistenza al quel regime totalitario. Lo stesso è accaduto dopo l’8 settembre 1943 sulle montagne quando organizzarono e condussero, con le altre forze politiche, la lotta armata contro i fascisti e i tedeschi. E’ un titolo di merito da poco questo?
Sappiamo che significa combattere un nemico spietato e mille volte più armato, che se ne frega della Convenzione di Ginevra? Domandiamolo a qualche superstite. Forse noi siciliani non riusciamo a prendere la giusta misura del valore di questi fatti perché non abbiamo vissuto la terribile esperienza dell’occupazione delle SS. e dell’esercito tedesco.
Ci sono anche le complicità relative alle foibe, ci sono le vendette personali perpetrate da tanti reduci della Resistenza. Queste cose cancellano tutto il resto? Io credo di no.
Io non sono un simpatizzante di Palmiro Togliatti, una figura che per me rimane discutibile. Però questo uomo da ministro agevolò la pacificazione degli italiani facendo approvare la legge di amnistìa in favore dei fascisti; negli anni 1946-47 scrisse, insieme agli altri Costituenti la nostra Carta costituzionale, giudicata oggi una delle più avanzate del mondo occidentale; nel 1948 fermò energicamente l’imminente insurrezione popolare per l’attentato contro di lui; nello stesso anno, il 18 aprile, accettò senza battere ciglio la vittoria della Democrazia Cristiana.
Poi iniziò la cavalcata, zoppa (perché senza alternanza), della nostra democrazia. Vuoi negare che il PCI abbia fatto la sua parte nel nuovo ordinamento democratico? Certo, ci sono dei ’se’ e dei ’ma’, c’è anche tanta dietrologia. Ma la storia non si fa né coi se né con i ma e neanche con la dietrologia (spesso interessata).
Sarebbe bello se la dialettica politica, indispensabile in un regime democratico, si svolgesse senza risentimenti, asti, pregiudizi, demonizzazioni, ma questa è una mia utopia, forse grande come quella del comunismo marxista.
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