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La guerra degli sconti

Imporre un limite agli sconti sul prezzo dei libri non aiuta a diffondere la lettura. (Un interessante articolo di Altroconsumo sulla lettura in Italia)

di Redazione Zerobook - mercoledì 17 luglio 2019 - 3214 letture

Leggiamo pochi libri, davvero troppo pochi. E non è un bene. I libri non sono solo un piacere, sono utili, perché stimolano la creatività, aiutano la memoria, diffondono la cultura e contribuiscono al pluralismo dell’informazione. Eppure, lo scenario è desolante: un italiano, in media, legge un libro all’anno e chi ne legge uno al mese, è considerato un lettore forte.

Secondo le statistiche, gli ostacoli alla lettura sarebbero lo scarso interesse, la mancanza di tempo, preferire altri svaghi, la stanchezza e in parte anche il prezzo dei libri, considerato troppo alto. Sulle politiche di prezzo dei libri in Italia si discute da decenni, in quella che è stata definita "la guerra degli sconti", dal ministro Levi a cui si deve il nome della legge che dal 2011 regola il settore, e che ha introdotto un limite massimo del 15% agli sconti sul prezzo di copertina. L’intento era di salvaguardare le librerie indipendenti e i piccoli editori dalla concorrenza dei grandi gruppi editoriali, che godono di margini d’azione ben più ampi sul mercato. Di fatto, però, si è rilevata poco vantaggiosa per i lettori, che sono stati privati della possibilità di sconti importanti, e non ha nemmeno salvato la piccola editoria.

Inoltre, ora la legge Levi sta per essere messa in discussione con nuove proposte, che vorrebbero ridurre ancora il tetto massimo di sconto dall’attuale 15 per cento al 5. Una manovra che non fa gli interessi dei cittadini e non aiuta nemmeno a diffondere la lettura. In questi anni, infatti, la legge Levi non ha portato i benefici sperati e il prezzo dei libri non è sceso come si auspicava.

Il punto è che bisogna fare qualcosa a favore della lettura, il libro non è una merce come le altre, è un veicolo di diffusione della cultura e per questo motivo la sua funzione non può essere valutata solo secondo logiche di prezzo. L’esperienza dei Mille lire degli anni ’90 o dei volumi a 4,90 e 5,90 euro in tanti anni non hanno aumentato il numero di lettori. Il prezzo è solo una delle leve, ma non è l’unica leva che aumenta il parco lettori, altrimenti si sarebbero dovuti vedere riscontri positivi. Anche se certamente i prezzi alti fanno male a lettori, piccole librerie e biblioteche, che hanno poco potere d’acquisto.

"La legge Levi - spiega Fabio Masi, editore e libraio indipendente - è di fatto una manovra contro Amazon. L’azienda di commercio statunitense appena è arrivata sul mercato italiano nel 2009 faceva il 30% di sconto su tutto, sulle novità e sui volumi in catalogo, approfittando del fatto che non ci fosse un tetto massimo di prezzo. Si è posto un limite per la spinta dei giganti del mondo dell’editoria, che badano ai loro interessi, come è normale che sia. L’unico concorrente diretto di Amazon è Ibs, che è di proprietà di Messaggerie. Hanno fatto passare questa legge come un modo per difendere i piccoli librai, ma noi non ci abbiamo guadagnato nulla perché il tetto di sconto del 15% è comunque alto per le nostre possibilità. E poi è una legge malfatta, permette di fare eccezioni in molti casi in cui il grande editore decide di fare una campagna di sconto superiore al 15%".

Anche se di fatto non è un mercato selvaggio, esistono delle regole. Per esempio, nel periodo natalizio (quando si vende la stragrande maggioranza dei libri) non si possono fare campagne di sconto. Per il resto dell’anno sì, ma con dei limiti, Per ragioni legate all’andamento degli acquisti, nella pratica le campagne si concentrano prima dell’estate e prima del periodo natalizio, ma sono regolate: il singolo editore può alzare gli sconti al 25% per periodi limitati su tutto il territorio nazionale e in tutti i punti vendita compreso l’online. Il bilancio è comunque negativo: aver frenato le politiche di sconto non ha risolto i problemi dei libri.

E’ evidente che i numeri non supportano la legge del 2011: la concentrazione degli editori continua, il numero di librerie si riduce, Amazon cresce (ad oggi ha il 20% del mercato) e le biblioteche non sono agevolate con politiche di sconto differenziato. Perché si legga di più, serve una legge che agevoli la lettura in ogni modo, aumentando l’accesso ai libri. Se ci sono poche alternative, l’online indubbiamente facilita l’accesso ai libri. I vantaggi dell’acquisto in rete sono tanti: è comodo, è veloce, l’offerta è vasta (anche di libri usati o fuori catalogo), è spesso conveniente e potrebbe esserlo ancora di più in assenza di limiti sul prezzo di copertina. Quello che non funziona è che, di fatto, nessuno nel canale online tiene testa ad Amazon e senza veri concorrenti l’azienda americana la fa da padrone.

L’accesso ai libri e le politiche di promozione della lettura influenzano la qualità della vita delle persone, anche se paradossalmente sono proprio i lettori a essere esclusi dal dibattito su libro e lettura. Lo confermano i fatti. La legge Levi non ha veramente aiutato le piccole librerie, ha messo le biblioteche in un angolo, ha sì contribuito a tenere i prezzi stabili, ma senza riuscire a promuovere i libri e la lettura. Anzi: il numero di lettori è in calo, il potere d’acquisto delle biblioteche è diminuito. La promozione della cultura non deve essere limitata dai problemi di editori e librai alle prese con l’inesorabile evoluzione delle vendite verso l’online, e comunque non deve in alcun modo comportare svantaggi per il lettore, come l’idea di ridurre ancora (al 5%) lo sconto massimo ammesso sui libri o imporre limiti di sconto alle biblioteche.

Un altro modo per sostenere la lettura è finanziare adeguatamente le biblioteche, vero baluardo sociale e culturale, perché possano alimentare e rinnovare le collezioni, ma anche ampliare gli orari di apertura e aumentare l’offerta di attività per i cittadini. Si dice che le biblioteche proteggano la "bibliodiversità", a prescindere da qualunque logica commerciale, sostenendo la lettura grazie a laboratori, incontri con gli autori, gruppi di lettura, formazione, approfondimenti. Mettono anche a disposizione dei lettori opere difficili da reperire perché fuori catalogo o stampate da piccoli editori. Bisogna sostenere la lettura a prescindere dalla forma di diffusione, senza focalizzarsi sul libro cartaceo e le librerie fisiche.

Non c’è solo la carta, in nuovi supporti (come ebook, audiolibri, piattaforme di lettura online...) devono essere agevolati. Gli audiolibri, in particolare, sono un’alternativa interessante per chi pensa di non poter leggere per mancanza di tempo: si possono ascoltare facendo altro. Per chi invece non compra libri perché sono troppo cari, il consiglio è di prenderli in prestito in biblioteca o di andare a caccia di "remainder", le giacenze di magazzino che l’editore cede a poco prezzo e che si trovano sulle bancarelle e online.


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