La lunga guerra
Sull’anniversario dello sbarco alleato in Normandia (6 giugno 1944)
La lunga guerra. Sto parlando della guerra inglese contro l’Europa. Da quando gli europei riuscirono, dalla Normandia, a invadere la Gran Bretagna (che ancora non esisteva in quanto Stato, siamo ancora nell’XI secolo) e mischiare il sangue e la lingua normanna (francese e latina) con le popolazioni angliche dando poi origine alla nuova lingua inglese c’è sempre stato, incoercibile, il senso dell’isolano offeso dal pericolo che il continente europeo era in grado di arrecare all’amata isola. Insomma, gli inglesi se la sono legata al dito. E non è un caso che la Normandia fu scelta come luogo dello sbarco per le truppe anglo-americane nel 1944. Ci furono varie ragioni strategiche e militari per la scelta della Normandia, lo sappiamo - ma una di queste, da parte inglese e della “memoria lunga” di un popolo fu anche quella, ironica, che vedeva gli inglesi “ricambiare la gentilezza”. Certo, nel frattempo era passata tutta la storia in mezzo. Le conquiste inglesi sulla Francia, le frecce degli arcieri che sconfiggono le pesanti armature dei cavalieri europei, Giovanna d’Arco, il tentativo di conquista del primo impero globalista (quello spagnolo) via nave e la fortuna spacciata di Francis Drake ecc_.
Nella costruzione dell’impero globalista inglese, una strada (navale) che doveva essere tenuta stretta era quella che dallo stretto di Gibilterra passa il Mediterraneo e poi, attraverso il canale di Suez arriva fino all’India. La mucca indiana spremuta fino all’osso dalla Compagnia delle Indie e dallo Stato Inglese (la famiglia regnante) che ha rappresentato la vera fonte di ricchezza dell’isola, che ne ha permesso lo sviluppo industriale, la formazione delle élites al potere, e il rito del té. Sia detto per inciso, quando Napoleone sbarca in Egitto lo fa anche per fare uno sgarro agli inglesi. Mentre con la costruzione dello stretto di Suez c’era bisogno di uno Stato al centro del mediterraneo che non interferisse bloccando lo stretto di Messina o lo stretto tra Sicilia e Tunisi, per cui la Gran Bretagna ebbe un ruolo decisivo nell’invasione dei Savoia e nella creazione del nuovo Stato unitario ma relativamente debole nella penisola (per Taillerand l’Italia era solo una “entità geografica”) e poco propenso allo sviluppo di una marineria dominante.
Nel contrastare l’odiata Francia, la Gran Bretagna aveva dovuto foraggiare e appoggiarsi agli Imperi centrali (Prussia e Austria) che erano cresciuti: soprattutto la Prussia diventata Germania. Tanto che nei decenni precedenti la prima guerra mondiale le statistiche parlavano chiaro: entro un decennio o meno, la Germania sarebbe stata competitiva rispetto alla Gran Bretagna soprattutto sul piano della potenza navale - e dunque del dominio dei mari. E sul mercato delle droghe: le nuove droghe sintetiche dei laboratori tedeschi rischiavano di soppiantare le droghe su cui gli inglesi detenevano il monopolio e che erano state usate per sbaragliare la forza di resistenza delle popolazioni asiatiche, troppo numerose per essere sbaragliate semplicemente dalle malattie e dai cannoni così com’era successo nelle Americhe e in Oceania. Gli inglesi giocarono d’anticipo. La prima guerra mondiale vide lo smembramento di uno dei due Imperi centrali (l’Austria-Ungheria), ma non risolse le cose. In Russia una delle famiglie imparentate che reggeva l’equilibrio tra gli Imperi europei fu fatta fuori (la mano, quella dei sovietici; ma il gioco sporco e l’idiozia dei servizi segreti non fu senza conseguenze anche su questo episodio). Tempo una generazione, la Germania tornò a essere un pericolo economico per la Gran Bretagna e nonostante l’élite fosse divisa tra filonazisti e antinazisti, prevalse l’interesse. Hitler adorava l’Inghilterra, ma il suo fu un amore non corrisposto. La Gran Bretagna pur di difendere l’isola vendette la propria anima, e ottenne l’aiuto interessato degli Stati Uniti (che nel frattempo, di invasione in invasione avevano costituito un impero navale dominante sul Pacifico).
Nel 1944 lo sbarco in Normandia. Riluttanti, ma dopo che la Russia sovietica rischiava, dopo Stalingrado, di asfaltare la Germania. E mentre i tedeschi opponevano le forze migliori per contenere i sovietici, gli “alleati” occidentali avanzavano cautamente e con difficoltà sul fronte ovest. Niente di nuovo, dunque, su questo fronte. Ancora una volta. Poi le vicende del dopoguerra. Inglesi e francesi che provano a conquistare militarmente Suez ma stavolta sono gli Stati Uniti (Eisenhower, militare texano di famiglia tedesca) che si impongono: la Francia fa la stizzita e l’offesa, la Gran Bretagna sceglie di stare appiccicata al nuovo impero - vedi mai che quando crolla se ne possa approfittare… -. Nel frattempo, il benessere economico, lo sviluppo industriale e il consumismo. La crisi petrolifera. Margareth Thatcher cambia le carte in tavola. La Russia sovietica non riesce a ristrutturarsi, mentre in occidente il virus neoliberista cambia senso e connotati alla storia.
Nel frattempo la Cina comincia a macinare dati economici che in prospettiva la fanno diventare il pericolo numero uno. La vicenda di Hong Kong è imperdonabile per gli inglesi: la nuova Europa non sembra capace di risolvere il problema. La brexit non è solo la rottura con l’Europa, è una dichiarazione di guerra. da ora in poi la Gran Bretagna torna a volere il continente se non conquistato almeno a pezzi e incapace di rappresentare un pericolo. Si offrono volontari, gli inglesi, dicono agli Stati Uniti: ok, hai visto come ti abbiamo ben servito in Irak a Bassora? bene, dell’Europa ci occupiamo noi, tu pensa alla Cina. Il ritorno degli inglesi alla politica attiva (servizi segreti, piani di destabilizzazione ecc_) in Europa ha portato alla guerra in Jugoslavia, a quella in Ucraina, alla nascita della NATOstan. Cioè di un insieme di Paesi satelliti, sostanzialmente deboli e succubi, che partecipano a una guerra per procura. Per ora sono gli ucraini, ma poi man mano toccherà anche agli altri.
Una bella guerra lunga, di quelle che permettono alle industrie militari di prosperare il più possibile. E mentre purtroppo nei due ultimi secoli passati una guerra durava poche settimane o pochi anni, per la fretta che avevano i tedeschi di vincere (anche perché non disponevano di molte risorse) ora si può tornare a quelle bellissime, lunghissime eterne guerre di cui beneficiano tutti i settori economici: farmaceutico, alimentari, abbigliamento, prostituzione e droghe, giornalismo e propaganda creativa, e naturalmente acciaio plastiche e esplosivi. Benvenuti nella nuova economia di guerra. Benvenuti nella nuova non-Europa.
Aggiornamento del 6 giugno 2024: E nel frattempo alcuni nostri telegiornali annunciano la commemorazione per gli 80 anni dello sbarco in Lombardia...
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