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La guerra degli orli

La guerra degli orli. Il fotoromanzo fra anni Sessanta e Settanta. Questioni preliminari e bibliografia essenziale

di Pina La Villa - mercoledì 29 maggio 2024 - 484 letture

La guerra degli orli. Il fotoromanzo fra anni Sessanta e Settanta. Questioni preliminari e bibliografia essenziale

In un mio racconto facevo riferimento ai fotoromanzi che leggevo da piccola scovandoli sotto il cuscino della poltrona da mia madrina.

Anna, la prima lettrice del racconto, che ha meno di trent’anni, mi ha detto che, secondo lei, dovevo anche aggiungere qualche titolo dei fotoromanzi dell’epoca (fine anni Sessanta, fine anni Settanta).

Ho pensato due cose: da un lato che la parola fotoromanzo non pone problemi (insomma le ragazze ne conoscono ancora l’esistenza), dall’altro che la sua storia è poco conosciuta e suscita qualche curiosità.

Non mi veniva in mente nessun titolo, ma ripensai a quattro fotoromanzi trovati casualmente qualche anno fa in un’edicola di Via Etnea (Catania). Si trattava di copie restaurate dei fotoromanzi più significativi degli anni Sessanta e Settanta, riproposti con testi introduttivi che raccontavano le origini della casa editrice Lancio e il successo, negli anni, dei suoi fotoromanzi.

Insomma, trovai alcuni titoli, alcune storie e la storia (parziale, fatta da chi aveva deciso di riproporre quei fotoromanzi, ma accompagnata da date e notizie interessanti).

Cominciai a pensare che potevo scrivere un’agile riassunto sulla storia di questo genere bistrattato.

Avevo bisogno però di alcuni riscontri e, insomma, mi ero incuriosita.

Mi misi a cercare sul web. Trovai titoli, siti dedicati, storie, analisi.

C’erano le ricostruzioni sul filo della memoria, piene di nostalgia; c’erano le esaltazioni appassionate dei fotoromanzi Lancio e degli attori più amati; c’erano però anche articoli e tesi di laurea. E soprattutto trovai su YouTube il documentario di Michelangelo Antonioni, L’amorosa menzogna.

Decisi che avrei scritto un breve articolo sulla storia del fotoromanzo, ad uso delle nuove generazioni.

Pensavo che il fatto di essere stata una lettrice famelica di fotoromanzi nell’infanzia e nell’adolescenza mi avrebbe reso il compito facile.

Solo che partivo dall’idea di raccontare questa storia per verificare-confermare alcune mie ipotesi sul ruolo dei fotoromanzi (quelli della Lancio però, che erano quelli che leggevo io. Gli altri - Grand Hotel, per esempio, non riuscivo a leggerli, non mi piacevano).

Provo a formulare alcune domande e qualche ipotesi:

1) Che ruolo ha avuto il fotoromanzo nella formazione dell’immaginario delle ragazzine degli anni Sessanta- Settanta? Se teniamo conto della sua grande diffusione, esso ha avuto un ruolo importante, anche se, a differenza dei primi fotoromanzi, la scolarizzazione di massa e lo sviluppo dell’editoria hanno fatto sì che esso non fosse l’unica lettura delle ragazze.

2) Le ha imprigionate nel “sogno d’amore”, proprio negli anni in cui il femminismo proclamava la libertà nelle relazioni? Probabilmente sì, ed è una contraddizione di cui tener conto. Anche perché le lettrici di questi fotoromanzi sono nate fra il 1955 e il 1970 (la parabola discendente del fotoromanzo si ha a metà degli anni ’80, e comunque verranno sostituiti dalle telenovelas e poi dalle serie TV).

3) Pur con questo limite, il genere ha proposto un modello di donna simile o diverso rispetto a quello degli anni Quaranta-Cinquanta? (stiamo parlando di fotoromanzi, quelli della Lancio, che nascono, a differenza degli altri, a metà degli anni Sessanta, dopo il boom economico e le trasformazioni radicali che ha prodotto nella società italiana). La mia ipotesi è che da questo confronto possa emergere la conferma di un salto generazionale e di un contributo importante del fotoromanzo degli anni Settanta alla formazione di una mentalità più libera, ricettiva anche rispetto ai temi del femminismo.

