La guerra sul cuore dei popoli
Siamo nel cuore dell’Europa, nel luogo dove si sentono il rumore delle bombe come in Siria, Libano e Palestina.
Straziante il reportage di Francesca Mannocchi sulle condizioni dei libanesi anche a causa del blocco del grano dai porti ucraini, che rischia anche di marcire.
La mostruosità della guerra che colpisce duramente gli ucraini e di conseguenza anche le popolazioni dell’Africa che vivono di solo pane per alimentarsi. Un dramma nel dramma che ancora non porta a fermare le armi e trattare per raggiungere un accordo onorevole per entrambi i contendenti.
Capisco che non è facile, ma come ho scritto all’inizio del conflitto, non c’è alternativa se non la pace. La pace per riportarla ovunque anche in Russia. Sì in Russia, perché quel popolo anche se in silenzio soffre. Le condizioni di vita di quel vasto paese non sono come quelli di Mosca o di San Pietroburgo a causa delle immense ricchezze del sottosuolo in mano a pochi. Dicono che questi oligarchi siano 111, ma non sono riusciti ancora a quantificare l’ammontare della ricchezza.
I vecchi gruppi dirigenti dell’Unione Sovietica nel loro procedere hanno commesso errori e orrori, come quelli staliniani, ma non hanno rapinato e depredato il popolo delle loro ricchezze. Mentre questi oligarchi con in testa Putin e il suo cerchio magico hanno fatto man bassa di ogni cosa mostrando la loro opulenza in giro per l’Europa con panfili, feste sfarzose, possesso di vile faraoniche e squadre di calcio per il godimento degli amanti della dea palla. Lo sfarzo di questa sfrenata opulenza la pagano all’interno le popolazioni della federazione prive in alcune zone del minimo vitale per vivere, per curarsi e mandare i figli a scuola.
Anche per gli oligarchi dovrà suonare la campana della storia sempre se lo vorrà il popolo. Sempre il popolo nelle condizioni date per i passaggi successivi e la loro libertà. Un mondo dove bisogna unire la rete delle condizioni senza guardare le etnie, il coloro della pelle e le zone di provenienza. Vedere donne e bambini rinchiusi in campi profughi di disperazione mi viene la tristezza. Siamo nel cuore dell’Europa, nel luogo dove si sentono il rumore delle bombe come in Siria, Libano e Palestina.
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