La meraviglia del creato
"Bugonia" e "La vita va così"... Due film molto diversi tra loro ma accomunati dalla stessa tensione nella denuncia sugli abusi che il sistema ha avuto e continua ad avere...
“Che fare? Si trovava solo in mezzo all’acqua con quel tipo stranamente insubordinato, sinistro e deciso: non c’era mezzo di farsi valere. E del resto, com’era dolce riposare senza arrabbiarsi! Non aveva desiderato un viaggio lungo, un viaggio senza fine? Ben più giudizioso era lasciare che le cose seguissero il loro corso; piacevolissimo era, soprattutto.” (Thomas Mann, La morte a Venezia)
Bugonia, Yorgos Lanthimos, 2025, Emma Stone, Jesse Plemons, durata 120 minuti, durata 118 minuti, remake di un film coreano del 2003 (regia Jang Joon-hwan, Jigureul jikyeora!, lett. in italiano Salvare la terra).
La vita va così, Riccardo Milani, 2025, Diego Abbatantuono, Virginia Raffaele, Aldo Baglio, Geppi Cucciari ma soprattutto l’attore non professionista Giuseppe Ignazio Loi, durata 118 minuti.
Due film molto diversi tra loro ma accomunati dalla stessa tensione nella denuncia sugli abusi che il sistema ha avuto e continua ad avere verso il pianeta, senza preoccuparsi di ciò che questo comporterà per le nuove generazioni.
Poco importa che Bugonia sia un remake anzi sembra essere un ulteriore pellicola molto ben riuscita del regista greco. Certo non ha raggiunto i vertici di Poor Things (2023) ma è pur sempre un’ottima opera cinematografica. È un film di fantascienza, o forse horror, o forse splatter, o forse una commedia, o forse drammatico: difficile a dirsi e racchiude in sé tutti i generi cinematografici. L’interpretazione è superlativa e, verrebbe da dire, non solo quella della solita Emma Stone. Gli attori riescono a far sembrare il grottesco un po’ più naturale, come se fosse ovvio che chi ha la responsabilità di aver avvelenato il nostro pianeta, per secoli, debba pagarla in qualche modo.
Anche nella mia sonnacchiosa Trento si comincia a polemizzare sulla creazione dei CPR, il cui acronimo sta per Centri Per il Rimpatrio. Sarebbe curioso che, dopo la loro realizzazione, qualcuno rapisse e torturasse i responsabili, credendo di farlo nei confronti di una razza aliena, tesa ad affermare la negazione dei diritti umani e la creazione di una società completamente disumana.
Gli omaggi cinematografici di Lanthimos sono aulici; da Misery, il capolavoro di Stephen King così come la pellicola di Rob Reiner (1990), nella follia della protagonista che si scatena anche contro le forze dell’ordine.
Invece Yorgos dipinge lo sceriffo di polizia con tratti controversi e decisamente laidi e foschi. Per arrivare all’omaggio a Star Trek (prima serie 1966-69) e alle sue, a volte bonarie, ricostruzioni di mondi e popoli extraterrestri, abbigliati e acconciati con echi afferenti al nostro passato, così come altre pellicole degli anni d’oro della fantascienza: la soluzione aliena, così come la rocambolesca scappatoia finale, sembrano trarre spunto da un film del 1976 (Logan’s Run, La fuga di Logan, regia Michael Anderson).

- locandina di Bugonia
La vita va così è una commedia godibilissima anche se un po’ troppo didascalica. La tutela dell’ambiente rimane al centro dell’attenzione del regista. Didascalico fa rima con Didattico ma, ora che ho lasciato la scuola per la più comoda pensione, non vorrei attribuire al Ministero dell’Istruzione e del Merito (il ministro ha altro a cui pensare, speriamo) l’educazione ambientale come materia scolastica. Quando ho imparato che un indirizzo sperimentale della scuola superiore è stato denominato “Made in Italy” la mia pelle è diventata simile a quella di un’oca; dalla mia bocca è sgorgato improvviso un suono sinistro che ricordava quello di Marlon Brando in Apocalypse Now: Orrore.
Riccardo Milani non è nuovo a pellicole ambientaliste (Un mondo a parte, 2024, Antonio Albanese e Virginia Raffaele, durata 113 minuti) ma si era concentrato sulla didattica nei confronti dei bambini, residente in un paese sperduto nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Ormai sembra essere un must della nostra società educativa, che mi lascia sempre con un filo di amaro in bocca perché, con l’adolescenza, è sempre molto difficile mantenere gli insegnamenti ricevuti da bambini. Ora però il regista si è concentrato su una storia vera e con un protagonista non professionista dell’Actor Studio ma forse, proprio per questo, molto credibile. Non stiamo parlando di un bambino ma di un appartenente all’epoca giurassica, l’ottuagenario Ignazio Loi, la cui testardaggine risulta estremamente simpatica fin dal primo fotogramma a lui dedicato.
La cornice ambientale è entusiasmante: la Sardegna di capo Teulada, se non vado errato, mostra un ambiente incontaminato e magnifico che, anche se non rispecchia a pieno la Sardegna di oggi, resta pur sempre un patrimonio ambientale da tutelare a ogni costo. Il cast italiano eccezionale lo supporta pienamente e l’espressione di Virginia Raffaele che, dopo i primi momenti di smarrimento preoccupato, diventa bonariamente quasi divertita, fanno da sottofondo alla vicende tragicomiche del film.
Infine il sottofondo musicale di Moses Concas è davvero travolgente: nella scena corale dei titoli di coda viene voglia di ballare sulla sedia del cinema.

- locandina di La vita va così
Dopo l’attimo di respiro ambientalista dovuto alle timide proteste giovanili e allo spirito rivoluzionario di papa Francesco (enciclica Laudato si’, 2015), ci hanno pensato purtroppo le guerre a buttare acqua sul fuoco. Non a caso le guerre, su cui abbiamo puntato i nostri miopi riflettori occidentali, sono state sponsorizzate, sia in attacco sia in difesa, da coloro i quali non sono minimamente interessati ai problemi del creato ma solo ad accumulare più soldi possibile.
Verrebbe da dire che «la Natura abbia pietà di noi».
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