La frase

Mastella, un politico di razza che non ha mai avuto il mal di testa

di Adriano Todaro - martedì 19 febbraio 2008 - 2141 letture

Sappiamo per certo che l’ex ministro Clemente Mastella, quando la mattina si specchia, prima di farsi la barba, ha sempre un’espressione sgomenta. Molte volte non si riconosce perché lo specchio gli rimanda un’espressione ottusamente ridanciana. Lui, invece, è persona che assume caratteristiche diverse a seconda delle situazioni: in Tv canta, balla, si spoglia, tira qualche torta in faccia, in Parlamento, invece, o nei talk show, è il politico inflessibile che non guarda in faccia a nessuno, pena per Sandra ingiustamente messa agli arresti domiciliari e si strazia affinché nel suo partito, al primo posto, ci sia la questione morale.

D’altronde è stato sempre così, anche quando non era inquisito. La mattina dopo aver fatto la barba, si sedeva nell’umile tinello e beveva una tazza di latte preparata dall’amorevole Sandra. E lì, in quel contesto familiare e caldo, che usciva la parte migliore di Clemente. Sandra, ogni mattina, gli ricordava la questione morale e lui, che non ricordava mai in quale cassetto l’aveva deposta la sera prima, la guardava negli occhi con fare supplicante: “Scusa, ma non ricordo dove l’ho messa”. “Ah! Se non ci fossi io”, rispondeva Sandra e subito andava in camera da letto e apriva tutti i cassetti per trovare la questione morale. Poi, magari, la trovava sotto il tappeto perché Clemente, da mattacchione qual è, spesso la nascondeva così bene che non la trovava neppure lui.

Mastella è un politico di razza, razza democristiana, razza della volontà ottimistica che riesce a vedere il bene anche quando non c’è. Politico fine e sagace in questi giorni di crisi governativa, è stato l’unico ad aver detto qualcosa di sensato. Lontano dai giochi di Palazzo, si è immerso nella profonda lettura della Settimana Enigmistica, e ha pensato. Quando Sandra l’ha rivisto arrivare, con gli occhi arrossati, le rughe sulla fronte, la cravatta slacciata, la barba lunga, senza pantaloni, ma con il pigiama, ha creduto che gli fosse venuto un coccolone. E, invece no. Clemente, come l’Araba Fenice, è risorto e ha detto alla moglie una frase profonda, coerente, a dimostrazione di come la politica, per lui, non è mai il mezzo, ma il fine.

Sandra ha ascoltato attenta. In realtà un po’ dubbiosa, preoccupata da quegli occhi arrossati, iniettati di sangue. Non l’aveva mai visto così il suo Clemente, neppure quando la baciava a Long Island. Non era un coccolone. Il fatto era che Clemente aveva pensato, da solo, una frase tutta intera. E così gli ha dato la sua benedizione: “Ma sì, vai a Roma e dilla questa frase. Che tutti sappiano di che pasta sei fatto, con chi hanno a che fare. Altro che Ceppaloni, tu devi andare sul Colle più alto”. Clemente è partito di buon mattino per andare sul Colle più alto, ma in piazza Colonna ha incontrato un parlamentare di Forza Italia e subito, non resistendo, ha detto la frase: “Se sapevamo di tutto questo casino era meglio lasciarci Prodi”.

Il deputato azzurro è restato sbalordito da tanto acume ed ammetterete anche voi che sviluppare un pensiero così profondo non è semplice. Ora ne parlano tutti in Parlamento perché nessuno, sino a quel momento, ci aveva pensato. Sì, perché mentre tutti i partiti si domandano “Cosa vogliamo?”, lui il Clemente del Campanile si domanda: “Con chi stiamo?”.

Sandra, dal parrucchiere ha raccontato tutto, non tralasciando niente, dagli occhi arrossati, alla trasandatezza del vestire di Clemente, la barba lunga. “In questo stato – ha raccontato – non l’avevo mai visto. Pensate che in tutta la sua laboriosa vita non ha mai provato ad avere un mal di testa”.

Questo è vero. Anche perché non ha la testa.


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