Sei all'interno di >> :.: Culture | Musica |

La “colta” Aida spegne la musica d’Autore

di CinicoPress - giovedì 31 luglio 2008 - 4000 letture

A Caracalla vige la legge del più forte ed i concerti diventano unplugged

A meno di quarantotto ore dall’evento fissato per sabato 19 luglio presso lo spazio live della Festa dell’Unità di Roma, gli organizzatori hanno comunicato a CinicoDisincanto ed alle band coinvolte negli spettacoli del 18, 19, 20, 22, 23, 24 e 27 luglio che, causa concomitanza con gli spettacoli messi in scena dal Teatro dell’Opera di Roma nelle vicine Terme di Caracalla, su richiesta della Sovrintendenza gli stessi avrebbero dovuto svolgersi in formazione acustica, privi cioè di batteria o percussioni, o in alternativa annullati.

La serata prevedeva le esibizioni di Chiazzetta e della Marcosbanda, precedute dai Mardi Gras. Considerato il poco tempo a disposizione per l’allestimento di un set acustico, la Marcosbanda ha deciso, d’accordo con la produzione, di annullare il concerto. La serata quindi si svolgerà con i set acustici ridotti di Chiazzetta e Mardi Gras cui si aggiungerà quello dei Tecnosospiri. Lo staff CinicoDisincanto, nel ringraziare comunque l’incolpevole organizzazione delle serate per la disponibilità a cercare un compromesso, sottolinea come ancora una volta a prevalere siano gli interessi di una vera e propria lobby di potere, che muove interessi e denaro pubblico con la presunzione di essere l’unica forma di cultura musicale degna di nota.

Dichiarazione di Fabrizio Brocchieri, label manager CinicoDisincanto

“Ultimamente siamo costretti, nostro malgrado, a prendere atto di troppe cose e questo diktat proveniente dall’organizzazione del Teatro dell’Opera di Roma è solo l’ultimo, arrogante atto di chi è abituato a pensare che davvero in Italia sia giusto che ci sia una musica di serie A e una di serie B, una che fa cultura e una che fa da sottofondo alla quotidianità. La Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, solo per il 2008, ha in bilancio un finanziamento proveniente dal FUS pari a oltre 23 milioni di euro, una cifra da capogiro che pure sembra non bastare ad una gestione che per voce del sovrintendente Francesco Ernani ha rivolto un appello al ministro dei Beni e delle attività culturali Sandro Bondi per chiedere «di realizzare un salto di qualità nella concezione degli investimenti culturali al fine di evitare lo stato di crisi dei principali Teatri d’Opera del nostro Paese» e che, in quanto fondazione, è tra i possibili beneficiari del 5 per mille dell’imposta sul reddito. Il Teatro dell’Opera di Roma, con un criterio che va contro ogni regola di buon senso e di risparmio delle risorse, umane ed economiche, ha programmato i quattro spettacoli estivi alternandoli tra loro nei diversi giorni della settimana, con allestimenti e disallestimenti quasi quotidiani. Ma l’opera è cultura; muove interessi importanti e regala poltrone pesanti.
La musica d’autore invece, il rock, il pop, sono solo un sottofondo da supermercato.
Il mondo della musica “colta” è da sempre abituato a vivere grazie alle sovvenzioni, mentre chi come noi produce una musica che a questo punto potremmo definire “incolta”, ogni giorno deve fare i conti con l’assenza di una legislazione ad hoc attesa da 50 anni che garantisca sostegno e tutela del patrimonio culturale italiano. Un mondo, quello indipendente, che aspetta da 2 anni il decreto attuativo che renderebbe applicabile quanto stabilito nella legge finanziaria 2007, ovvero modesti ma vitali crediti di imposta per le imprese che investono sugli artisti emergenti. Piccole ma creative realtà che, è storia di questi giorni, devono fare i conti con una assurda circolare dell’Enpals che si accanisce in modo vessatorio verso le piccole e medie imprese e gli artisti che faticosamente si autoproducono, applicando dinamiche e criteri che sembrano improntati al volontario azzeramento di un intero settore produttivo, unico motore della creatività musicale italiana. Una musica emergente “incolta”, che ogni giorno deve sopportare atteggiamenti umilianti e spesso vicini a quelli mafiosi, con locali che per abitudine non pagano e quando lo fanno pagano poco, magari in base al numero di persone che l’artista è in grado di portare nel locale; club e festival che con le scuse più disparate non permettono all’artista di compilare il programma musicale siae, in assenza di reali e metodici controlli sul territorio; strutture che, ovviamente, facendo esibire gli artisti gratuitamente, non versano i contributi enpals neanche sul minimo previsto.
La musica “incolta” però ancora sa regalare emozioni, poesia, intrattenimento, divertimento, socializzazione. Ed è proprio per questo che noi ci saremo. Non possiamo usare la batteria e le percussioni? Pazienza. Regaleremo emozioni acustiche. Incolte ma genuine come la nostra passione.
E scusate se è poco.
Fabrizio “cinico” Brocchieri


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -