La mia scelta nel PCI

Il Partito Comunista Italiano non fu un semplice comitato elettorale come, purtroppo, è oggi il Pd. Fu un progetto di riscatto politico, economico, culturale e sociale di decine e decine di milioni di donne e di uomini.
🔴 In fondo io lo sentivo già allora che quel pomeriggio siciliano assolato dell’ottobre 1975 avrebbe cambiato la mia vita. In effetti quegli ultimi due anni (e io allora di anni ne avevo appena 13) erano stati riempiti da letture e ascolti di impegno sociale. Insieme a Giancarlo Grande, in terza media, avevamo persino organizzato il primo sciopero con manifestazione (riuscitissima) delle Scuole Medie lentinesi. Ce la cavammo con una ramanzina in Commissariato in presenza dei nostri genitori, del Preside Odierna e del Sindaco comunista Michelangelo Cassarino. E non c’erano state spiagge nella mia estate del ‘75; solo De Gregori, Guccini, De Andrè, e tante letture.
E con quello stato d’animo di chi fa una scelta di vita, in quel pomeriggio, in Via Galilei a Lentini, ricevetti la mia prima tessera, quella della Federazione Giovanile Comunista Italiana con due firme (prestampate) pesanti: quella di Massimo D’Alema (allora Segretario della Fgci) e quella di Enrico Berlinguer. La tessera era quella del ‘76 perché quelle del ‘75 erano già finite.
🔴 Seguirono di fila, e tutti d’un fiato, venti anni intensissimi di attivismo, militanza, e poi le Direzioni regionali e nazionali della Fgci e del Pci, l’elezione a 19 anni in Consiglio Comunale e poi in Giunta Municipale, la candidatura alla Camera dei Deputati con oltre 10.000 voti di preferenza.
Anni di crescita politica e culturale: i bellissimi e indimenticabili seminari politici a Frattocchie. In gruppi di 50-70 ci ritrovavamo chiusi per giorni nella Scuola di Partito ad ascoltare le lezioni di Berlinguer, Napolitano, Macaluso, Ingrao, Lama, Pajetta, Natta.
Ma furono anche anni di impegno nelle organizzazioni pacifiste; a Comiso con Pio La Torre e con Luigi Colajanni che poi gli succedette alla guida del Partito in Sicilia quando Pio fu ucciso dalla mafia; con Luigi Colajanni ci dividemmo le manganellate e i lacrimogeni della polizia sotto la recinzione della base militare.
Esperienze bellissime ma anche tanti sacrifici, come quello di abbandonare l’Università, a un paio di esami dalla Laurea, per dedicarmi completamente al funzionariato di Partito. Scelta mal digerita dai miei genitori che però non mi fecero mai pesare questo loro sentimento.
Poi vennero gli anni della degenerazione correntizia di Occhetto e di D’Alema, e decisi di lasciare. Più che un Dirigente politico mi sentivo ormai un vigile urbano tra le correnti. Da allora ho sempre seguito e accompagnato, ma dall’esterno, le vicende dei vari Partiti nei quali si trasformò il Pci dopo la caduta del Muro di Berlino.
🔴 Ma il comunismo me lo ritrovai ancora nei suoi ultimi anni di vita in Unione Sovietica dove andai a lavorare da imprenditore-cooperatore nell’attività di Tour Operator che ancora oggi conduco. Erano gli anni nei quali Gorbachev tentava di riformare il comunismo sovietico salvandone il salvabile; ma fu travolto dalla forza dei capitali occidentali del libero mercato a cui lui stesso aveva aperto l’uscio e che presto lo sostituirono con Eltsin, loro uomo di fiducia.
🔴 Mi scuso per questo lungo excursus autobiografico (non l’avevo mai fatto prima) che, però, mi serve per fare intendere come la Storia del Partito Comunista Italiano - che oggi compie 100 anni - è stata non solo una gloriosa esperienza di riscatto economico per le classe sociali più deboli, di lotta di liberazione dal fascismo e di un fenomenale contributo alla ricostruzione sociale e democratica dell’Italia. La sua Storia è stata anche un’occasione di crescita culturale, umana e politica per le classi produttive che erano state fino ad allora escluse. Io stesso, in fondo, sono figlio orgoglioso di generazioni di braccianti agricoli.
Ma, per esempio, nella nostra Città, Lentini, il Pci portò in Parlamento lavoratori della terra e operai dell’industria che di quella lotta di classe erano stati i protagonisti, come Mario Strano e Mario Bosco.
Insomma, il Partito Comunista Italiano non fu un semplice comitato elettorale come, purtroppo, è oggi il Pd. Fu un progetto di riscatto politico, economico, culturale e sociale di decine e decine di milioni di donne e di uomini. E la consapevolezza di averne fatto parte riscalda oggi i nostri cuori in questi tempi bui e grigi.
🔴 Buon compleanno, compagne e compagni!
Questo articolo è stato pubblicato su Facebook in occasione dei cento anni dalla nascita del PCI, da Alfio La Ferla - che ringraziamo per la possibilità dataci di pubblicarlo anche su Girodivite per un pubblico più vasto.
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