4) Poiché le storie erano scritte tutte, con qualche eccezione, da uomini, forse possiamo ricavare da questa storia anche qualche elemento sull’immaginario maschile? Mi sembra arduo, perché chi scriveva obbediva anche alla logica del mercato.

Insomma, per l’agile articolo le cose si facevano molto difficili e si complicarono con la ricerca di pubblicazioni sul fotoromanzo.

C’era ben poco.

Però scoprii che c’era una storia del fotoromanzo scritta da una storica importante come Anna Bravo, che si è occupata sempre di storia delle donne.

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Copertina di Il fotoromanzo, di Anna Bravo

Pubblicato nel 2003, il saggio di Anna Bravo rimane ancora oggi uno dei pochissimi testi in cui il fenomeno del fotoromanzo viene finalmente raccontato come una delle vie italiane alla modernizzazione (seguito in qualche modo anche dai saggi di Gundle e Forgcas).

Ciò significa non solo che comincio a conoscere i nomi dei protagonisti, le date importanti e i dati necessari da analizzare, ma soprattutto scopro che la diffusione del fotoromanzo viene inserita all’interno della storia sociale e dell’immaginario, che era ciò che cercavo.

Il saggio della storica piemontese si concentra però soprattutto sui primi fotoromanzi, quelli che vanno dagli anni Quaranta ai primissimi anni Sessanta. Sui fotoromanzi Lancio c’è poco, per cui alcune delle mie ipotesi andavano verificate altrove.

Mi ha aiutato in questo la ricca bibliografia contenuta nel suo libro, che mi ha condotto in particolare a consultare un libro prezioso, del 2002, curato da diverse studiose, dal titolo Il Novecento delle italiane. Una storia ancora da raccontare (Editori Riuniti). Un’interessante e utile cronologia per ricostruire la storia delle donne nel Novecento. Nel contesto di una più generale cronologia del secolo XX troviamo le date, i dati, le leggi, le battaglie, le conquiste che riguardano le donne italiane. E, a proposito del tema fotoromanzo, scopriamo notizie sulla stampa rosa, sul romanzo a fumetti, sui modelli femminili che venivano dal cinema, sull’alfabetizzazione, sulle letture e sulla "guerra degli orli".

Ho inoltre scoperto il saggio su Il Fotoromanzo di Alberto Abruzzese, nella collana sulla Letteratura italiana Einaudi curata da Alberto Asor Rosa, Un caposaldo dell’analisi strutturale del fotoromanzo, della particolarità del suo linguaggio.

In Le carte rosa. Storia del fotoromanzo e della narrativa popolare, La Nuova Italia, 1990, di Ermanno Detti, ho scoperto una fonte incredibile di immagini e foto, oltre ad informazioni preziose sulle origini, i testi, l’evoluzione del fotoromanzo fino agli anni Ottanta.

Per trovare testi di storia più recenti mi sono ricordata di uno storico inglese di cui avevo sentito parlare qualche anno fa e ho trovato altri due libri fondamentali per la mia storia:

- Gundle, Stephen, Figure del desiderio. Storie della bellezza femminile italiana dall’Ottocento a oggi, Laterza, 2007

- David Forgacs - Stephen Gundle, Cultura di massa e società italiana.(1936-1954), Il Mulino, 2007.

Il saggio più recente che ho trovato non riguarda il fotoromanzo, ma mi è stato cmq utile:

- Cenati, Giuliano, Figure da leggere. Generi e prassi del fumetto in Italia (e dintorni), dal "Bertoldo" al Graphic novel, Mimesis, 2023

Pur occupandosi di disegno e fumetti, il libro è interessante per l’analisi della letteratura e dell’immaginario dalla nascita del fumetto ad oggi.

Da vari siti ho inoltre trovato:

Baetens, Jan, Il fotoromanzo. Immagini di una storia, http://www.arabeschi.it/uploads/pdf/Galleria_ITA.pdf

Stuppia, Rosaria, Gli italiani e la voglia di vivere in un Grand Hotel: il contributo del fotoromanzo alla diffusione dell’italiano https://cab.unime.it/journals/index.php/hum/article/view/1497

Teardo, Sara, Alla conquista della scena: donne e scrittura negli anni Cinquanta e Sessanta, https://rucore.libraries.rutgers.edu/rutgers-lib/25946/PDF/1/play/



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