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La memoria, i lager ed i paraocchi

La memoria serve perchè sbagliando si impara, è proprio in virtù del ricordare l’errore per non ripeterlo che una società può essere migliore.

di paskal007r - martedì 19 febbraio 2008 - 10369 letture

E’ da poco passata una data molto importante, il giorno della memoria, da tutti o quasi i lati celebrato in pompa magna, come è in fondo giusto che sia. Ma in fin dei conti la memoria a che serve? Qualsiasi cosa che sia fine esclusivamente a se stessa, priva cioè d’effetto sul proprio ambiente, è certamente inutile per ciò che la circonda e così sarebbe il ricordare per ricordare.

La memoria serve perchè sbagliando si impara, è proprio in virtù del ricordare l’errore per non ripeterlo che una società può essere migliore.

Stasera, su Che tempo che fa, il buon Fazio ce la rinfrescava su un argomento che è prezioso ricordare, un errore costato così tanto che mai più bisogna lasciare che accada, poco importa il prezzo che si dovesse pagare, sarebbe certo inferiore a quello che è costato l’errore in questione, l’olocausto. Se tanto si è criticato un vecchio papa perchè non ha levato voce contro chi dei suoi simili faceva strage, cosa si potrebbe dire di chi oggi, rifiutasse di far memoria, di preservare il prezioso ricordo di ciò che purtroppo è stato?

E quindi ringrazio rai tre, che ha consentito ad un vecchio signore, di entrarmi in casa dallo schermo e raccontarmi la tragedia di quei giorni. Delle traversate in treno, in piedi e senz’acqua nè cibo, per giorni e giorni, fino a perdere la stessa cognizione del tempo. Della fame e degli stenti. Della morte che con insistenza faceva visita ai campi di concentramento, come un cane randagio cui si è dato un pasto e che adesso non lascia più in pace. Queste sono cose che mai bisognerebbe lasciar accadere, e molti dicono che è valsa la pena combattere la seconda guerra mondiale pur di porre fine al regno di un pazzo che tali scelleratezze aveva portato avanti.

La memoria è indispensabile, insomma.

Qualche volta però non posso fare a meno di avvertire un leggero disagio, anzi, ad essere sinceri, mi colpisce sempre quando sento parlare dei campi di concentramento; è un vecchio opuscolo che giace nei miei cassetti, il mio scheletro nell’ "armadio dei ricordi", credo si possa dire.

Quell’opuscolo parla di alcuni posti, a decine di migliaia di chilometri da questa terra di pizza, sole e monnezza, chiamati, oggi, nel duemila e rotti, campi di lavoro. Lavoro un pò forzato, stando a quel che ho sentito, cui sono costretti dissidenti e altri "indesiderabili", perseguitati in base all’appartenenza ad una corrente religiosa, posti dai quali si esce quasi solo in orizzontale. Anzi ad essere precisi, secondo le denunce che sono arrivate all’ONU, non si esce nemmeno tutti interi, perché è praticato l’espianto di organi, i quali poi finiscono negli ospedali locali.

Direte voi, se non se ne parla dev’essere perché è un paese piccolo e lontano, da cui le notizie non sono arrivate.

Ebbene, no, quel paese è la Cina, e la cosa che mantiene il silenzio sono i soldi. Anche perché qualche tempo fa (ah, la memoria) in seguito alla scoperta di un terribile video di animali scuoiati vivi passato sui tg (un paio d’anni in ritardo, ma che sarà) si è generato un vero e proprio fenomeno di massa.

Quei campi di lavoro, si chiamano Laogai, anziché Lager, la corrente religiosa perseguitata si chiama Falun Gong.

Ho letto, su wikipedia, che il parlamento europeo ha stabilito il blocco delle importazioni dalla cina per qualsiasi prodotto che non rechi un marchio che assicuri che non sia stato prodotto in un laogai. Personalmente non ho notato questo marchio in giro, e d’altronde trovo quantomeno enigmatico il mezzo con cui si è scelto di fare pressione sullo stato che ha coniato il marchio "china export", identico a quello "comunità europea"... Chissà, magari tra sessant’anni qualcuno accenderà la tv, o quel che ci sarà allora, e guarderà uno dei sopravvissuti raccontare la straziante storia dei campi di concentramento in Cina, fino ad allora, montiamo i paraocchi, che a quanto sembra così fan tutti.

Io devo essermene scordato.


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La memoria, i lager ed i paraocchi
21 febbraio 2008, di : Anna GANGA Gregorutti JERMANN |||||| Sito Web: LABIRINTI nelle ME[MORIE]

...rifletto... intanto, "grazie".

Lo passo anche a Gianni/Giovanni Donaudi di Torino.

Bax (Baci di Pax-Pacis)

Anna GANGA Gregorutti JERMANN Dolceacqua

http://cir.splinder.com/ http://www.lager.it/ gangacir@infinito.it gdonaudi@yahoo.it jerryjacoby@earthlinks.net sergionicoletta@libero.it lan@libero.it bioreg@yahoogroups.com bruno.vici@tiscali.it iperbrown@tiscali.it ningenkz@mail.wbs.ne.jp

La memoria, i lager ed i paraocchi
23 febbraio 2008

Andando appresso alla memoria si rischia però di non guardare al presente.

Capita così che mentre continuiamo a parlare della Shoa, milioni di innocenti muoiano nel mondo anche per riflesso di nostre stupide ed insignificanti azioni quotidiane.

A che serve questa ’memoria’ se non vi insegna nulla?