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La morte di Hande Kader

Succede anche in Italia, ma ce ne occupiamo perché è accaduto in Turchia. L’offesa contro le persone di "un altro sesso" o di "un’altra etnia" o di "un’altra setta religiosa" o di "un’altra specie". E’ esattamente quello che non ci fa umani.

di Redazione - mercoledì 24 agosto 2016 - 3064 letture

Hande Kader, 22 anni, era diventata il simbolo della resistenza contro l’annullamento del Gay Pride a Istanbul nel giugno 2015. L’8 agosto 2016 è stata trovata bruciata e mutilata. Il suo corpo è stato ritrovato lungo una strada in una zona residenziale della città. Il volto della giovane transgender era diventato noto al mondo dopo essere stato fotografato mentre si opponeva ai cannoni ad acqua utilizzati dalla polizia per disperdere i manifestanti del Pride di Istanbul.

Ma l’omicidio non è isolato. Quattro giorni prima, un rifugiato siriano gay è stato trovato decapitato nel centro della città. Era il 4 agosto quando Wisam Mohammed Sankari, un rifugiato siriano gay, che è stato trovato decapitato e mutilato nel centro di Istanbul. Poco prima di morire, il giovane aveva espresso il desiderio di lasciare la città turca perché non si sentiva al sicuro dopo essere stato minacciato da alcuni uomini armati di coltelli.

Le associazioni lgbt lamentano il silenzio dei media ufficiali sull’accaduto e, nonostante la polizia non si sia ancora pronunciata, tutto sembra indicare che si tratta di un atto di transomofobia.

Secondo l’agenzia di stampa indipendente turca Bianet, sono ben 1.993 le persone transgender uccise in Turchia dal 2008.

(Ne ha parlato GayBurg che ringraziamo).


Scheda CGIL Lazio sui transgender

Dal 1990 ad oggi le persone transessuali e transgender nel mondo assassinate per odio o pregiudizio transfobico hanno costantemente superato la media di una al mese. Solo negli ultimi due anni le vittime sono in diminuzione in tutto il mondo con l’eccezione dell’Italia.

Tra i dati censiti l’Italia nell’ultimo quadriennio resiste al secondo posto per numero di vittime assoluto dopo gli Stati Uniti.

Al primo posto se si considera il rapporto omicidi/popolazione in questo ultimo biennio.

I dati raccolti dalle associazioni transgender, transessuali, gay e lesbiche internazionali non sono che la punta di un iceberg. Essi infatti si basano solo sulle denunce fatte, sulle rassegne stampa internazionali e su quanto le singole associazioni riescono a raccogliere direttamente.

In molti paesi l’uccisione di persone transgender passa sotto assoluto silenzio (i.e. nelle tante nazioni in cui la transessualità è un reato), in altri la costruzione di una rete informativa trans/LGBTQ è resa impossibile dalle condizioni poltico/sociali locali. Infine, molto spesso, i familiari cercano di omettere la condizione transgender delle vittime per vergogna e paura del giudizio sociale.

Non è ardito quindi immaginare che i dati raccolti sugli omicidi di persone transgender potrebbero essere nella realtà almeno raddoppiati.

La statistica non contempla i suicidi: la popolazione transessuale è considerata in tutto il mondo una tra le più esposte al suicidio causato da emarginazione sociale e discriminazione, che si esprime in modo variamente profondo nelle diverse culture e società.

Suicidi stimolati da pressioni psicologiche esterne talvolta troppo forti da essere sopportate.

In molti di questi casi il suicidio altro non è che un omicidio realizzato da un intera società, da un regime culturale transfobico.

Fonte: CGIL Lazio, ma i dati sono fermi al 2007.


Per una documentazione più aggiornata si può partire dalla voce di Wikipedia: Violenza contro le persone LGBT.



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