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La grande abbuffata arriva a Roma

Tratto dal film "La Grande Abbuffata" di Marco Ferreri, per la regia di Michele Sinisi e la drammaturgia di Francesco M. Asselta e Michele Sinisi.
 Scene di Federico Biancalani
 Costumi di Elisa Zammarchi
 Luci di Pilo Pi
 Aiutoregia di Nicolò Valandro
 Con Stefano Braschi, Ninni Bruschetta, Gianni D’addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Stefania Medri, Adele Tirante, Donato Paternoster.

di Piero Buscemi - mercoledì 2 marzo 2022 - 6402 letture

Le atmosfere di un film controverso di Marco Ferreri, incubatore di temi scomodi e tessitore di incubi che ancora ci riguardano, si riverberano sul palco nella vicenda di quattro uomini liberi e gaudenti che programmano la propria morte in un’orgia di cibo e sesso, diventando potente allegoria di una società votata all’abbuffata indiscriminata di informazioni, di prodotti, di opinioni, di fatti, di realtà divorata dal virtuale e viceversa. Uno spettacolo fisico e catartico che matericamente ci conduce a riflettere su bisogno e desiderio e sui fantasmi della noia e dell’impotenza.

Insieme a Francesco M. Asselta, il regista Michele Sinisi opera una riscrittura della sceneggiatura originale costruendo un sovrabbondante ipertesto scenico tramato di tensioni e contraddizioni, come il nostro presente che pare destinato alla consumazione compulsiva e in cui i corpi/organismi sembrano poter riprendere possesso del presente solo tornando ad una esistenza puramente fisiologica. Su una scena scarna e postindustriale, in cui si allestisce la grande soirée/la grande bouffe su un tavolo da obitorio, tra una cucina rudimentale e celle di acciaio a ospitare corpi in esposizione, assistiamo ad una contaminazione continua tra palco e platea, ad un’iperproduzione di segni e linguaggi diversi in cui fanno incursione video, file audio pescati dalla rete, jingle pubblicitari in una continuità che ne annulla i significati.

E così i personaggi che abitano la scena entrano ed escono dalla parte, mettono in discussione la trama, fanno e disfano battute, improvvisano ricordando allo spettatore di essere prima di tutto attori, impegnati in una ricerca creativa che va ben al di là della semplice finzione.

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