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La fabbrica del consenso

In Italia il giornalista, ogni giorno che passa, diventa sempre più una persona il cui unico compito è quello di tenere in mano un microfono. Un operaio in questa fabbrica del consenso.

di Fabrizio Cirnigliaro - giovedì 15 ottobre 2009 - 2685 letture

Goodnight and Goodluck è una pellicola del 2005 diretta da George Clooney. Racconta la storia vera della dura battaglia di Ed Murrow, giornalista della CBS, contro McCarthy, senatore che negli anni 50 effettuò una vera e propria caccia alle streghe contro i sospetti comunisti. Il giornalista, insieme a tutto lo staff (e con l’appoggio del capo della rete), inizia a mandare in onda dei servizi televisivi che sfidano apertamente il senatore del Wisconsin, ed è addirittura disposto a risarcire l’emittente televisiva per il mancato incasso dovuto alla rinuncia degli sponsor abituali della trasmissione. Naturalmente McCarthy non resterà a guardare, accuserà Ed Murrow di essere un comunista, ma quello del senatore sembra il canto del cigno. Nonostante gli americani “premino” il coraggio del giornalista, dei colleghi perderanno il proprio posto di lavoro, uno invece si suiciderà perché non regge le continue accuse da parte di giornali, soprattutto quelli del Sig Hearst (Mr Citizen Kane) che sostengono la campagna di McCarthy.

Clooney, figlio di giornalista, decide di realizzare un film, girato durante il primo mandato dell’allora presidente Bush, per denunciare l’assopimento dei media, troppo accondiscendenti nei confronti dei politici e dei “poteri forti”. La pellicola è girata in bianco e nero, vi sono inseriti dei servizi televisivi originali degli anni 50, infatti nessun attore interpreta McCharty, Clooney utilizza materiale originale di repertorio. Good Night Good Luck è un atto di accusa contro la Tv, perché la storia ha già “giudicato” l’operato di McCarthy, ma anche coloro che fanno televisione verranno giudicati un giorno. Il film si apre e si chiude con un discorso che Murrow tiene ad un gruppo di colleghi in occasione del ritiro di un premio, in cui il giornalista denuncia le “colpe” di un giornalismo e di una televisione, distante dalla realtà del paese, utilizzata per distrarre e divertire la gente, non per informare, per dare le notizie “scomode”, spiacevoli. “Cosa succederebbe se un milione di persone fosse più informato su argomenti che potrebbero determinare il futuro di questo paese?” Questa è la domanda che si pone Murrow, quesito che oggi giorno è molto attuale, anche in Italia dove il giornalista, ogni giorno che passa, diventa sempre più una persona il cui unico compito è quello di tenere in mano un microfono. Un operaio in questa fabbrica del consenso. Ma anche con il silenzio si è complici. Quelli che credono nel loro lavoro di giornalisti in Italia non godono di molta popolarità, almeno da parte di chi governa questo paese. Alcuni sono stati attaccati personalmente da giornali di proprietà del Primo Ministro, basti pensare a Boffo, ad altri invece è stata tolta la copertura legale dalla Rai, la Gabanelli e la trasmissione Report, nonostante non abbiano mai perso una causa in tribunale.

Non posso accettare che per ogni storia ci siano 2 versioni ugualmente valide Marrow critica in questo modo quei servizi “sandwich” che sono invece la normalità in Italia, dove ogni servizio prevede l’alternarsi dei commenti dei politici di entrambi gli schieramenti. Parlare di libertà di stampa in Italia oggi non è un azzardo. Il 14 Luglio si è tenuto il primo sciopero dei blogger, per via del Decreto Alfano, molti giornalisti prima di pubblicare un articolo devono valutare le conseguenze che queste possono avere nella loro vita privata, motivo per cui spesso si ha un auto censura, per non andare incontro a dei problemi, quasi sempre sono disposti a piegare la schiena. Come ha detto Saviano, non manca la libertà di stampa, ma la serenità di stampa “La libertà di poter lavorare serenamente, è una libertà ulteriore che una democrazia deve rispettare. Devi sapere che ciò che scrivi non ti costringerà a pagare con la tua vita quotidiana. Quando questo accade, qualcosa sta scricchiolando”.

È mio desiderio e mio dovere parlare a tutti voi apertamente di ciò che sta accadendo alla radio e alla televisione, e se quello che dico è irresponsabile, allora io solo sono da ritenere responsabile. La nostra storia sarà quella che noi vogliamo che sia. E se fra cinquanta, o cento anni degli storici vedranno le registrazioni settimanali di tutti e tre i nostri network, si ritroveranno di fronte a immagini in bianco e nero o a colori, prova della decadenza, della vacuità e dell’isolamento dalla realtà del mondo in cui viviamo. Al momento attuale siamo tutti grassi, benestanti, compiaciuti e compiacenti. C’è un’allergia insita in noi alle notizie spiacevoli o disturbanti, e i nostri mass media riflettono questa tendenza. Ma se non decidiamo di scrollarci di dosso l’abbondanza e non riconosciamo che la televisione soprattutto viene utilizzata per distrarci, ingannarci, divertirci, isolarci, chi la finanzia, chi la guarda e chi ci lavora si renderà conto di questa realtà quando ormai sarà troppo tardi per rimediare. Edward R. Murrow

Ho iniziato dicendo che la storia la facciamo noi. Se continueremo così, la storia prima o poi si vendicherà e il castigo non impiegherà molto ad arrivare. Una volta tanto elogiamo l’importanza delle idee e dell’informazione. Sogniamo anche che una qualche domenica sera lo spazio occupato normalmente da Ed Sullivan sia occupato da un attento sondaggio sullo stato dell’istruzione in America. E che una o due settimane dopo lo spazio occupato normalmente da Steve Allen sia dedicato a uno studio approfondito della politica americana in Medio Oriente. Forse l’immagine dei rispettivi sponsor ne risulterebbe danneggiata? Forse i loro azionisti si lamenterebbero e infurierebbero? Che cosa potrebbe succedere oltre al fatto che qualche milione di persone sarebbe più informato su argomenti che possono determinare il futuro di questo paese e di conseguenza anche il futuro di queste aziende. A coloro che dicono: la gente non starebbe a guardare, non sarebbe interessata, è troppo compiaciuta, indifferente e isolata, io posso solo rispondere: ci sono, secondo la mia opinione, delle prove inconfutabili contro questa tesi. Ma anche se avessero ragione, che cosa avrebbero da perdere? Perché se avessero ragione e questo strumento non servisse a nulla se non a intrattenere, divertire e isolare, i suoi effetti positivi si starebbero dissolvendo e presto la nostra battaglia sarebbe perduta. Questo strumento può insegnare, può illuminare, sì, può anche essere fonte di ispirazione, ma può farlo solo ed esclusivamente se l’essere umano deciderà di utilizzarlo per questi scopi. Altrimenti non è che un ammasso di fili elettrici e valvole in una scatola. Buona notte e buona fortuna. Edward R. Murrow


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