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La nuova sfida del Forum Sociale Mondiale

Al Forum di Porto Alegre un calo della partecipazione dei militanti del nostro paese: la nostra delegazione è passata dal secondo al dodicesimo posto rispetto a Mumbai.

di Redazione - mercoledì 2 febbraio 2005 - 5147 letture

Ieri [31 gennaio 2005] è finito il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, e con esso una fase di questo processo. Sembrerebbe infatti che questo momento alternativo fatto di incontri, denunce, reti, campagne e mobilitazioni internazionali sia entrato in un serio e utile travaglio. Oltre il sorprendente numero di partecipanti, e la marcia per la pace di 200 mila persone che ha inaugurato il tutto, la novità di quest’anno sembrerebbe il tentativo di fare i conti con i propri limiti.

Questa novità non si registra a livello delle tematiche. Come al solito infatti si sono trattati i problemi più disparati: dalla guerra in Iraq alla difesa dei diritti degli indigeni brasiliani, dalla costruzione della marcia mondiale delle donne alla denuncia del lavoro minorile passando per il rilancio del movimento cooperativo e la ricerca di una nuova spiritualità.

In un seminario dal titolo "Mistica di pace", a cui erano presenti tra gli altri Adolfo Perez Esquivel e Arundathy Roy, Leonardo Boff, filosofo e teologo della liberazione ha dichiarato: "la teoria della liberazione nasce verso la fine degli anni ’60, con gli stessi propositi oggi definiti dal Forum Sociale Mondiale. La ’’liberazione’’ a partire dalle risorse spirituali ed etiche. La volontà di lavorare per i più poveri, di unire gli sforzi intorno a questa causa e di andare al di là". In un incontro straboccante di giovani, invece, Mario Luzi, Dario Fo, Umberto Eco e Claudio Magris si sono confrontati con José Saramago, Eduardo Galeano, Ignacio Ramonet e Federico Mayor sul tema "don Chisciotte tra utopia e politica", sottolineando come Domani, Visioni e Utopia debbano entrare a tutti gli effetti nel nostro vocabolario quotidiano. "L’Utopia è come l’orizzonte, cammini e non lo raggiungi mai. Ma serve a questo, a camminare" ha detto Galeano.

Anche se dobbiamo registrare un calo della partecipazione dei militanti del nostro paese (la nostra delegazione è passata dal secondo al dodicesimo posto rispetto a Mumbai), e un aumento vertiginoso dei sudamericani, al contrario di quando il forum nacque nel 2001 grazie alla spinta di molti europei.

Ciò che sta mutando sono le forme del processo ogni anno che porta al Forum. Già dall’inizio stavolta si sono prese le distanze da atteggiamenti che sembravano ormai consolidati. Si sono limitate al minimo le Conferenze plenarie, troppo distanti e ideologiche, dando spazio alla disamina dei problemi specifici e alla costruzione di reti (grazie alla valanga di seminari autogestiti). Inoltre, la presenza dei due "Presidenti amici", Lula e Chavez sono stati momenti partecipati e carichi di stampa, ma del tutto simbolici e marginali nell’economia complessiva del Forum (il primo è stato fischiato da un piccolo gruppo di altermondialisti non contenti della sua politica).

Il fatto di aver deciso che il Forum Sociale Mondiale si terrà ogni due anni ed il prossimo sarà in Africa, così da lasciare agli altri Forum regionali la possibilità di tenere incontri decentrati per tutto il 2006, avrà di sicuro un impatto su questo processo. Sicuramente la struttura e le relazioni tra le organizzazioni cambieranno e si ripenserà l’idea di spazio aperto come fino ad ora è stata formulata.

In questa direzione va anche il manifesto, già ribattezzato "dei 19" , che, insieme a quelli ormai "classici" come quello dei parlamentari altermondialisti (che quest’anno hanno preso posizione sul problema mondiale dell’acqua), è stato proposto con l’intento di concentrare le proprie energie su 12 percorsi di lotta. Tra cui l’annullamento del debito dei paesi del Sud, lo smantellamento progressivo dei paradisi fiscali e la promozione di tutte le forme di commercio equo che rifiutino le regole del ’’libero scambio’’ dell’Omc (Organizzazione Mondiale del Commercio).

Il documento, sottoscritto tra gli altri da Riccardo Petrella, Walden Bello, Ignacio Ramonet e José Saramago, ha già scatenato la discussione nel movimento per un altro mondo.

Pierluigi Sullo, direttore di Carta, riferendosi a questo documento ha scritto per esempio: "tutto l’impianto è non solo astratto, ma ancorato, e molto, alla legalità nazionale di un’altra epoca, che certo va difesa a tutti costi, ma che non rappresenta il futuro". Probabilmente non resterà il solo a muovere critiche alla proposta.

Resta quindi da capire che piega prenderà l’altermondialismo. E se uno dei suoi fondatori Whitaker, continua a sostenere che il forum sociale mondiale avrà ancora per molto tempo il compito di "facilitare l’incontro tra le diverse espressioni della società civile globale, offrendogli uno spazio e un processo di elaborazione comune", Saramago suggerisce che il FSM "diventi uno spazio dove si inizi a organizzare l’azione". Solo una cosa è certa, a Porto Alegre è nata una nuova sfida per il Forum Sociale Mondiale.


L’articolo di Emanuele Profumi è stato pubblicato su www.aprileonline.info n° 189 del 01/02/2005


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> La nuova sfida del Forum Sociale Mondiale
22 aprile 2005

Era ora si vede che in italia e cresciuto il quoziente medio di intelligenza
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