La meraviglia

Mirabilis / Ersilia Vaudo. - Torino : Einaudi, 2023. - 160 p. : br. - (Stile libero extra). - ISBN 978-88-06-24746-1
- Copertina di Mirabilis, di Ersilia Vaudo
Oggi parliamo della “meraviglia”, che secondo il dizionario è ammirazione spontanea e intensamente compiaciuta, fascino dell’’eccezionale e dell’inatteso, sentimento di stupore destato da una cosa nuova, straordinaria. Deriva dal latino mirabilis, ammirevole. Ed è proprio questo il titolo del volumetto di Ersilia Vaudo (astrofisica dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea) che ha come sottotitolo “Cinque intuizioni (più altre in arrivo) che hanno rivoluzionato la nostra idea di universo” (Einaudi 2023). Il verbo mirari indicava propriamente ‘il meravigliarsi’, e solo più tardi sarebbe diventato ‘guardare’. Il fatto che la meraviglia non stia solo in ciò che si vede ma si celi anche in ciò che non si vede l’avevano capito bene i puritani di Winthrop che, giunti nel Nuovo Mondo, faticavano a restare aderenti alla fede circondati da una natura selvaggia inquietante e suggestiva che evocava forze ed energie non immediatamente decifrabili secondo i paradigmi tradizionali del cristianesimo. Per loro Winthrop, condottiero e pastore, avrebbe scritto The Wonders of the Invisible World ovvero ‘Le meraviglie del mondo invisibile:’ un apparente paradosso, perché come si fa a meravigliarsi dell’invisibile? Invece erano proprio quelle, le mirabilia, che nascondendosi alla vista assumevano i tratti della tentazione demoniaca.
Di recente il termine si è sdoganato dalla straordinarietà; spesso diciamo “che meraviglia” davanti a una pizza o a un outfit originale, dopo essere passati per il cinema – La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life) di Frank Capra, un film che usciva nel 1946 dunque appena finita la seconda guerra mondiale – e la musica – vedasi Meraviglioso cantata da Domenico Modugno nel 1968 e Meravigliosa creatura cantata da Gianna Nannini nel 1995.
Con questo volume torniamo alla vera “meraviglia”, quella che ci toglie il fiato. E che è legata a un altro termine pazzesco, “desiderio”, che viene dal latino “essere lontani dalle stelle”. Non è fantastico? Ecco che meraviglia e desiderio ci portano ad avvicinarsi a quel cosmo che ci contiene e che spesso ignoriamo, relegandolo alla competenza degli scienziati. Quando invece il cielo e ciò che contiene è fin dalle origini dell’umanità parte della nostra visione, cultura, immaginazione, mitologia, religione, ricerca, sogno.
Grazie a questo libro impariamo l’analogia fra la mela che cade e il pianeta che orbita intorno al Sole, la formulazione dello spaziotempo, la natura elastica dell’universo, il rapporto fra Eugenio Montale e i buchi neri, il cosmic chirp e la teoria dell’inflazione, l’antimateria e Star Trek. Non solo: impariamo a gestire meglio il nostro narcisismo: come scrive l’astrofisico Michel Cassé, citato da Vaudo, “La scienza è una lunga lotta contro il geocentrismo e l’antropocentrismo, un progressivo decentramento che produce dolore narcisistico in alcuni, estasi e liberazione in altri” (p.148). Mi sembra geniale, così come “l’idea di un multiverso popolato da tanti ‘universi tascabili’ governati da leggi fisiche differenti” (ibid.).
Potremmo imparare dagli astrofisici a essere meno centrati su noi stessi, e aprirci alla meraviglia del cosmo? Potremmo provare estasi anziché dolore nel momento del contatto con l’Altro? Potremmo godere della differenza? Forse questo libro non ci dà le risposte, ma sicuramente ci pone di fronte all’avventura della comprensione del mondo. Per imparare, e praticare, la meraviglia. Quella autentica.
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