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La nave Humanity 1 al porto di Siracusa

Una visita privilegiata in una delle navi più attive al soccorso dei migranti nel Mediterraneo.

di Piero Buscemi - giovedì 5 settembre 2024 - 637 letture

Certe esperienze sono indescrivibili, il contenuto emotivo che racchiudono fanno apparire qualsiasi commento superficiale. È quanto accade quando si ha l’occasione di salire su una delle navi che solcano il Mediterraneo con il nobile compito di prestare soccorso e recuperare i migranti in balia del mare durante i loro viaggi verso un futuro migliore.

Abbiamo avuto questa occasione salendo sulla Humanity 1 che, nel porto di Siracusa, ha trovato il suo porto di attracco e di rifugio nelle pause tra una missione e l’altra. La Humanity 1 è una nave di ricerca convertita in nave di soccorso per il Mediterraneo, come ci ha spiegato uno dei volontari che ci ha accompagnato durante la visita.

La nave ha aperto alle visite di chiunque vorrà approfondire la propria conoscenza sulle attività condotte nel Mediterraneo dall’Ong SOS Humanity, accogliendo chi vorrà farsi ospitare fino all’11 settembre, in attesa di prepararsi a lasciare gli ormeggi ai primi di ottobre.

Sulla nave è possibile visitare una mostra fotografica che ritrae i momenti salienti e i protagonisti dei salvataggi operati in questi ultimi anni, dal titolo "Four Perspectives on Search and Rescue". È un’emozione alla quale non si può rinunciare, se si ha la giusta sensibilità verso quegli esseri umani che affrontano viaggi pazzeschi il cui epilogo, spesso, è drammatico spezzando centinaia di vite umane in viaggio verso un sogno di vita normale, spesso fuggendo da guerre e da condizioni di vita che non garantiscono alcun diritto umano.

Percorrere il ponte della nave ci mette in contatto con un mondo che, in definitiva, conosciamo solo in parte ed esclusivamente per le scarse notizie che ci vengono comunicate dai mezzi di informazione. Che il problema migrazione è affrontato dai vari governi europei, Italia compresa, con troppa sufficienza e con accordi internazionali sempre più restrittivi nei confronti delle Ong che tentano di dare una risposta umana a questa strage continua, ormai è talmente assodato e le varie leggi promulgate dai nostri governi non hanno mai affrontato la questione con la giusta sensibilità e attenzione nei confronti di migliaia di migranti che, in ogni caso, sono prima di tutto degli esseri umani.

La visita e la lezione di vita impartita dai volontari di Humanity è stata molto dettagliata e ricca di particolari, con lo scopo di sensibilizzare coloro che sull’argomento migrazioni non riescono ad avere ancora un’idea ben precisa, tempestati da propagande politiche che, nella sostanza, cercano di occultare un sentimento anacronistico di razzismo.

Mettersi un attimo nei panni di chi affronta questi viaggi, lasciando le proprie case, famiglie, la propria terra natia, potrebbe far comprendere come tutto questo nasconda un livello di disperazione inimmaginabile, dove la morte a volte diventa quasi una liberazione. Il diritto a una vita normale viene dato spesso per scontato, come se fosse un privilegio assodato e garantito in ogni caso. La realtà è ben diversa e voltarsi dall’altra parte è solo un modo comodo per negare una cruda realtà.

Fino a quando i volontari delle Ong, tra cui quelli della SOS Humanity, porteranno in giro la loro idea di alternativa ad una forma di indifferenza verso quei problemi che non intaccano il nostro quotidiano, si accenderà sempre la speranza che si possa trovare ancora un valido motivo per sentirsi appartenenti a un’unica umanità che, spesso impunemente, vive sul nostro pianeta. Avere avuto l’occasione di visitare questa nave e, come un omaggio alla sensibilità, vedere attraccata a poca distanza anche la Ocean Viking, ci ha fatto sentire migliori. E di questi tempi, è già un buon punto di partenza per costruire un futuro migliore.